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La sede della Regione Trentino Alto Adige

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IL CONSIGLIO regionale del Trentino Alto Adige decide di aumentarsi lo stipendio di circa 600 euro al mese, sotto forma di rivalutazione automatica in base agli indici Istat. Il provvedimento è stato inserito come emendamento alla legge di assestamento del bilancio per iniziativa della maggioranza composta da Sudtiroler Volkspartei e della Lega, quando negli scorsi mesi diversi progetti di legge erano stati bloccati, anche dopo essere stati discussi in commissione.

Dal 2012 esiste per il consiglio regionale (che comprende i consiglieri delle due Province autonome di Trento e Bolzano) una deliberazione che prevede l’adeguamento al costo della vita, con un automatismo che non appartiene a tutte le categorie di lavoratori. In questi nove anni però l’Ufficio di presidenza non si era mai assunto l’onere di mettere mano tecnicamente alla questione, che quindi è rimasta irrisolta.

FONDO SCONGELATO

Adesso, d’un solo colpo e sotto forma di emendamento introdotto dal presidente Josef Noggler, viene sanata la situazione dal 2012 ad oggi. La decisione prevede di scongelare il fondo accantonato (e finora congelato) degli adeguamenti Istat per distribuire i soldi arretrati a tutti i consiglieri regionali che si sono succeduti dalla XVII Legislatura. Ma l’emendamento non disciplina solo l’arretrato, prevede infatti che anche i futuri adeguamenti Istat saranno garantiti, soltanto che non saranno più annuali, ma quinquennali.

Le minoranze sono andate all’attacco sottolineando le diverse anomalie. In particolare sulle barricate sono finiti i due consiglieri del Movimento Cinquestelle, Alex Marini e Diego Nicolini, che in questa legislatura avevano presentato una proposta per cancellare gli aumenti. “Invece troviamo che vengono applicati, ma a valori di assoluto privilegio. Perché non calcolano l’indice Istat nazionale, ma quello dei Comuni di Trento e Bolzano che sono nettamente superiori.

Qualche esempio? Il valore locale nel 2013 era dello 0,9 per cento, quello nazionale dello 0,6 per cento. Nel 2016 dallo 0,4 nazionale si passa all’ 1,55 di quello locale. E anche el 2017 la forbice tra lo 0,8 per cento e l’1,35 per cento è superiore a 0,5 punti percentuali”.

GLI AUTOMATISMI

Per chi non lo sapesse, lo stipendio base (oltre a diaria e benefits) dei consiglieri delle due province autonome è di 9.800 euro mensili. Commento di Riccardo Dello Sbarba, del Gruppo dei Verdi): “Complimenti, siamo gli unici con uno stipendio che aumenta automaticamente, a differenza di tutti gli altri lavoratori”. Concetto ribadito da Paolo Zanella (Futura): “Alla faccia dei dipendenti pubblici trentini che, caso unico in Italia, non hanno avuto il rinnovo del contratto. I consiglieri regionali introducono per sé la scala mobile e pure le gabbie salariali”.

A suscitare polemiche è stata anche la richiesta di voto segreto da parte del consigliere Carlo Vettori, ex leghista ora in Forza Italia. La discussione è stata quasi a senso unico, nel senso che hanno parlato solo le minoranze. Dai banchi della maggioranza un silenzio assoluto. “C’era una discussione avviata in commissione – ha denunciato Dello Sbarba – invece si è deciso di intervenire con questa proposta diretta in aula”. Allora la proposta di una legge era stata bloccata dal dissenso tra Svp e l’alleato di governo della Lega Salvini premier. Evidentemente la Lega ci ha ripensato, se ha accettato la proposta di Noggler. Se anche ci fosse un consigliere contrario agli aumenti, non potrà rinunciarvi perchè ciò comporterebbe un aggravio di lavoro da parte della segreteria del consiglio regionale. Al massimo potrà decidere di devolverlo in beneficenza, dopo avere pagato le tasse.

E’ Alex Marini a calcolare l’incidenza: “Il problema è che la maggioranza ha proposto l’emendamento senza indicare l’entità della spesa. Mi devo affidare ai miei calcoli. Siamo sull’ordine del mezzo milione di euro. E ogni mese ai consiglieri di questa e della scorsa legislatura, arriveranno sul contro fino a 600 euro”.

Facciamo quindi i conti in tasca ai consiglieri: stipendio di 9.800 euro, incremento Istat di 600 euro, importo forfettario netto mensile per l’esercizio del mandato pari a 700 euro, poi 750 euro “a titolo di rimborso spese per l’esercizio del mandato” e 750 euro mensili per specifiche categorie di spese documentate. I pasti sono rimborsati fino a 90 euro giornalieri e pernottamenti fino a 220 euro giornalieri. I biglietti per viaggi su mezzi pubblici e privati, compresi mezzi aerei e navali; indennità chilometrica; pedaggi relativi al percorso autostradale dichiarato; spese per parcheggi, servizio taxi; pasti, sia in Italia che all’estero, fino a 90 euro giornalieri; pernottamenti e prima colazione, fino a un massimo di euro 220 giornalieri.

Il leghista Alessandro Savoi ha replicato: “La legge lo prevede, gli arretrati vanno distribuiti. E sul rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici vedremo di trovare un po’ di soldi in assestamento di bilancio”.


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