I governatori Michele Emiliano, Vincenzo De Luca, Giovanni Toti e Luca Zaia
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Ricordate i super-governatori? Cannoneggiavano da tutte le postazioni. Se il governo Conte 2 diceva A loro dicevano B. Zona arancione? Eccoli pronti a rivendicare la zona gialla, schierando principi del Foro, legulei, mezze tacche nell’eterno ricorso al Tar. Zona rossa? Via con le contestazioni, il ricalcolo di positivi, indice Rt, letti, ricoverati, terapie intensive. Più dal governo centrale partivano gli appelli per adottare una strategia comune, più loro andavano in ordine sparso. Scuole chiuse? Meglio aperte. Chiese aperte? Meglio chiuse. Musei, cinema, teatri, ristoranti, tamponi, vaccini: una rincorsa ai distinguo, al “mi dissocio”. Un inno al “sovranismo di casa mia”, al “qui comando io”. Ora è diverso. Si procede per piccole sottrazioni adattandosi all’assenza della controparte, il “nemico”, lo Stato centrale, per qualcuno semplicemente “Roma”.
LA CONFERENZA
Con il nuovo inquilino di Palazzo Chigi la musica è cambiata. Con il “super uomo” di Francoforte i signorotti delle regioni, avvezzi alle sovraesposizioni mediatiche, pronti a lanciare un’opa nei rispettivi partiti, hanno abbassato la cresta. Sono finiti in un cono d’ombra. Ma quanto durerà questa improvvisa sottomissione? Ieri è tornata a riunirsi la Conferenza Stato/Regioni. Ed è stato come per il primo giorno di scuola, sia pure in modalità dad. In cattedra, al posto di Francesco Boccia, c’era Maria Stella Gelmini. La ministra agli Affari regionali ha preso appunti e poi ha riportato in Consiglio dei ministri le proposte.
SCOMPARSO DAI RADAR
Nel frattempo, il presidente della Lombardia, Attilio Fontana – dopo aver cacciato l’ennesimo dirigente del Dipartimento Sanità – è scomparso dai radar. Lontano il tempo in cui Luca Zaia presidente del veneto puntava il dito su Roma. Ora sviolina, esprime “l’auspicio che il premier Draghi dall’alto della sua autorevolezza anche internazionale possa dare una mano all’Italia per far rimpinguare le scorte di vaccini”. Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza Stato-Regioni fa sapere che nei prossimi giorni ci sarà un incontro con il governo sul nuovo Dpcm e sul Recovery plan “.
Dice che le regioni lo voglio condividere prima che ad aprile venga inviato a Bruxelles. Perché? “Perché su questo – è la risposta di Bonaccini – si è fatto troppo poco con il precedente governo”. E le polemiche sulle chiusure? “Ci hanno presentato alcune cose, la più rilevante era il rinnovo del blocco dei trasferimenti tra regione e regione anche nelle zone gialle e le abbiamo condivise”.
I PROVVEDIMENTI
Le regioni hanno chiesto che i provvedimenti non arrivano poche ore o 24 ore prima”, con riferimento a quanto avvenuto per gli impianti dello sci. In quanto al divieto di spostarsi nelle zone rosse verso abitazioni diverse dalla propria come sancito dal decreto legge approvato ieri mattina dal Cdm nessuno tra i governatori si è strappato i capelli, tutt’al più una “presa d’atto del provvedimento. Domani gli assessori regionali incontreranno il ministro del Turismo Massimo Garavaglia (Lega) e c’è da giurare che tutto filerà liscio come l’olio. Lo scenario è mutato. E con lo scenario il linguaggio. Ora, in piena luna di miele, si usano toni soffici. Non si impongono idee, non si minacciano decisioni unilaterali. Si “sollecitano riflessioni” sui parametri che determinano le chiusure.
QUESTIONE RISTORI
Casomai, ma quasi chiedendo permesso, si ribadisce “la necessità di intervenire tempestivamente con i ristori”. Le decisioni che contano si rimandano al Consiglio dei ministri. E ben vengano le cessioni di sovranità locale, ovvero “la possibilità di adottare fasce di rischio anche all’interno di province e comuni”, che fino a ieri sarebbero state invasioni di campo. Non ci stupiremmo se in in futuro, in questo clima edulcorato, a fare la voce grossa saranno i sindaci e non i governatori.
Sarà un caso ma a sostenere l’appello rivolto al presidente del Consiglio Draghi da Lettera 150, il tink tank di 300 docenti fondato da Giuseppe Valditara non sono stati i presidenti delle Regioni, che pure sarebbero i diretti interessati. Ma Giorgia Meloni, la presidente di Fratelli d’Italia. La richiesta è di rendere trasparente la scala cromatica e mettere a disposizione della comunità scientifica i 21 indicatori utilizzati dal ministero della Salute e dall’Iss per valutare la situazione nazionale e assegnare i colori alle regioni. In assenza dei contestatori abituali persino l’innocua osservazione del presidente del Cnel Tiziano Treu, “la macroscopica assenza di una governance in grado di calare sui territori i progetti” finisce per essere una voce fuori dal coro.
LA GERMANIA
In Germania, dove il nostro Mario Draghi da molti anni si chiama Angela Merkel, dopo oltre due mesi di chiusura a causa del lockdown ieri hanno riaperto le scuole e gli asili infantili, ma solo in dieci Laender, fra cui quello di Berlino. La decisione è stata molto sofferta. A contrastare i governatori locali è stata Frau Angela arroccata su posizioni molto dure. Fosse dipeso dalla cancelliera le lezioni in presenza sarebbero state rimandate. In cambio di questa concessione la nuova soglia di riferimento per le aperture di negozi e locali attualmente chiusi è scesa da 50 a 35 contagi in 7 giorni ogni 100mila abitanti. La Merkel, anche ora che sta per passare il testimone, è sempre la Merkel.
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