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Mario Draghi alla Camera

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La settimana appena conclusa evidenzia ancora una volta l’impronta, silenziosa e potente, dell’eredità di Alcide De Gasperi sull’operato di Mario Draghi. Non solo quando l’attuale presidente del consiglio ricorda il suo predecessore in occasione della morte di Maria Romana, figlia dello statista trentino, il 30 marzo scorso: scomparsa all’età di 99 anni, “è stata una testimone instancabile dei valori del padre”, dice Draghi.

Ma soprattutto quando, nel corso dell’incontro con la stampa estera di giovedì scorso, il premier torna a parlare di difesa europea. Ben oltre l’urgenza della guerra in Ucraina, spiega Draghi, “la difesa comune è il passo più importante per l’unione politica perché implica l’accettazione di una politica estera. Tutti noi saremmo alleati per sempre in futuro e questo sarebbe l’obiettivo più grande mai raggiunto. L’Italia ne è sempre stata convinta fin dai primi anni Cinquanta quando De Gasperi invocò la costruzione di una difesa europea e non ci si riuscì”.

La mancata approvazione del Trattato sulla Ced (Comunità europea di difesa) nel 1954 fu l’ultima spina di De Gasperi. Dopo quasi 70 anni, i paesi europei hanno approvato alla fine di marzo la Bussola strategica, il progetto che istituisce un corpo di intervento misto di 5 mila soldati e che promuove il coordinamento delle politiche di difesa. È il primo passo nella direzione della sicurezza comune.

Nei primi anni del dopoguerra, il contributo dello statista trentino fu fondamentale per l’affermazione dell’Alleanza atlantica, per la nascita della comunità europea e per la ricostruzione economica del paese, fiaccato dal fascismo e dal conflitto mondiale. In quel contesto, la politica degasperiana gettò le basi per il progresso e la prosperità della Repubblica.

Negli ultimi anni, il successo temporaneo dei populismi ha messo in discussione sia la partecipazione dell’Italia al progetto comune europeo che la collocazione del nostro paese nel Patto atlantico, con il rischio di derive verso le autocrazie orientali, Russia e Cina in testa. In più, la crisi pandemica ha indebolito la nostra economia, già fragile per l’esplosione del debito pubblico e la mancanza di crescita dei venti anni precedenti. Tuttavia, l’incarico dato nel febbraio del 2021 da Sergio Mattarella a Mario Draghi – che all’europeismo e all’atlantismo di De Gasperi si è più volte ispirato esplicitamente – riporta oggi l’Italia tra i paesi guida dell’Ue e dà nuovo impulso alle relazioni transatlantiche. Il Pnrr ispirato dal Next Generation Eu mostra numerose analogie con quel Piano Marshall che favorì la ricostruzione economica del dopoguerra. I protagonisti di quella ricostruzione furono Luigi Einaudi e Alcide De Gasperi.

Quante corrispondenze tra quella stagione e il nostro presente! Non è un caso se, il 26 aprile dell’anno scorso, in occasione delle comunicazioni sul Recovery Plan alla Camera dei deputati, Draghi abbia richiamato le parole di De Gasperi del 1943: “L’opera di rinnovamento fallirà, se in tutte le categorie, in tutti i centri non sorgeranno delle persone disinteressate pronte a faticare e a sacrificarsi per il bene comune. A noi l’onere e l’onore di preparare nel modo migliore l’Italia di domani”.

Dopo l’ingiustificabile invasione russa dell’Ucraina, però, la sfida non è più soltanto economica. Diventa esistenziale. L’Europa è chiamata a un altro passo decisivo verso l’unità politica per rilanciare la sua soggettività strategica. Il 1° marzo scorso, nell’aula del Senato, Draghi avverte che, di fronte alla minaccia dispotica di Putin e alle sofferenze del popolo ucraino, “l’Italia non si volterà dall’altra parte”. Ritorna l’eredità di De Gasperi: “Il cuore del popolo italiano è pronto ad associare la propria opera a quella di altri Paesi, per costruire un mondo più giusto e più umano”, proclama Draghi citando il suo – così lontano, ma così vicino – predecessore. Anche l’aumento delle spese militari è giustificato dalla necessità di rafforzare l’Europa. “I fondatori dell’Ue, tra cui De Gasperi, avevano come obiettivo la pace nel continente europeo.

Per questo avevano progettato la Comunità europea di difesa”, ricorda il capo del governo durante la replica del 23 marzo scorso alla Camera. “È per questo che noi vogliamo creare una difesa europea. È per questo che vogliamo adeguarci all’obiettivo del 2% che abbiamo promesso nella Nato”. Da De Gasperi a Draghi, il sogno dell’Europa unita – con i suoi valori di pace, libertà, progresso e prosperità – continua. Anche con la Nato e grazie alla difesa comune.


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