Una cartina del Regno delle Due Sicilie
5 minuti per la letturaVi é un rischio che potrebbe correre il Sud che tanto unito non é mai stato. Ed é quello dei capponi di Renzo che, mentre stanno andando a finire in pentola, si beccano tra loro.
Non c’è cosa più gradita alla sinistra tosco emiliana, in combutta con la destra leghista lombardo-veneta, con il benestare del sindaco della Milano da bere, Giuseppe Sala e di quello della Bergamo dei camion, Giorgio Gori, che dividere i presidenti, cosiddetti governatori, del Sud.
Con l’aiuto della grande stampa, adesso rinforzata dal giornale di De Benedetti.
Già si é visto nella firma del documento dei Presidenti delle Regioni, come la Sardegna si sia sottratta e certamente è noto che le divisioni sono molto più ampie da noi rispetto al Nord. La Sicilia ha fatto sempre storia a parte, la Campania si è ritenuta la regione guida ed il resto è stato sempre poco considerato, spesso abbandonato. Mentre al Nord trovano l’accordo per l’Expo nel passato o per le Olimpiadi di Milano / Cortina per il 2026.
Da noi l’appartenenza politica fa specie sui comuni problemi degli asili nido dello zero al Sud. Ed adesso i grandi rischi che corriamo sono molti. Uno viene dalle politiche centrali, il secondo da un possibile accordo, scellerato, tra Centro e parte del Sud. Il terzo da conflitti interni alle Regioni del Sud.
Il primo riguarda la possibilità che le risorse del Recovery plan servano a diminuire il debito pubblico che si sta gonfiando paurosamente. Finanziando opere già coperte da risorse precedenti che verrebbero risparmiate con un gioco delle tre carte al quale siamo ormai adusi.
Tale operazione potrebbe verificarsi con l’alta velocità ferroviaria Napoli- Bari, ma anche con la Messina-Catania -Palermo, solo per citare alcuni grandi progetti, già finanziati, ma si potrebbe verificare anche con la Salerno-Reggio Calabria.
Per cui avremmo risorse che superano il 34 % della popolazione, ma in realtà nel calcolo verrebbero messe risorse già destinate precedentemente.
Il secondo problema da non sottovalutare é quello di fare l’assegnazione mettendo dentro anche le risorse già assegnate con i fondi strutturali e che sono in attesa di essere spesi. Aumentando il montante nel quale ci sono le risorse destinate esclusivamente al Mezzogiorno e dividendo per le aree come se fossero un importo unico.
Peraltro i ristori, anche giustamente, andranno in una proporzione ampia a coloro che hanno attività economiche, per cui al Sud ne arriveranno molto meno come pure ovviamente la stessa cosa avverrà per la cassa integrazione. In realtà la sensazione è che siamo in cordata con chi in qualunque momento, stando sopra, ti può tagliare la fune che ti lega e ti salva.
Il terzo elemento, considerato che la coperta, malgrado l’abbondanza teorica delle risorse, é sempre troppo stretta, da non sottovalutare, è che potrebbe verificarsi che qualcuno dei vagoni venga lasciato al suo destino.
Con l’A1 questa operazione fu fatta con tutto lo stivale, dando un contentino a Napoli, e poi con l’alta velocità ferroviaria, spaccando il Sud campano soddisfatto da tutto il resto. Ma come si é visto é stata una magra consolazione perché ,se non si recupera la visione euro mediterranea, il Mezzogiorno non può diventare zona di attrazione di investimenti.
Adesso il rischio é che ognuna delle Regioni porti avanti il suo piccolo progetto, dimenticando che come nel corpo umano sono le dorsali quelle che per prima devono essere salvaguardate. E che quindi bisogna intanto arrivare ad Augusta, immaginando li un grande Hub, per intercettare parte dei grandi traffici che ci passano davanti al naso.
Per questo chi pensa alla velocizzazione dei traghetti, o al tunnel ha delle grandi responsabilità. Nei confronti del Paese , oltre che del Mezzogiorno. Quello di rinviare tutto il progetto perlomeno di 10 anni, quando come dice Pietro Salini, Ad di WeBuild, assegnatario dell’appalto concorso, esso potrebbe partire immediatamente. Peraltro assicurando 100.000 posti di lavoro nei 6 anni della costruzione, che di soli stipendi e salari metterebbero in circolazione 3 miliardi, rendendo il costo del ponte sullo stretto molto contenuto.
Se poi si considerano anche tutte le commesse ed i prodotti, acciaio, cemento, necessari ed il costo dell’insularità, calcolato in 6 miliardi l’anno per la Sicilia da Prometeia, non farlo diventa un auto castrazione. Certo la tratta ferroviaria da Taranto a Reggio Calabria via Sibari per unire tre regioni, Puglia, Basilicata e Calabria é fondamentale. Senza dimenticare che Matera è ancora l’unica provincia italiana non raggiungibile in ferrovia. Occorre mettere a rete e rendere attrattivi gioielli storici ora raggiungibili con difficoltà.
Tutto vero ma senza rinunciare alla dorsale ed alla Sicilia, perché sarebbe il solito discorso che non valorizza realmente il Mezzogiorno. Tale mancanza di visione farebbe risparmiare qualche miliardo ed accontenterebbe Genova e Trieste, ma affosserebbe un progetto vero di sviluppo del Sud.
Certo è chiaro che dall’inserimento del ponte nel PNRR potrebbero derivare problemi al Governo Draghi. Una parte della sua maggioranza, cinque stelle e parte del PD, andrebbero in fibrillazione, come accaduto con la TAV.
Ma oggi nessuno fa saltare il Governo Draghi, perché andare alle elezioni significherebbe per molti non tornare in Parlamento. A parte la considerazione che Mattarella lo ha già detto in modo preciso che alle urne non si andrà prima della scadenza naturale. In tale contesto, che prevedrebbe, come l’Unione ha raccomandato e l’Ocse ha confermato, di restituire i diritti costituzionali alla formazione, alla sanità ed alla mobilità, ai meridionali, diritti costituzionalmente garantiti, probabilmente Mattarella potrebbe utilizzare la sua moral suasion. Come ha fatto per la formazione del Governo in carica.
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