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Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca

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Giovedì 17 dicembre, ore 17. Il Sud s’è desto. Questa volta si fa sul serio, almeno così sembra dai buoni propositi. Lo sceriffo si è svegliato, detta la linea per il Mezzogiorno, si mette di traverso, contesta il governo e il suo partito, il Partito democratico, che supporta e sostiene il percorso politico dell’esecutivo nazionale.

Così su invito del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, oggi si ritrovano i presidenti delle regioni meridionali per confrontarsi sul riparto nazionale dei fondi previsti nell’ambito del programma “Next Generation” che, secondo le ipotesi di governo, destina al Sud la misera quota del 34%: Marco Marsilio (Abruzzo), Vito Bardi (Basilicata), Nino Spirlì (Calabria), Donato Toma (Molise), Michele Emiliano (Puglia), Christian Solinas (Sardegna) e Nello Musumeci (Sicilia).

De Luca sollecita i colleghi a fare fronte comune al di là dei partiti, per scongiurare “un vero e proprio furto ai danni del Sud” e contrastare le “inaccettabili ed estemporanee ipotesi di governance tecnocratica e centralistica”.

Fanno benissimo adesso i governatori del Sud a “sposare” la campagna di questo giornale, condotta in assoluta solitudine e avallata dalle principali istituzioni economiche, statistiche e contabili della Repubblica italiana. Un sussulto di dignità per tutelare i diritti di cittadinanza delle proprie popolazioni affinché cessi lo sconcio della spesa storica e si riconoscano finalmente gli investimenti dovuti in sanità e scuola. Un cammino comune quello intrapreso dai governatori che ha ne Il Quotidiano del Sud-L’Altra voce dell’Italia la sua casa naturale per promuovere un atto istituzionale formale. La sommossa istituzionale contro la ripartizione dei fondi europei diventa sempre più concreta. Era l’ora, dopo un soporifero letargo delle istituzioni meridionali.

«Gli Stati membri potranno beneficiare di un contributo finanziario sotto forma di un sostegno non rimborsabile. L’importo massimo per Stato membro sarà stabilito in base a un criterio di ripartizione definito. Tali importi saranno calcolati in base alla popolazione, all’inverso del prodotto interno lordo (Pil) pro capite e al relativo tasso di disoccupazione di ciascuno Stato membro».

Alle pagine 8 e 9 della proposta di regolamento, il parlamento europeo fissa i paletti sui criteri di ripartizione delle risorse a fondo perduto del Recovery Plan. Sono tre gli indicatori: popolazione, tasso di disoccupazione e Pil pro capite. Dovranno essere destinate maggiori risorse a quei territori con più residenti, con maggiore disoccupazione e prodotto interno lordo inferiore.

Seguendo i criteri Ue, il governo Conte deve investire per il Nord Italia il 21,20% dei 65,4 miliardi a fondo perduto previsti dal Piano nazionale ripresa e resilienza; il 12,81% deve andare al Centro e il 65,99% al Sud, ben oltre, quindi, il 34% previsto dal piano dell’Esecutivo nazionale. Quasi il doppio. Anziché 22,23 miliardi, quindi, al Sud dovrebbero andare 43,15 miliardi, una differenza di 20,9 miliardi; mentre al Centro-Nord, anziché 43,16 miliardi dovrebbero essere destinati 22,24 miliardi, secondo i criteri dell’Unione Europea.

Un «vero e proprio furto in danno del Sud e delle sue Regioni» di fronte al quale «si rende urgente e necessaria un’iniziativa forte delle Regioni meridionali che devono ritrovare una comunità di visione e di azione, al di là delle rispettive collocazioni di schieramento politico» ha scritto De Luca nella lettera di invito ai colleghi.

Un programma «imponente – spiega il governatore campano – che prevede l’impegno di ben 209 miliardi di euro, di cui 193 miliardi del solo Piano di Ripresa e Resilienza (Pnrr) , a loro volta divisi in 65,4 miliardi a fondo perduto e 127,6 miliardi a titolo di prestito da rimborsare. Risorse che l’Europa rende disponibili per un rilancio economico finalizzato, in primo luogo, a colmare il divario tra aree più sviluppate ed aree con Pil molto al di sotto della media europea e con più alto tasso di disoccupazione. Del resto, se l’Italia è il Paese cui è destinata la maggiore quota di risorse è proprio perché comprende una consistente area con tali requisiti di debolezza: il Mezzogiorno».

