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Lo spoglio a Montecitorio per l'elezione di Mattarella

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La elezione di Mattarella Presidente della Repubblica, chiamato a succedere a se stesso, pone fine al disorientamento delle forze politiche nel gestire uno dei compiti più importanti del Parlamento, che quale organo espresso direttamente dalla sovranità popolare nomina il Capo dello Stato, il quale deve rappresentare l’unità della nazione. Gli elementi di crisi che si avvertono nel funzionamento delle istituzioni non sono manifestati dal numero di votazioni che sono state necessarie per giungere a questa soluzione, non dissimile da molti casi precedenti, né dalla considerazione che la convergenza sul nome di Mattarella sia avvenuta dopo ripetuti e infruttuosi tentativi di trovare una soluzione, esplorando alternativamente vie di convergenza o di contrapposizione tra partiti.

Piuttosto appare evidente la scarsa capacità di ciascuna forza politica di fare sintesi al proprio interno, e nel loro insieme per assumere decisioni collettive che, per la scelta di organi di garanzia come appunto il Presidente della Repubblica, richiedono larga solidarietà. L’esigenza di fondo, che si è infine affermata, è stata quella di assicurare la stabilità, condizione necessaria per assolvere l’impegno di realizzare, e non solo annunciare, le riforme e le opere del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) finanziato con fondi dell’Unione Europea.

La stabilità, come condizione per l’ efficacia dell’azione di governo, non riguarda solamente la attuale contingenza. L’azione necessaria in un’epoca di profonde trasformazioni richiede una visione lungimirante e interventi tempestivi, con una proiezione che va oltre gli interessi particolari ed il breve periodo. L’attuale contesto istituzionale mostra contraddittoriamente un governo forte e debole allo stesso tempo. Si è di fatto largamente accresciuto il suo potere normativo, anche a seguito dell’emergenza sanitaria. Lo segnalano il numero straripante dei decreti legge, che riduce il dibattito parlamentare, ed il persistente uso dei maxiemendamenti, che eludono il vincolo costituzionale di approvare le leggi articolo per articolo e con votazione finale. Nello stesso tempo il governo è esposto alle richieste particolaristiche e di bandiera di ciascuna forza politica della maggioranza che lo compone.
Anche la riconosciuta autorevolezza d Draghi non consente di prevenire ed eliminare questa pulsione, esponendo il governo al permanente rischio di crisi.

C’è da chiedersi se non sia opportuno riaprire il capitolo di riforme istituzionali che rafforzino la stabilità e l’efficacia dell’azione del governo, da bilanciare con un accentuato esercizio dei poteri di indirizzo e controllo del Parlamento. La Francia e la Germania, paesi a noi vicini per cultura e radicamento democratico, offrono due modelli diversi di sperimentata efficacia. Nel primo l’elezione popolare del Presidente della Repubblica gli attribuisce una forte legittimazione politica e poteri propri dell’esecutivo e sul governo.

Il sistema tedesco assicura stabilità al governo, anche se composto da coalizioni di forze politiche diverse ma vincolate da accordi definiti nel dettaglio, prevedendo che il Parlamento possa esprimere la sfiducia al cancelliere soltanto eleggendo a maggioranza dei suoi membri il successore. Tuttavia ogni soluzione di sistema richiede aggiustamenti che non riguardano uno solo degli elementi che compongono l’assetto istituzionale. Mutando le attribuzioni di un organo costituzionale ne segue la modifica anche degli altri.

Se per il buon funzionamento delle istituzioni è necessario un corretto e adeguato disegno dell’assetto istituzionale, è altrettanto necessaria la qualità delle forze che le sostengono e delle persone che in esse e per esse operano. Un esempio di convergenza di questi fattori è offerto dalla Corte costituzionale, le cui funzioni di garanzia costituzionale sono assolte da un organo alla cui composizione concorrono in maniera equilibrata il Parlamento, il Presidente della Repubblica e le supreme magistrature. Tempestività ed efficacia del funzionamento sono resi evidenti dalla immediata integrazione del collegio, avvenuta ieri, in sostituzione del Presidente cessato dalla carica per fine mandato, alla quale è subito seguita la elezione, quale nuovo presidente, di Giuliano Amato, giurista di indiscussa qualità.


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