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Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea

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GLI 82 MILIARDI che il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina al Mezzogiorno esistono, sono certi e “certificati” anche a livello europeo. Il governo ha impegnato sul recupero della convergenza tra il Nord e Sud del Paese – come ha sottolineato il premier  Draghi, ferma dagli inizi degli anni ’70  – il 40 % delle risorse territorializzabili del Recovery Plan. Missione per missione è stata esplicitata la “quota Sud”. I calcoli tornano e i numeri non mentono.

Questa in sintesi la “arringa” con cui il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna, intende sgombrare il campo dai dubbi sull’effettiva consistenza delle risorse per il Mezzogiorno generati da articoli di stampa e, ieri, formalizzati in un’interrogazione della deputata di FdI Wanda Ferro ai ministri dell’Economia, per il Sud e per gli Affari regionali, mentre il senatore Pd Dario Stefàno ne ha annunciata  un’altra per sollecitare ulteriori chiarimenti.  

I CRITERI

«Basta leggere il testo del nostro Pnrr depositato a Bruxelles per comprendere la solidità del “Capitolo Sud”. Gli 82 miliardi, cioè il 40% delle risorse territorializzabili del Pnrr e del Fondo complementare, non sono un’astrazione ma il frutto di un calcolo specifico, effettuato dal governo sulla base dell’esplicitazione della “quota Sud” di tutte le linee di intervento delle 6 missioni del Piano», ha detto la ministra, sottolineando  che la ricognizione ha consentito di stimare anche l’impatto sul Pil e sull’occupazione del Sud.  

«Il risultato è stato messo nero su bianco nel Pnrr trasmesso al Parlamento e alla Commissione europea. Il calcolo governativo – ha sottolineato – è stato ritenuto solido e credibile da parte della stessa Commissione, che l’ha espressamente citato nella sua relazione di approvazione del Piano italiano».

Carfagna si è detta dispiaciuta e preoccupata per «l’approccio tra l’ideologico e il ragionieristico che alcune voci continuano a utilizzare per valutare il Capitolo Sud del Pnrr, strumentalizzando diseguaglianze e sofferenze dei meridionali per veicolare la tesi che il governo stia mentendo sulla reale consistenza dei fondi. Spiace perché evoca un vecchio meridionalismo disfattista e benaltrista che credevo superato – ha detto – preoccupa perché il Piano di ripresa nazionale, e quindi anche il “Capitolo Sud”, non è un adempimento che si risolverà nell’arco di questo governo e di questa maggioranza: dovrà essere portato a termine dai successivi, e dunque è importante che la condivisione di oggi non sia formale o venata da propositi revanscisti».

GLI INVESTIMENTI

La ministra ha  spiegato le modalità di calcolo della “quota Sud” sulle tre principali tipologie di intervento previste dal Recovery Plan: «Per le linee d’intervento di natura infrastrutturale come gli investimenti in ferrovie, porti, Zes o  interventi nelle reti, la “quota Sud” è data esplicitamente dai progetti programmati in uno specifico territorio. Sono quelle che qualcuno definisce le uniche “risorse certe”. In realtà, questi investimenti sono solo i più facili da leggere scorrendo superficialmente il Piano».

GLI INCENTIVI

Quanto agli incentivi che hanno un carattere nazionale, come il superbonus o le agevolazione di Transizione 4.0, il calcolo del governo sulla “quota Sud”, ha detto, è basato sui dati sulla capacità “storica” di assorbimento delle risorse da parte del settore privato. «Il governo ha usato stime molto prudenziali, tanto da attribuire, ad esempio, solo il 9% dei fondi del superbonus al Mezzogiorno. È evidente –  ha detto la ministra – che qui, grazie alle riforme in atto, a partire dalle semplificazioni sull’iter autorizzativo dell’ecobonus e dalla riforma sugli incentivi al Mezzogiorno, la “quota Sud” potrebbe addirittura crescere, anzi crescerà certamente».

I BANDI DI GARA

C’è poi il “capitolo bandi di gara”, ovvero le risorse assegnate attraverso le procedure competitive: dai fondi per l’edilizia scolastica agli investimenti nell’idrogeno verde, fino all’assistenza sanitaria domiciliare. «In questo ambito – ha spiegato il ministro – il calcolo della “quota Sud” ha richiesto un lavoro più complesso, in collaborazione con le diverse amministrazioni competenti e le autorità europee. La ricognizione è stata effettuata all’interno di ciascuna delle 6 missioni e di ogni linea di intervento prevista, tenendo conto della popolazione residente, degli obiettivi di riduzione del divario socio-economico, delle caratteristiche territoriali. È indiscutibilmente solida e fondata».

IL MONITORAGGIO

Verrà comunque messo in campo un sistema di monitoraggio – presso la segreteria tecnica del Pnrr della presidenza del Consiglio e la struttura del Mef – in modo da poter costantemente verificare che sui bandi venga rispettata la riserva al Sud di una quota non inferiore al 40%, obiettivo che sarà fissato in una norma ad hoc.

«Come chiunque può capire, si tratta di conciliare la reale ed equa distribuzione delle risorse con il rispetto dei tempi e la riduzione del rischio di mancato utilizzo delle risorse da parte delle amministrazioni territoriali. Questi i calcoli – ha concluso la ministra – questi gli impegni, questa la sfida. Le energie di chi ha a cuore il Mezzogiorno dovrebbero essere spese per vincerla, non per sminuirla».


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