Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia
5 minuti per la letturaNelle regioni si fanno sempre meno tamponi e il tracciamento non funziona. Ma il nuovo simbolo del federalismo all’italiana ora è la mascherina.
Il sogno del sindaco di Codogno, ad esempio, è togliersela quando si è all’aperto per lanciarla il più lontano possibile. Gesto liberatorio in un comune che ha pagato un prezzo altissimo alla pandemia.
Gesto comprensibile Il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, al contrario, vorrebbe tenerla sul viso tutta l’estate mentre per il sindaco partenopeo Luigi De Magistris i napoletani dovrebbero, già da ieri, girare a volto scoperto.
«Facciamo decidere al governo, ma se qualcuno si discosta viola la legge». Chiaro invito a perseguire penalmente “lo sceriffo”.
Insomma, ci risiamo. È l’eterno valzer dei regionalismi. Nicola Zingaretti (Lazio) che predica cautela. Luca Zaia (Veneto) che invece non vede l’ora di mostrare ai turisti la foto di piazza San Marco “liberata”. Le uniche mascherine di cui si avrebbe nostalgia a Venezia resterebbero così quelle di carnevale.
Il botta e risposta riguarda per lo più i soliti antagonisti. Rivalità, gelosie, di chi dovrebbe coabitare all’ombra delle istituzioni e invece si sgambetta ad ogni piè sospinto. La mascherina è l’ultima bandiera da sventolare per compiacere questa o quella categoria. Tanto da far dire al presidente del Friuli Venezia Massimiliano Fedriga, nonché presidente in carica della Conferenza Stato Regioni, che «c’è bisogno di chiarezza».
FEDRIGA DIFENDE DRAGHI
Non bastasse, dunque, la confusione di una campagna vaccinale schizofrenica, condotta dai governatori in modo ondivago, rischiamo di fare il bis con tracciamenti e tamponi «e non ce la possiamo permettere», mette le mani avanti il leghista Fedriga. E se alcuni suoi colleghi attaccano il governo, lui, il presidente dei governatori, questa volta lo difende elogiando l’intervento del presidente Draghi che, “sulla seconda dose di vaccino agli under 60 ha rimesso ordine dove prima si era generata incertezza”.
Lo stesso Draghi che sconsiglia una finale degli Europei di calcio a Londra, «in un Paese in cui i contagi crescono». Senza mascherine e a tutto volume. Un’estate da cicale sperando di non dovercene pentire. Ballando forse già dai primi di luglio nelle discoteche. Del resto siamo a minimi storici per decessi e contagi.
LE ANALISI DELLE VARIANTI
Non è tutto oro quello che luccica, L’analisi delle varianti di Covid 19 vengono effettuate nei laboratori delle regioni con il coordinamento dell’Istituto superiore della sanità. Se i tamponi non si fanno gli eventuali positivi restano sottotraccia e non vengono a galla le varianti. Gli indicatori dicono che la diffusione della variante Delta in Italia è in crescita, e attualmente corrisponde al 9% del totale delle sequenze genetiche del virus SarsCoV2 depositate dal nostro Paese nella banca dati internazionale Gisaid (Fonte Gruppo di Bioinformatica del centro Ceinge-Biotecnologie).
La quota di tamponi sottoposti a sequenziamento resta però troppo bassa per rappresentare l’esatta diffusione del virus sul territorio. Farlo sarebbe compito delle regioni. Puglia (35%) e Trentino Alto Adige (26%) sono quelle in cui la variante Delta risulta essere attualmente più diffusa. I dati esaminati nella banca Gisaid sono aggiornati al 21 giugno 2021 e l’analisi indica che, delle 1.193 sequenze depositate in totale, 108 (circa 9%) corrispondono alla variante Delta (B.1.617.2). Si nota un «aumento – rilevano i ricercatori rispetto a quanto riportato per il periodo tra il 15/05/2021e il 16/06/2021, in cui la variante Delta corrispondeva al 3.4%».
Nell’Italia, tutta bianca ad eccezione della Val d’Aosta, ancora gialla, il tasso di positività è allo 0,6%, stabile, i nuovi casi sono 495. Bolzano, in totale autonomia ha soppresso l’obbligo delle mascherine all’aperto anche se ancora ieri la gente ha preferito non farne a meno. La maggiore preoccupazione è sempre per gli oltre 2,5 milioni di over 60 renitenti al vaccino.
«Ce lo hanno detto i nostri figli di non farlo», hanno svelato alcuni anziani in Veneto. Forse gli stessi che poi spingono per riaprire prima possibile le discoteche. Un settore che non va demonizzato ma sostenuto. Scattano intanto le prime sospensioni per gli operatori sanitari che ancora non si sono vaccinati contro il coronavirus. Secondo gli ultimi dati pubblicati dalla struttura del commissario Francesco Figliuolo sono 45.753 mila gli operatori sanitari “in attesa di prima dose o dose unica” di vaccino, il 2,3% del totale di 1,9 mln di operatori sanitari.
FONTANA E IL SUO AVVOCATO VOGLIONO METTERE IL BAVAGLIO A REPORT
Ordini professionali, ospedali e Rsa hanno fornito e stanno ancora fornendo i nominativi di tutti i medici e gli infermieri delle diverse strutture sanitarie. Per la statistica: In Emilia Romagna sono oltre 14mila gli operatori sanitari che ancora non sono vaccinati, quasi l’8% del totale; segue la Sicilia con 9.214 (6,5%) e poi la Puglia con 9mila, (6,5%). Ricordiamo che circa un mese fa, a Brindisi, 5 dipendenti di un’azienda sanitaria sono stati sospesi e senza stipendio.
Chi pensa a tutt’altro è il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana. Da qualche tempo è entrato in rotta di collisione con i giornalisti, in particolare, dopo l’inchiesta che lo vede ancora sotto accusa per una commessa di camici all’azienda del cognato, ce l’ha con i redattori di Report e con il conduttore Sigfrido Ranucci, servizio pubblico, targato Rai3 colpevole di aver fatto le pulci al leghista doc Andrea Mascetti, avvocato vicinissimo a Fontana.
Una sentenza del Tar del Lazio ha imposto agli autori del servizio di svelare le fonti, acquisendo così i materiali video e gli altri documenti in base alla legge n.241 del 1990, equiparando dunque il servizio pubblico dei giornalisti Rai alla Pubblica amministrazione. È iniziato un braccio di ferro a difesa della tutela delle fonti e del diritto all’informazione, con un controricorso al Consiglio di Stato. Ai governatori e ai loro legali certe inchieste non piacciono.
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