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Il ministro Renato Brunetta sconfessa il sindaco leghista di Treviso, presidente dell’Anci del Veneto. Non è vero che i dipendenti pubblici al Sud siano in numero maggiore di quelli del Nord. Non è vero che i Comuni del Nord siano stati più penalizzati da spending review e blocco delle assunzioni.

Non è vero che le assunzioni immediate solo in alcune regioni dimostrino una volontà di discriminazione. Il responsabile della pubblica amministrazione è finito nel mirino dei suoi corregionali, è stato attaccato dal primo cittadino Mario Conte e soprattutto dai leghisti. Ma a questi ultimi ricorda, velenosamente, che quando erano al governo non hanno fatto quasi nulla per ottenere l’autonomia chiesta da Luca Zaia.

Brunetta ha risposto a questo diluvio di critiche difendendo la sua fedeltà al Veneto, ma allo stesso tempo ha dimostrato che le accuse verso le regioni meridionali sono infondate. Lo ha fatto con un intervento in prima pagina del quotidiano “Il Gazzettino”.

Esordio fulminante: «Per rispetto dei cittadini veneti, devo un chiarimento. Respingo con decisione, e persino con sdegno, l’accusa di essermi trasformato in una sorta di protettore venduto al Sud, della cui amministrazione avrei premiato le disfunzioni sbloccando solo le assunzioni di città e regioni del Mezzogiorno».

E spiega: «Non accetto di farmi pitturare la faccia con colori di nemico della mia terra e del mio popolo. Le 2.800 assunzioni sbloccate al Sud erano state deliberate dal precedente Governo e finanziate nell’ambito del Pon Governance 2014-2020  (Programma Operativo Nazionale, ndr)  con i fondi europei della coesione destinati alle Regioni meno sviluppate. Abbiamo semplicemente provveduto a dare seguito all’impegno stabilito nella scorsa legge di bilancio, ideando un metodo semplificato e rapido che da oggi, grazie alle misure del decreto Covid, potranno applicare le amministrazioni pubbliche di tutta Italia».

Brunetta si dice “basito” dalle parole del leghista Conte. «È sorprendente che egli affermi che i sindaci del Veneto sono stati ‘ingiustamente penalizzati’, a maggior ragione dopo che il suo stesso presidente nazionale aveva benedetto il decollo del bando per il Sud. Ha poco o nessun senso riproporre la contrapposizione Nord-Sud. I dati della Ragioneria Generale dello Stato, raccolti dalla Svimez, ci dicono che le regioni ordinarie del Nord hanno un numero medio di addetti per 1.000 abitanti nel comparto funzioni locali (Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni) pari a 7,3, contro 6,1 del Sud».

Inoltre, tra il 2010 e il 2019 il blocco del  turnover  ha colpito soprattutto gli enti locali del Mezzogiorno, il calo dell’occupazione è stato del 27% nelle regioni a statuto ordinario e del 18,6% in quelle del Nord. «Se guardiamo al settore pubblico allargato, delle partecipate locali, il divario si allarga ancora: la quota di addetti al Sud è tre volte minore rispetto alla media nazionale. Questa misura è solo un tentativo di ridurre un gap, che nell’immediato ha l’effetto di utilizzare meglio i fondi europei, evitando sprechi. E questo è interesse di tutto il Paese».

Il ministro cita il leader della Lega. «In questo momento si tratta di ampliare lo sguardo senza rincorrere sterili polemiche. Siamo su una barca sola. Lo spirito nazionale, di cui negli ultimi anni anche Matteo Salvini si è fatto gonfaloniere, ci impone di considerare che se c’è una falla a poppa, si va sotto tutti. Sto sbloccando tutti i concorsi della Pa, sto rinnovando i contratti per tutto il pubblico impiego. Ho sottoscritto con il presidente Draghi e con i sindacati un Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale. Io voglio tenere l’Italia unita nella coesione, nell’efficienza e nella produttività».

Alla faccia dell’autonomia chiesta dal Veneto, verrebbe da dire. Brunetta, che si sente sotto scacco nella sua terra, reagisce infierendo sui leghisti: «Quello che ho fatto partire per la pubblica amministrazione al Sud, a nome di un governo e di una maggioranza di cui mi onoro di far parte con i fratelli leghisti, è l’applicazione di un metodo: semplificare e potenziare partendo da dove erano già state stanziate le risorse . Poi in tempi rapidissimi dirigere ogni sforzo ovunque: in Veneto, senz’altro in Veneto. Sono un veneziano, aggredito nella mia identità e buona fede».

Ecco l’attacco finale: «Non ricordo le stesse rimostranze tre anni orsono, quando al Governo c’era la Lega insieme al M5S e non si fece nulla sull’autonomia della nostra straordinaria regione. Bisognerà che magari il sindaco di Treviso provi a informarsi con ministri della sua parte politica».


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