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Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna

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SE VAI in montagna in cordata ti devi fidare ciecamente di chi sta sopra di te. Se pensi che in un qualunque momento chi sta sopra può tagliarti la corda e farti precipitare allora devi evitare di andare.

Purtroppo il Sud si è reso conto in molte occasioni che del Nord non ci si può fidare. Ma non solo della Lega che per molti anni ha fatto del “ dai al terrone” il mantra su cui impostare la propria politica. Ma anche delle uscite dei Sala e dei Gori in sintonia con i Bonaccini con lo slogan facciamo ripartire la locomotiva. In un accordo, nella conferenza delle regioni, che piuttosto che politico è diventato territoriale, con Lombardia e Veneto, per emarginare e contenere le esigenze del Sud.

Il tema si ripropone da parecchi anni ed ha riguardato tutti i settori. Dalle banche meridionali, che sono state massacrate, come nel caso del Banco di Napoli, le cui cosiddette sofferenze hanno portato all’azzeramento del valore del Banco di Napoli e quindi all’eliminazione del patrimonio della Fondazione che lo possedeva. Tranne poi scoprire che le sofferenze erano garantite e sono state recuperate quasi integralmente. Ma il tema ha riguardato tutto il sistema bancario meridionale dalla Cassa di Risparmio Vittorio Emanuele al Banco di Sicilia che invece di essere salvato andava a salvare la Banca di Roma. Anche nell’Università il discorso continua ad essere analogo per cui i criteri stabiliti sono tali per cui gli atenei del Sud stanno sempre più diventando dei super licei, mentre la ricerca e i soldi per farla vanno tutti agli atenei del Nord, per dei parametri tutti da rivedere.

Perché tale approccio penalizzante avvenga è necessario qualcuno che operativamente agisca ma anche che vi sia un clima favorevole al quale pensano i media, monopolio del Nord sia nel settore della carta stampata che in quello televisivo. E che rappresentano interessi molto precisi e che danno lo spazio che serve al momento opportuno ai centri di ricerca e studi che fanno uscire dai numeri quello che vogliono. Per cui si dimostra che il Sud ha avuto un mare di soldi che non si capisce dove sono finiti, evidentemente, si sottintende, rubati dai malavitosi meridionali. Considerato che opere pubbliche non se ne vedono, si parli di alta velocità ferroviaria o di autostrade o di cantieri navali o di porti. Se ne è accorta che il gioco è truccato anche l’Unione europea, che non riesce a vedere gli effetti che si aspettava dall’utilizzo dei fondi strutturali. E che ha svelato l’arcano. Non hanno avuto effetti adeguati poiché hanno sostituito in parte le risorse ordinarie per cui era naturale che non avessero effetti perché non sono stati aggiuntivi ma sostitutivi.

Le conseguenze di tale scippo si sono già viste politicamente con la nascita del movimento cinque stelle al grido dei meridionali “o mi sviluppi o mi mantieni” . E dopo la delusione lo sbandamento e la ricerca di movimenti autonomisti o separatisti. Ma se ne é accorta anche la destra che adesso comincia a cavalcare il progetto Sud, per cui i più accesi fautori del ponte sullo stretto di Messina diventano Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Forza Italia. Non solo la vera classe dirigente del Paese, come invece è accaduto in Germania, non capisce che senza mettere a regime il Mezzogiorno il nostro Paese non sarà capace di recuperare il divario rispetto alle altre grandi economie europee, ma tenta in tutti i modi di accaparrarsi tutte le risorse, rischiando rivolgimenti sociali che potrebbero portare a sconvolgimenti non prevedibili. Nell’assenza e spesso con la complicità di sindacati e imprese.

Per cui diventano nemici da abbattere coloro come la Svimez, che analizzano i dati dimostrando quello che è visibile a chiunque abbia voglia di vedere. Abituati ad un Mezzogiorno non reattivo ci si stupisce della contestazione dell’autonomia differenziata, ma anche alla pretesa incredibile di avere una parte considerevole del recovery plan. Abituati a considerare il Sud colonia perfetta per allocarci gli hot spot per i migranti, per le produzioni inquinanti, che continuano a restare in attività dietro il ricatto o la salute o il lavoro, o per seppellire rifiuti tossici, non riescono a capire le inattese reazioni di una società civile, che superando le rappresentanze elette, sempre molto prone alle dinamiche dei partiti di appartenenza, comincia a far capire alla gente che si è discriminati rispetto alla spesa pubblica. L’approccio che il Nord ha nei confronti del Sud si è visto in modo plastico, quando si è fatto in modo che gli studenti ed i lavoratori emigrati scappassero dal Nord, in modo da alleggerire le terapie intensive, senza pensare che il trasferimento di un numeroso gruppo di meridionali , studenti e lavoratori, nelle località di origine avrebbe trasportato con essi anche il virus, come puntualmente è avvenuto. c. Capisco che è difficile passare dall’abitudine di fare l’asso pigliatutto a condividere le risorse, ma prima il Nord si abitua e meglio è per tutto il Paese. L’alternativa farebbe male a tutti.


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