Gaetano Manfredi
6 minuti per la letturaIl neo sindaco di Napoli Gaetano Manfredi pochi giorni fa ha dichiarato: “Ora che abbiamo oltre 80 miliardi per il Sud c’è il rischio concreto che non saranno mai spesi, per la impossibilità di tanti comuni del Mezzogiorno di presentare i progetti del Recovery per mancanza delle strutture tecniche. Napoli è il caso più emblematico e non può essere abbandonata. Mi chiedo: quanto è importante questa città per la politica nazionale? Ho avuto una visione traumatica: decine di pini ridotti in ceppi nel panoramico parco del Virgiliano a Posillipo. Le scuole in condizioni disastrose, i trasporti ai minimi. Ora bisogna ricostruire. Nessuno è più resiliente di chi è nato o vive a Napoli. Mi hanno sorpreso favorevolmente quei funzionari pubblici che hanno resistito in questi anni portando avanti con rigore, in silenzio, il lavoro di ogni giorno. Non eroi, ma servitori dello Stato che non smettono di credere in un Sud diverso. Che la zavorra dei vincoli e del debito che derivano dal passato, uniti ad un Palazzo quasi desertificato, ci impedisce qualunque movimento. Non avere alcuna agibilità sul Bilancio significa impattare enormemente sulla qualità di vita dei cittadini. È impossibile governare la città ed il grande paradosso è che questa paralisi si manifesta proprio quando c’è una pioggia di miliardi destinata al Sud”.
Appare evidente che Manfredi, diventando sindaco di Napoli non può fare altro che diventare testimone della tragica eredità lasciata non tanto dal suo predecessore quanto da un Governo centrale che ha solo, in questi ultimi sei anni, promesso trasferimenti di risorse nelle grandi e medie realtà urbane e che nei fatti sono rimaste solo promesse.
Ed ora, di fronte ad un Recovery Plan già ricco di risorse e di elenchi di proposte e di scelte, un Sindaco appena eletto non può che denunciare un passato irresponsabile che ora impone, necessariamente, non solo per Napoli ma per tutte le realtà del Sud un approccio completamente nuovo, un approccio che oserei definire “rivoluzionario”.
In realtà, per evitare che le risorse destinate alle realtà urbane si perdano, ripeto per evitare che le proposte inserite nel Programma non rispettino i cadenzamenti previsti dalle linee guida del Recovery Plan e non la semplice scadenza del 2026, sarà opportuno che almeno le grandi aree metropolitane producano subito un “action plan” da cui si evinca cosa occorra per superare le attuali criticità, cosa occorra per rendere immediatamente possibile la emissione di Stati di Avanzamento Lavori e condivido quanto richiesto formalmente dal nuovo Sindaco di Napoli in merito alla possibilità di inserire, nel Disegno di Legge di Stabilità 2022, una serie di punti fondamentali per la immediata attivazione degli investimenti, soprattutto per quelli relativi alle infrastrutture del comparto trasporti.
D’altra parte penso che il sindaco Manfredi conosca cosa è successo nel 2015 e nel 2016 alle grandi realtà urbane del Paese: l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi sottoscrisse con oltre una decina di sindaci di grandi aree metropolitane impegni formali, protocolli, a detta dello stesso Renzi, supportati da precise risorse finanziarie per un valore globale di circa 1,4 miliardi di euro. Alla fine del 2017, dopo due anni dalla sottoscrizione di tali atti, ripeto formali, i vari Sindaci scoprirono che tali risorse non erano affatto disponibili e in una riunione a Milano denunciarono questo mancato impegno e chiesero urgentemente all’allora Governo di garantire quanto sottoscritto nel 2015. Poi nel 2018 andammo a votare e quelle come tante altre rimasero promesse inevase.
Questa triste esperienza del passato fa paura non solo al neo sindaco Manfredi ma anche al sindaco di Bari, nonché Presidente dell’ANCI, Antonio Decaro. Fa paura perché temono, giustamente, che il mancato avvio concreto dei progetti del PNRR ricadenti nella specifica competenza locale non venga onorata e le risorse si perdano questa volta per colpa dei Sindaci.
Manca il personale, mancano gli strumenti, manca cioè la possibilità di trasformare le intuizioni progettuali in opere. Ed allora, a mio avviso, è urgente una operazione mirata a superare questa grave emergenza; penso che si debba, soprattutto per le realtà urbane del Mezzogiorno, fare ricorso ad un immediato coinvolgimento dei privati attraverso la immediata creazione di forme di Partenariato Pubblico Privato (PPP) e, sempre attraverso forme di evidenza pubblica, dare origine a Società in grado di progettare, realizzare e gestire le varie iniziative.
In queste operazioni sarebbe bene fare ricorso allo strumento del “canone di disponibilità”; cioè a quello strumento che prevede la reale erogazione delle risorse a valle della collaudazione delle opere e ciò attraverso un canone fisso. In tal modo le risorse disponibili nel PNRR diventerebbero una componente parziale dell’intero montante di esigenze necessarie per realizzare opere più costose e più complesse; in realtà le reali disponibilità previste nel PNRR per la infrastrutturazione trasportistica delle grandi aree urbane pari a circa 4 miliardi di euro diventerebbe così una base, un lievito in grado di generare oltre 11 miliardi di euro.
Ma una operazione del genere, se seguita in modo organico, imporrebbe una ulteriore iniziativa: dare vita ad un organismo congiunto delle realtà urbane che condividono una simile ipotesi organizzativa; cerco di essere più chiaro: se le realtà metropolitane del Mezzogiorno del Paese, come quelle di Palermo, Catania, Messina, Reggio Calabria, Napoli, Cagliari, Matera, Bari e Taranto, decidessero insieme di seguire un simile percorso potrebbero insieme coinvolgere un pool di istituti finanziari garanti delle varie iniziative, potrebbero insieme coinvolgere una serie di advisor e di certificatori in grado di rafforzare la credibilità delle proposte progettuali e tutto questo ridimensionerebbe i costi delle iniziative e, al tempo stesso, consentirebbe un migliore accesso ai mutui, una migliore gestione del servizio del debito.
Ho volutamente preso come esempio alcune realtà del Mezzogiorno perché, condivido con i Sindaci Manfredi e Decaro che in queste realtà l’arrivo o il solo annuncio delle risorse tranquillizza e scarica di responsabilità l’organo centrale e poi le reali responsabilità sulla spesa rimangono in chi da sempre nelle realtà del Mezzogiorno è rimasto responsabile nella attuazione di scelte progettuali non disponendo di adeguati strumenti.
Lo dicevo prima: non aspettiamo il 2026 facciamo subito questo tagliando, questa verifica sulle destinazioni del PNRR sulle realtà urbane, seguiamo la denuncia del Sindaco Manfredi che, giustamente, vuole conoscere subito come e quando l’organo centrale fornirà determinate garanzie; d’altra parte sappiamo che il Presidente Draghi a gennaio si recherà a Bruxelles per chiedere una seconda tranche di risorse relative al PNRR e, in quella occasione, penso sarebbe utile esporre lo stato di avanzamento anche di questo tema legato alla rigenerazione urbana e sarebbe utile anche prospettare il ricorso a forme di Partenariato Pubblico Privato perché, in fondo, una simile ipotesi dà vita ad un approccio riformista; un approccio che forse sarebbe opportuno inserire nel Disegno di Legge di Stabilità 2022 oggi all’esame del Parlamento.
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