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Natale blindato ma non così solitario. Al termine di una giornata febbrile il governo ha varato la stretta che riguarderà il periodo festivo con una soluzione intermedia fra le richieste dell’ala rigorista (lockdown generale dal 24 al 7 gennaio) e quella aperturista. La decisione – già comunicata nel pomeriggio di ieri durante l’incontro di Palazzo Chigi fra il premier, Giuseppe Conte, i capi delegazione della maggioranza e il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia – conferma per larghi tratti la bozza circolata giovedì ma con alcune rilevanti modifiche.
Il regime di chiusura, assimilabile a quello della scorsa primavera, riguarderà dunque solo i festivi e i prefestivi dell’intero periodo: 24, 25, 26, 27, e 31 dicembre, 1, 2, 3, 5 e 6 gennaio. In questi giorni, dunque, di regola non ci si potrà muovere nemmeno all’interno del proprio comune. Per quanto riguarda le altre date (28, 29, 30 dicembre e 4 gennaio) non si tornerà alla differenziazione regionale prevista dagli ultimi due Dpcm ma tutto il territorio nazionale sarà considerato zona arancione, che vieta ogni spostamento al di fuori del proprio comune di residenza, – salvo quelli motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e motivi di salute – e dispone la serrata di numerose attività, fra cui bar e ristoranti.
Tutto qui? No, perché all’impianto predisposto dall’esecutivo sono previste due importanti deroghe, riguardanti entrambe la mobilità. La prima consente alle persone che vivono in comuni con meno di 5mila abitanti di uscire dal relativo territorio, purché nel raggio di 30 chilometri e a patto che non raggiungano città capoluogo. La seconda renderà le festività un po’ meno solitarie. Le cene della tradizione con parenti e amici non conviventi saranno, infatti, possibili entro certi limiti. Nella fascia oraria compresa fra le 5 del mattino e le 22 (salta quindi il temuto anticipo del coprifuoco) ci si potrà spostare per una sola volta verso altre case, ma solo in due con gli under 14 che non verranno considerati nel conteggio. Semplificando: due genitori con figli minori di 14 anni potranno partecipare a un ritrovo natalizio in una sola abitazione altrui nell’arco della stessa giornata. Le regioni, come al solito, avranno facoltà di aggravare ulteriormente la stretta.
La stretta produrrà l’ennesimo choc nel tessuto economico, in particolare nel settore della ristorazione che perde la possibilità di chiudere un 2020 da incubo almeno con gli incassi dei pranzi dei festivi. «L’emergenza sanitaria, il primo lockdown e le chiusure degli ultimi mesi hanno messo in ginocchio l’intero settore della ristorazione» ha detto il presidente di Fiep Confesercenti, Giancarlo Banchieri, quantificando in un miliardo di euro le perdite di fatturato susseguenti al mini lockdown. Senza adeguati sostegni, ha aggiunto, si assesterà il «colpo di grazia a decine di migliaia di imprese». Anche per questo, su richiesta del ministro Dario Franceschini, il Dpcm prevede l’erogazione immediata di 400 milioni destinati a bar e ristoranti più altre risorse nel 2021.
Le conseguenze, sociali ed economiche, dell’epidemia di Covid19 sono state analizzate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «L’anno che va chiudendosi, profondamente e drammaticamente segnato dalla pandemia, impone a tutti noi severe riflessioni» ha spiegato durante la cerimonia di presentazione degli auguri di Natale e Capodanno da parte del corpo diplomatico.
«La diffusione del Covid19 – ha continuato – ha mostrato che le sfide non sono contenibili in un singolo angolo del mondo, e dunque ci riguardano tutti, ci impongono di non chiuderci in noi stessi, di non volgere il nostro sguardo illusoriamente altrove». L’imperativo comune è quello di «arginare tutte le conseguenze della pandemia e non soltanto sul piano sanitario, compresa la necessità di garantire l’accesso di tutti i popoli alle iniziative di immunizzazione, per dovere di solidarietà e per sicurezza comune». Secondo Mattarella «le disuguaglianze si sono drammaticamente acuite, le tensioni rischiano di aumentare in maniera evidente, le regole che presiedono alla pacifica convivenza appaiono troppo spesso violate».
Il tutto è avvenuto in un giorno in cui l’Iss ha registrato, nel consueto report sull’andamento dell’epidemia, una risalita dell’indice Rt nazionale, con tre distretti territoriali (Veneto, Lombardia e Molise) nelle quali l’indicatore è tornato sopra il valore dell’unità.
«La novità di questa settimana – ha detto il presidente dell’istituto Silvio Brusaferro, – è l’Rt che cresce: e questo è un elemento di grave preoccupazione, perché vuol dire che la trasmissione dell’infezione sta riprendendo quota». Gli ha fatto eco il direttore generale della prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza che ha parlato di «significativa inversione di tendenza». Ieri i nuovi casi individuati sono stati 17.992, le vittime 674. Le terapie intensive scendono di 36 unità, i ricoverati nei reparti ordinari di 658.
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