Mario Draghi durante una riunione del Consiglio dei Ministri
4 minuti per la letturaSemplificazioni e Governance: per capire il senso profondo del decreto bisogna tornare alla famosa telefonata di fine aprile fra Mario Draghi e Ursula von der Leyen. “Quel garantisco io” con cui il premier italiano risponde alle perplessità del presidente della Commissione sarà un altro gradino nella scala della credibilità di Draghi. Come il “whatever it takes” con cui nel 2012 salvò l’euro o il “rischio calcolato” con cui aveva dato il via libera alle riaperture nonostante le perplessità dei virologi e dello stesso ministro della salute Roberto Speranza.
Quel “Garantisco io” detto alla von der Leyen diventa “controllo io” rivolto a partiti, sindacati ed enti locali. L’articolo 13 del decreto sulla governance è il perno di quei poteri sostitutivi che permetteranno alla cabina di regia insediata a Palazzo Chigi di togliere i soldi alla Regione o al Comune che “anche solo potenzialmente” potrebbero bloccare i progetti.
Con questa chiave di lettura si capisce bene quello che accaduto in questi mesi: non solo la nomina di Figliuolo o il ribaltone alla Protezione civile e ai servizi segreti. Ma anche la sostituzione di Fabrizio Palermo, che comunque in Cdp non aveva demeritato o di Gianfranco Battisti alle Fs. La nomina di Dario Scannapieco fa il paio con quella di Daniele Franco all’Economia: con Luigi Ferraris Roberto Cingolani e Giovannini sono i “ministri degli investimenti” che avranno un ruolo centrale per trasformare le risorse che arrivano da Bruxelles in strade, ferrovie, asili nido, e in tutto il resto previsto dal piano. Contano i poteri ma soprattutto contano gli uomini. Il “garantisco io” rappresenta una pesantissima assunzione di responsabilità. Per non diventare un vuoto slogan ha bisogno di avere leve di comando adeguate e persone di fiducia che le sappiano manovrare.
Con questa chiave di lettura si capisce anche l’approccio che Draghi ha avuto con i sindacati che minacciavano lo sciopero generale e i presidenti di Regione pronti a ricorrere alla Corte costituzionale perché i loro poteri venivano limitati. I sindacati, come le imprese, hanno ottenuto un tavolo consultivo. Potranno proporre, ma non decidere. E le Regioni, le Province e i Comuni – i cosiddetti soggetti attuatori – sono caricati di responsabilità: molti oneri, pochi onori. Come zuccherino la presenza di Massimiliano Fedriga alle riunioni di Palazzo Chigi in cui si parlerà di materie d’interesse dalla Conferenza Stato Regione.
I venti governatori che speravano di diventare i capi di tante repubbliche indipendenti dotate di ricchi forzieri saranno il punto di contatto più vicino tra le istituzioni e le imprese. Dovranno utilizzare le proprie strutture, ma potranno avvalersi anche di società pubbliche e questo per rendere gli interventi tempestivi. Fermo restando che, se ci sarà un problema dovranno adeguarsi alle direttive che arriveranno da Roma.
Se le Regioni, le Province e i Comuni non rispetteranno gli impegni e gli obblighi necessari per fare andare i progetti, allora il premier, su proposta della cabina di regia o del ministro competente, darà al soggetto attuatore 15 giorni di tempo. Il potere in mano a Draghi è rilevante perché – è bene ricordarlo – potrà attivarlo anche se il conseguimento degli obiettivi intermedi e finali del Recovery è “solo potenzialmente a rischio”. Spetterà poi al Consiglio dei ministri, attivato dal premier, procedere alla sostituzione del soggetto attuatore se l’inadempienza non si dovesse risolvere dopo i 15 giorni concessi. In questo caso si potrà arrivare anche alla nomina di uno o più commissari.
Per i Venti capi della Regione un taglio di competenze enorme. Dovranno fare da guardiani dei lavori e assicurarsi che tutto funzioni bene. Per eventuali problemi rivolgersi a Palazzo Chigi. Anche sul Superbonus i poteri delle burocrazie locali verrà tagliato. Meno permessi e poche autorizzazioni visto che l’intervento verrà declassato a manutenzione straordinaria. Per questo basterà la Cila (Comunicazione di inizio lavori) con un risparmio di almeno tre mesi. I piccoli abusi cessano di essere un ostacolo per l’utilizzo del beneficio fiscale.
Lo stesso vale per i subappalti su cui i sindacati tanto si sono impegnati. Il sistema della soglie funzionerà fino al 31 ottobre quando, presumibilmente, nessuno o assai pochi lavori saranno completati. All’1 novembre cambierà tutto. Il ruolo della stazione appaltante diventerà sempre più importante per garantire la parità contrattuale di tutti i lavoratori impegnati nel cantiere (appalto e subappalto) e soprattutto impedire infiltrazioni mafiose. In sostanza dovrà rispettare la legge. E che cosa di diverso dovrebbe fare un ente o una società pubblica?
Discorso analogo per la politica. Con esclusione della Lega, con il titolare dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, tutti gli altri partiti – a scendere il Pd, poi Leu e infine i 5 stelle – conteranno molto poco. Lo stesso decreto ricorda che il Comitato interministeriale per la transizione digitale e quello per la transizione ecologica, rispettivamente guidati da Colao e Cingolani, sono una cabina di regia nella cabina di regia, essendo titolari delle funzioni di indirizzo, impulso e coordinamento tecnico di tutto quello che ha a che fare con il digitale e con il green, voci che assorbono 100 dei 191,5 miliardi del Pnrr.
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