Di tutto ciò, sottolinea De Luca, «non vi è traccia del dibattito politico di queste settimane, tutto incentrato su inaccettabili ed estemporanee ipotesi di governance tecnocratica e centralistica. Anzi, vi è di peggio. I criteri europei di riparto delle risorse sono totalmente occultati in tutti i documenti ufficiali. Da ultimo, è circolato un Piano del governo che capovolge i criteri europei e ripropone la banale distribuzione delle risorse fra Centro-Nord e Sud secondo un criterio esclusivamente demografico, cioè il contrario dei principi di coesione sociale e territoriale sanciti nel Trattato di funzionamento dell’Unione e nella nostra Costituzione».

Ecco perché, secondo De Luca, «si prepara un vero e proprio furto in danno del Sud e delle sue Regioni. Solo per la parte a fondo perduto del Pnrr tale furto assomma a ben 20,92 miliardi di euro. Peraltro – prosegue De Luca – anche la ripartizione delle risorse nelle 6 missioni proposte dal Governo è davvero sconcertante. Basti pensare alla mortificazione di settori importanti, in particolare per il Sud, come la sanità, il turismo ed i servizi idrici. Si rende, pertanto, urgente e necessaria un’iniziativa forte delle Regioni meridionali, che devono ritrovare una comunità di visione e di azione, al di là delle rispettive collocazioni di schieramento politico. Se non avvertissimo con forza questa responsabilità comune non svolgeremmo il ruolo che le nostre comunità si attendono da noi tutti».

Da qui la proposta, rivolta dal presidente della regione Campania ai governatori di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, di un incontro da remoto «per discutere insieme di questi temi e per definire le più opportune iniziative in ambito nazionale ed europeo».

Plauso all’iniziativa Doriana Buonavita, segretaria generale della Cisl Campania. «Ci aspettiamo una forte sinergia fra tutte le regioni del Sud, che possano superare le legittime divisioni sul piano politico e trovare alleanze profonde, anche per dare un forte contributo nel ridisegnare politiche nuove per il Mezzogiorno e per il Paese». L’iniziativa intrapresa da De Luca è riuscita anche ad incassare il sostegno di Forza Italia nel consiglio regionale campano.

«Ribadiamo al presidente De Luca – ha detto il capogruppo consiliare degli azzurri, Annarita Patriarca – la disponibilità da parte di Forza Italia a collaborare e a dare il nostro apporto in termini di progetti e azioni politiche. Questa è una battaglia comune, dell’intero Meridione, e per tale motivo siamo disposti ad affiancare il governatore affinché la Campania sia alla testa delle regioni del Sud per impedire quello che si configura come un furto ai danni del Sud».

«Il Recovery fund è una occasione irripetibile per il Mezzogiorno di vedere ridotto il gap con le regioni del Nord – ha aggiunto – Per questo, non dobbiamo spaventarci di ingaggiare una battaglia per far arrivare al Sud il 70% dei fondi, e non il 34% come deciso dal Governo Conte, contravvenendo alle stesse disposizioni della Commissione europea».

Gli fa eco l’europarlamentare forzista, Fulvio Martusciello. «La decisione del Governo di concedere al Sud solo il 34% dei 209 miliardi destinati al nostro Paese, contrariamente a quanto stabilito dalla Commissione Europea, cioè di assegnare al Mezzogiorno il 70% delle risorse del Recovery fund, è l’ennesima mortificazione che riceve il nostro Sud, dal Governo Conte – ha detto – questo ennesimo furto va bloccato. Bisogna invertire questa decisione inaccettabile del Governo e far in modo che il 70% dei fondi vadano al Sud non al Nord. La Campania e tutte le regioni del Mezzogiorno hanno bisogno di questi fondi. Ci batteremo fino alla fine coinvolgendo tutti i parlamentari affinché il Governo cambi questa sua assurda decisione».

Fa la voce grossa anche Stefano Caldoro, il candidato alla presidenza sconfitto da De Luca alle scorse elezioni regionali. «Le risorse europee vanno destinate in maniera massiccia ed intelligente al Sud perché qui ci sono più margini di crescita per l’economia e perché i trasferimenti statali di spesa corrente, negli anni, hanno penalizzato le regioni meridionali – ha detto il capo dell’opposizione in Consiglio regionale della Campania». I motori sono caldi. Si parte, a difesa del Mezzogiorno.


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