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Quel richiamo all’ora dei costruttori, come ha scandito il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sembra fatto apposta per riprendere, nel filo della memoria, il suo contrario. Per ridare forma a un modello di ripartenza dopo la pandemia Covid 19 contro coloro che anche in politica hanno martellato, spezzettato, rottamato per scalare consensi, pur legittimi.
E se a queste parole si vorrà dare un senso, sembra un freno tirato a mano da chi intende cavalcare l’onda della distruzione e non quella della coesione, della costruzione, appunto.
La nave sembra impazzita, sta correndo verso una crisi di governo che lascia grandi incognite. E una paura: che la crisi sia al buio.
Pochi giorni or sono, quando la delegazione dei renziani di Italia Viva è uscita da una riunione di vertice, è stata diffusa ai giornalisti una nota assolutamente negativa sull’esito. E ciò quando la stessa Maria Elena Boschi sembrava del tutto convinta del contrario ed aveva impostato una difesa delle convergenze che univano il governo a Italia Viva. Pare che il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, pure lui presente e ignaro della nota ufficiosa dell’ufficio stampa. Ed è in questo contesto che nascono ipotesi e si gettano alle ortiche i buoni propositi.
Gli scenari che si aprono sono quattro, e tutti raffigurano un dopo dagli esiti per nulla scontati. E con tutti gli interrogativi che restano, se Renzi toglierà la fiducia al premier. È probabile che si possa imboccare la strada verso un Conte III per gestire il Recovery plan, quindi con lo stesso presidente del Consiglio e la medesima maggioranza con un nuovo esecutivo più politico.
Ma non è certo se Renzi gradisca riconfermare il premier. A quel punto si affaccia l’ipotesi che non voglia affatto e possa preferire qualcun altro. Come Gualtieri o Di Maio. Ma i nomi non sono per nulla certi.
Come non è certa la costituzione di un Conte III sorretto da una pattuglia di “Responsabili”, modello che finora sembra prevalere. Ma quest’operazione si presenta difficile per la presenza di Renzi e dei suoi fedelissimi ai quali avrebbe chiesto un sostegno decisivo per la battaglia finale.
Il quarto scenario, da non escludere in partenza, sono le elezioni anticipate. Certo, ci vorrà del fegato detronizzare un protagonista della scena politica come Conte che ha raccolto in un sondaggio della Demos, del professor Diamanti, il 33 per cento come migliore politico.
Ma c’è l’altra faccia della medaglia. Perché il 12 per cento non lo ama e lo considera il peggiore. Salvini ha ricevuto il 35 per cento come peggior politico.
Ma c’è una curiosità che emerge come riflessione sulla democrazia o come essa viene percepita dopo l’esperienza della pandemia. I cittadini, secondo tale studio, sembrano aver accettato, con disponibilità, un modello meno democratico e meno garante delle libertà individuali.
Al tempo stesso, sembra rafforzarsi l’idea di un leader forte. I due terzi dei cittadini sembrano avallare l’ipotesi.
Ma c’è un altro punto da chiarire: l’opposizione è percepita come ostacolo. Così, viene spiegato, è emerso Conte come leader forte che ha saputo gestire bene la prima fase del Covid quando la fiducia nei suoi confronti arrivava al 70 per cento, poi è scesa inesorabilmente, ma è rimasta a un livello elevato. E distanzia, di parecchi punti, tutti gli altri leader.
È in questo contesto che Renzi e la sua Italia Viva dovranno fare i conti elettorali. E tra questi ci dovrà essere anche il capo dell’opposizione, Matteo Salvini, sempre più tallonato da altri leader e che suscita, nell’elettorato italiano, sentimenti contrastanti.
Il capo del governo, invece, non è percepito come leader di partito, è senza partito e senza bandiera. I problemi per lui, nasceranno, afferma Demos, se la pandemia dovesse continuare. Conte, a quel punto, potrebbe perdere consensi.
Dal discorso pronunciato di fronte a 15 milioni di italiani, il Capo dello Stato ha mantenuto fede al suo stile, non facendo trapelare un atteggiamento favorevole a questa o quella forza politica.
Che la ripartenza auspicata da Mattarella per il 2021 richieda coraggio, lo dimostra il fatto che è la prossima sfida dell’Italia. Ed il richiamo di Mattarella è soprattutto rivolto ai problemi del Paese. La crisi di governo è tutt’altro che scongiurata, ma probabilmente, le parole del Capo dello Stato, ne hanno mutato la direzione.
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