Il ministro per il Sud Mara Carfagna
5 minuti per la letturaLE REGIONI potranno utilizzare una quota del Fondo sviluppo e coesione per cofinanziare i programmi europei: si accoglie così l’Sos lanciato in particolare dagli enti meridionali, con la Calabria in prima fila, spesso a corto di risorse – e quindi con maggiore difficoltà di accesso ai programmi europei – durante la prima giornata di “Uniamo l’Italia”, la campagna di ascolto promossa dal ministero del Sud, in vista della programmazione 2021-2027 dei 73,5 miliardi del Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc), 50 stanziati dalla legge di Bilancio dello scorso anno, 23,5 da quella ora all’esame del Parlamento.
Le Regioni che ne faranno richiesta, con il via libera del Cipess, potranno quindi ricorrere alle risorse dell’Fsc per coprire parte del cofinanziamento. A questo fine, ha annunciato la ministra Mara Carfagna, verranno destinati circa 2,2 miliardi di euro. «Ma non sarà un regalo – ha puntualizzato – verrà computato a carico della quota di Fsc regionale e sarà soggetto al monitoraggio statale».
E’ un primo risultato dell’iniziativa che ha coinvolto Regioni, Comuni, parti sociali, imprese, università e terzo settore chiamati a confrontarsi in otto tavoli tematici per individuare le azioni prioritarie, ma anche le criticità che hanno segnato il passo dei cicli precedenti, e implementare quindi le 12 aree tematiche su cui si è scelto di concentrare le risorse e arrivare alla «definizione di una programmazione dell’Fsc coerente, coordinata e complementare» con gli altri strumenti in campo.
«Il combinato disposto del Pnrr, dei fondi strutturali europei, dell’Fsc e del React-Eu», e l’enorme disponibilità di risorse che mettono in campo, «offrono nell’arco dei prossimi cinque-sette-dieci anni – che sono gli orizzonti temporali in cui dovranno essere programmate e realizzate le opere e egli investimenti – la possibilità di avviare davvero la ricucitura tra il Nord e il Sud del Paese, ma anche tra aree interne e aree metropolitane, tra i territori più fragili e quelli più sviluppati», ha affermato la ministra Carfagna che ha poi “affidato” all’Fsc il compito «di realizzare un disegno strutturale e duraturo di riduzione dei divari e di sviluppo del Sud, delle aree interne e dei territori più depressi del Paese». Sostegno e semplificazione delle procedure sono state le principali richieste cui hanno dato voce i coordinatori dei tavoli tematici.
In particolare, di fronte al paventato rischio da parte delle amministrazioni di non riuscire a intercettare i fondi in arrivo dall’Europa, ma anche dall’Italia, la ministra ha illustrato gli strumenti predisposti dal governo per rafforzare la capacità progettuale delle amministrazioni: dalle assunzioni di figure specializzate attraverso i due bandi Sud, alla task force dei 1000 professionisti incaricati di sbrogliare le procedure più complesse, cui si affiancherà anche una nuova task force reclutata dall’Agenzia per la coesione territoriale composta da 500-700 tra tecnici, progettisti e architetti, fino alle convenzioni stipulate con Cdp e Invitalia. E il governo è pronto a intervenire con nuovi strumenti in caso emergessero nuove criticità.
Se tutto ciò non dovesse bastare, entreranno in campo in poteri di affiancamento e di sostituzione in capo alla cabina di regia di Palazzo Chigi per quanto riguarda i fondi del Pnrr, all’Agenzia per la Coesione territoriale per quel riguarda i fondi strutturali europei e il Fondo nazionale di Sviluppo e Coesione. L’obiettivo è fare in modo che «nemmeno un euro delle risorse europee e nazionali della coesione vada sprecato».
La richiesta di procedure semplificate e di una “corsia preferenziale” per gli investimenti dell’Fsc simile a quella del Pnrr ha trovato la ministra sulla stessa linea. Procedure agevolate, ha ricordato, sono già previste per gli interventi e gli investimenti nell’area di Bagnoli-Coroglio e sono state assorbite anche per i Contratti istituzionali di sviluppo, in modo da accelerare gli interventi infrastrutturali.
«I miei uffici – ha affamato – stanno comunque lavorando per estendere una parte significativa delle regole del metodo Pnrr alla gestione totale e generale del Fondo di sviluppo e coesione». Sui diversi tavoli tematici sono state poste le criticità e le proposte di impiego delle risorse del Fondo. Tra queste, in particolare dagli istituti di ricerca e dalle università, riunite intono al tavolo dedicato alla Ricerca e all’innovazione – come ha rilevato la coordinatrice Mirella Liuzzi – è arrivata la richiesta di un supporto di back office amministrativo gestionale e di rendicontazione delle progettualità. Mentre per affrontare la concorrenza degli atenei del Centro Nord, quelli meridionali – in costante calo di iscritti e con scarse capacità di attrarne di nuovi – hanno sollecitato l’ “investimento” dei fondi Fsc nel potenziamento dei servizi agli studenti, come le biblioteche o l’orientamento agli studi.
Il direttore del Quotidiano del Sud, Roberto Napoletano, coordinatore del tavolo sulle Infrastrutture e i trasporti, ha evidenziato che «è fondamentale e urgente» uniformare le regole di gestione del fondo di coesione e sviluppo a quelle del Piano nazionale di ripresa e di resilienza e accrescere l’assistenza tecnica centralizzata per recuperare «capacità decisionale e coerenza di Piano».
«Se con il Pnrr e il Fondo complementare si fanno grandi interventi di riassetto infrastrutturale, ha sottolineato, con il fondo di coesione è bene investire sul capitale umano e sulla capacità amministrativa perché è necessario che l’economia privata del Mezzogiorno cresca e che le capacità tecniche siano all’altezza di produrre successivamente valore, servizi e occupazione di qualità».
I partecipanti al tavolo su Competitività imprese, lavoro ed energia, ha riferito Amedeo Lepore, hanno sottolineato la necessità di «interventi realmente aggiuntivi, che vincolino le risorse alle loro destinazioni territoriali e a specifici fabbisogni, di implementare gli interventi non ancora completati e l’esigenza di una connessione tra amministrazioni centrali e i territori in una logica di sistema Paese».
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