Il giuramento del nuovo governo al Quirinale
5 minuti per la letturaUn esecutivo dei migliori non prevede molti ministri meridionali. A parte qualche politico come Luigi Di Maio e Mara Carfagna. Non si poteva chiedere al Presidente di fare una lista che oltre che prevedere la parità di genere prevedesse anche una parità territoriale. Ai ministri che ha scelto bisogna chiedere soltanto che si occupino di tutto il Paese. Però tali probabili scelte la dicono lunga sulle responsabilità del mancato sviluppo del Sud. Perché la vera classe dirigente del Paese, non solo politica ma quella che complessivamente ha indirizzato ed individuato nel tempo le linee guida dell’azione é stata prevalentemente quella nordica, con tutti i meriti e gli errori commessi anche nei confronti del Sud.
Quella che indirizza i quotidiani più prestigiosi, le grandi televisioni, spesso proprietà degli stessi editori (impuri) dei quotidiani, quella che gestisce i sindacati o le organizzazioni datoriali. Ricorderemo tutti come la Cgil era in prima fila nelle manifestazioni quando si voleva bloccare la Tav e c’era il rischio di far passare tutto il traffico sopra le Alpi. Ed anche Confindustria e tutti i maggiori quotidiani presero posizione a favore.
Invece rispetto ad una altra grande infrastruttura, che dovrebbe collegare Suez a Berlino, quell’alta velocità capacità ferroviaria che dovrebbe rendere attrattivi i porti meridionali, quell’alta velocità che dovrebbe collegare Gioia Tauro, ma anche Catania ed infine Augusta/Pozzallo ,tutto si consuma nel silenzio o con qualche risatina di sufficienza.
Da Giuseppe Sala, che ritiene che tale collegamento sia ridicolo, a Carlo Cottarelli che ormai è votato alle piccole opere, fino a coloro, come Danilo Toninelli, che al momento opportuno escono fuori il rapporto costi benefici o alla Paola De Micheli, per fortuna ex, che ancora si interroga se é meglio il ponte o il tunnel o ad un Mattia Feltri che con sufficienza invita a parlare di cose serie. Sono tanti che pensano che il Sud si possa sviluppare senza che sia collegato.
Eppure in tutti i manuali di economia l’esigenza che le realtà siano infrastrutturate è un must condiviso ed il contributo allo sviluppo delle aree è anche calcolato. Ed allora si può pensare che professionalità di così alto livello pensino che tali infrastrutture non siano necessarie oppure le motivazioni risalgono ad un conto della serva, che prevede che laddove si spendono risorse per il Mezzogiorno queste vengono meno al Nord? Si può pensare che si possano attrarre investimenti dall’esterno dell’area, tranne quelli inquinanti, come le raffinerie, che non vuole nessuno, o le acciaerie alla Ilva, senza che vi siano collegamenti moderni, via aria, terra e mare?
Ed allora la risposta può essere che al Paese dello sviluppo del Mezzogiorno non interessa nulla e che questa posizione subordinata di serbatoio di manodopera, di mercato di consumo sempre più povero, possa stare bene? Che sia per mala fede o per insipienza il risultato è che posizioni di questo tipo stanno condizionando lo sviluppo del nostro Paese. E le teorie della tracimazione e della locomotiva hanno dimostrato tutta la loro inadeguatezza. Ma saremo capaci di ripagare un debito pubblico avviato verso il 160% con le crescite di zero virgola? Quale il piano di sviluppo che questo Paese pensa di perseguire?
Sono domande che certamente il Presidente si pone ed alle quali vedremo che risposta vorrà dare. Le sensibilità di molti ministri non sono particolarmente inclini a considerare il Mezzogiorno una via obbligata allo sviluppo del Paese. Al di la delle parole sulla sua centralità, sempre molto abbondanti, per molti il pensiero dominante è quello della locomotiva e poi della valorizzazione delle tante eccellenze che al Sud esistono. Dimenticando ovviamente che queste in termini quantitativi danno numeri in termini di occupazione risibili.
La probabilità che sentiremo tanti sermoni sull’esigenza che il Sud abbia una sua classe dirigente e che spenda bene le risorse dei fondi strutturali è alta. Meno che qualcuno metta soldi veri per finanziare un’ alta velocità vera Salerno /Augusta. E continueremo ad assistere alla melina di ponte, tunnel, nuovo progetto, analisi costi/ benefici in una storia infinita utile ad una melina funzionale con un obiettivo unico : quello di non destinare risorse importanti al collegamento della parte che ormai è chiaro ha come destino quello di essere come detto riserva di manodopera , per localizzare le raffinerie, o i siti per i rifiuti tossici o radioattivi, al massimo per gli hot spot per i migranti in arrivo, neanche più mercato di consumo, considerato il suo impoverimento.
D’altra parte sarebbe estremamente complicato ribaltare le logiche che hanno prevalso da anni, al di là del numero dei ministri meridionali. Ribaltare la filosofia della locomotiva e dei vagoni, che peraltro é sostenuta da molta parte del mondo scientifico del Nord , dai giornaloni, da Confindustria e spesso anche da parte dei sindacati, che con un lavaggio del cervello continuo affermano la necessità di far ripartire la macchina, ovviamente del Nord produttivo, sicuramente con le risorse che l’Unione europea ha messo a disposizione con il Next Generation.
Continuando la prassi che vede i soldi dei fondi strutturali utilizzati per sostituire quelli ordinari che in tal modo potevano essere destinati tutti al Centro Nord. Cambiare approccio e spiegare che la richiesta di Adriano Giannola, presidente Svimez, non prevede di dare un pesce al giorno, come è stato detto, con richieste riparazioniste, ma piuttosto far partire le Zes, sfruttare la posizione per fare del Paese una piattaforma logistica, e che la Sua posizione non è in contrapposizione a quella di Lucrezia Reichlin, che pare non abbia la dimensione quantitativa dei problemi da affrontare, e che si rifugia nella valorizzazione delle eccellenze che ce l’hanno fatta nonostante siano al Sud, del terzo settore, cosa giusta ma che non può bastare.
E certo non sarà la Carfagna, per quanto brava e determinata, a far cambiare una filosofia che é facile, a parte qualche eccezione, pervada la maggioranza dei ministri. Troppo presto per parlare forse, vedremo alla prova dei fatti, ma non troppo presto per non illuderci.
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