Il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga con il presidente della Regione Veneto Luca Zaia
4 minuti per la letturaLE REGIONI continuano con le invasioni di campo e vogliono dettare legge al Governo e alla Cabina di regia. Chiedono tutto agli altri ma non fanno ciò che è di loro competenza, a partire dai trasporti in vista del prossimo anno scolastico. I governatori pretendono che si superi la didattica a distanza sollecitando «una forte raccomandazione alla vaccinazione per il personale scolastico e universitario, sia docente che tecnico-amministrativo».
Inoltre in presenza di un focolaio di «prevedere la prosecuzione dell’attività scolastica e universitaria in presenza per i soli soggetti in possesso della certificazione verde». I presidenti delle Regioni non si sono detti contrari all’obbligo di green pass per partecipare a numerose attività, utilizzandolo come un salvacondotto per scongiurare chiusure al di fuori della zona bianca.
Sono queste alcune delle proposte tirate fuori dal cilindro della Conferenza delle Regioni che si è riunita ieri pomeriggio. I governatori avanzano anche la proposta di introdurre l’obbligo di accesso con il green pass a discoteche e grandi eventi solo al fine di permettere, almeno nella fase attuale, la riapertura di queste attività ancora chiuse. L’uso del pass per ristoranti e locali al chiuso riguarderebbe le aree al di fuori della zona bianca: una misura che, soprattutto in autunno, servirebbe per evitare nuove chiusure.
«L’andamento della campagna di vaccinazione consente di aggiornare gli indicatori a cui si legano l’assegnazione dei colori alle diverse zone e le conseguenti misure di restrizione» ha spiegato al termine della conferenza delle Regioni il Presidente Massimiliano Fedriga. Le Regioni vorrebbero intensificare le vaccinazioni «nella fascia di età 12-18 e più in generale under 30» e per questo chiedono «di rendere maggiormente disponibili dosi di vaccino “Pfizer” e “Moderna”». Una richiesta che riguarda anche la possibilità di incrementare le somministrazioni «contemplando l’immunizzazione della fascia di età over 60, considerata la scarsa propensione di detta fascia a vaccinarsi con le dosi “Astrazeneca”». «Sia sulla revisione dei criteri per le zone che sull’uso del green pass – ha aggiunto Fedriga – sono in corso ulteriori interlocuzioni con il Governo e, dopo la discussione odierna, la Conferenza delle Regioni tornerà a riunirsi domattina per la definizione puntuale delle proposte».
Insomma per le regioni è necessario cambiare i parametri per l’attribuzione delle fasce di rischio. L’obiettivo è quello di superare l’attuale criterio che, si basa per la zona bianca esclusivamente sull’incidenza settimanale dei casi attribuendo maggior peso al numero delle ospedalizzazioni – sia terapia intensiva che ordinarie – e che, anche per la zona bianca, potranno determinare così il passaggio a una fascia di rischio più alta. Per il cambio di classificazione ipotizzate le soglie del 15% d’occupazione nelle terapie intensive e il 20% nelle degenze ordinarie, con la possibilità di introdurre elementi di flessibilità per le Regioni più piccole.
Nelle raccomandazioni, che saranno poste all’attenzione della Cabina di regia e del Governo, anche la valutazione del peso della popolazione vaccinata e il numero dei test effettuati. Troppo restrittiva, secondo il parere dell’assessore della Sanità della regione Sardegna, Mario Nieddu, l’ipotesi circolata nelle scorse ore, con soglie d’occupazione previste del 5% sulle terapie intensive e del 10% per le degenze ordinarie. Una posizione condivisa anche dai colleghi delle altre Regioni.
«Avremmo ritenuto più opportuno – dichiara l’assessore Nieddu – mantenere le soglie di occupazione già previste, al 30% per le terapie intensive e al 40% per l’area medica. Bene l’ipotesi dell’introduzione di criteri di flessibilità. Bisognerà vedere come la Cabina di regia e poi il Governo recepiranno le nostre indicazioni».
Durante la Conferenza delle Regioni, l’esponente della Giunta Solinas ha avanzato un’ulteriore richiesta da mettere sul tavolo del Governo, per la concessione di una moratoria sui cambi di fascia nel caso in cui non si arrivasse a un accordo sui nuovi criteri entro i termini stabiliti per il monitoraggio settimanale. «L’emergenza – prosegue l’assessore Nieddu – mostra uno scenario profondamente cambiato per il crescente numero dei vaccinati, che in Sardegna sfiora quasi il 50% per quanto riguarda le persone che hanno completato il ciclo vaccinale. Ovunque e anche sul nostro territorio osserviamo che a fronte di un’impennata dei casi dovuti alla circolazione della variante Delta, i dati sulle ospedalizzazioni sono contenuti. La gestione dell’emergenza non può rimanere ancorata a criteri inadeguati. Se l’impatto sul sistema sanitario resta basso occorre agire di conseguenza e guardare in avanti pensando in particolare alla nostra economia e alle imprese che hanno ripreso a rialzarsi ora dopo un lungo periodo di sacrifici».
Una cosa sembra certa. Potrebbe essere prorogato fino ad ottobre lo stato di emergenza che scadrà a fine luglio. Sarebbe questo l’orientamento in discussione nel Governo anche se nessuna decisione è stata ancora presa. Una situazione che rimarca la strategicità della campagna vaccinale a livello nazionale. Un accordo totale tra i capetti delle regioni ieri pomeriggio non sarebbe stato raggiunto sui diversi temi oggetto di discussione, tanto che Fedriga ha chiesto di riunire nuovamente la Commissione Salute delle Regioni. Il nuovo incontro è stato convocato per stamattina e precederà la Conferenza Unificata e la Stato-Regioni prevista nel pomeriggio.
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