Sergio Mattarella
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Nell’intervento del Presidente Mattarella all’Assemblea nazionale dell’Associazione Comuni d’Italia (Anci) si possono cogliere in filigrana elementi del municipalismo sociale e solidale, propri del pensiero sturziano, che hanno ispirato principi essenziali della nostra Costituzione.
Ricordando il contributo di idee e organizzativo di Luigi Sturzo alla nascente Associazione dei Comuni italiani, di cui contribuì a redigere lo statuto e ne fu vicepresidente per nove anni, non ci poteva essere contesto e consonanza migliore perché il Presidente della Repubblica sottolineasse il rilievo e il ruolo delle autonomie locali nel quadro d’insieme delle istituzioni.
LA PARI DIGNITÀ
Del resto la Costituzione le «riconosce e promuove», e nella tradizione nazionale i Comuni sono il primo e naturale livello di governo rappresentativo della comunità. Tuttavia, come il Presidente Mattarella precisa, si direbbe quale rappresentante dell’unità nazionale, valorizzare l’autonomia, che rafforza la democraticità delle istituzioni, non significa essere chiusi nel proprio particolare e non partecipare a una visione più ampia, che implica solidarietà con i propri vicini e con le altre componenti della comunità nazionale.
Come pure non significa dimenticare il principio di eguaglianza e la pari dignità dei cittadini, che si afferma anche nell’eguale godimento dei servizi universali erogati dai Comuni nelle diverse aree del Paese. L’impostazione che viene così delineata indica i principi che devono indirizzare il corretto sviluppo delle autonomie e la correlativa attuazione, anche nella prospettiva dell’autonomia regionale differenziata.
NO AGLI EGOISMI
Non sarebbe coerente con questi principi consentire o determinare condizioni di vita diverse nella fruizione delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, che devono essere egualmente garantiti su tutto il territorio nazionale. Ecco perché un essenziale presupposto per l’attribuzione di forme ulteriori di autonomia ad alcune Regioni implica e presuppone che siano previamente determinati i livelli delle prestazioni che devono essere assicurati e le risorse da ripartire equamente a tale scopo, superando il criterio della spesa storica, che cristallizza il vantaggio di chi nel tempo ha ricevuto più risorse e ha potuto erogare servizi migliori per qualità e quantità.
La promozione delle autonomie non è il riconoscimento e a valorizzazione degli egoismi. La compartecipazione delle Regioni e degli Enti locali al gettito dei tributi erariali riferibili al loro territorio non può avere l’effetto di perpetuare gli squilibri. La costituzione prescrive che un fondo perequativo debba sostenere le Regioni, i Comuni e gli altri enti locali con minori capacità fiscale e conseguente minore gettito tributario per abitante.
SQUILIBRI DA SANARE
Nel tempo gli squilibri territoriali devono essere superati. L’obiettivo programmatico di fondo, indicato dalla costituzione, è la promozione dello sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale; elementi questi ultimi che in definitiva condizionano lo stesso sviluppo. Ancora una volta è la costituzione a prescrivere a questi fini la destinazione di risorse aggiuntive e l’effettuazione di interventi speciali in favore di determinate Regioni, Comuni e altri enti locali.
In linea con questi obiettivi, la corretta attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che pure il Presidente Mattarella ha richiamato, offre una irripetibile opportunità di sviluppo per le aree svantaggiate. I Comuni ne possono essere protagonisti, investendo opportunamente e non disperdendo le risorse loro assegnate.
* Presidente emerito della Corte costituzionale
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