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di GIAMBATTISTA PEPI
Note liete arrivano dal mercato del lavoro, che resta tonico nonostante le imprese debbano fare i conti con crescenti difficoltà legate al rincaro dell’energia e delle materie prime, all’inflazione e alle strozzature delle supply chain.
Nei primi cinque mesi del 2022 sono state attivate dai datori di lavoro privati 3.381.000 assunzioni, con un incremento del 37% rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre le cessazioni dei rapporti di lavoro sono state 2.641.798 (+44%). Il saldo netto è stato positivo per circa 739mila contratti.
Grazie alla decontribuzione Sud, in cinque mesi le imprese del Mezzogiorno hanno attivato oltre 568mila contratti di lavoro.
I NUMERI DEL RAPPORTO
Sono queste le principali evidenze contenute nell’Osservatorio sul precariato dell’Inps, diffuso ieri, secondo il quale il saldo per i contratti a tempo indeterminato è pari a +218.283 unità. Il saldo annualizzato, vale a dire la differenza tra i flussi di assunzioni e le cessazioni negli ultimi 12 mesi, a maggio è stato positivo per 797.000 posizioni di lavoro (+215.000 per i contratti fissi).
Nello stesso report, l’Inps segnala che la crescita delle assunzioni ha interessato tutte le tipologie contrattuali ma è stata più consistente per le assunzioni intermittenti (+62%) e per quelle stagionali (+60%).
Per le altre tipologie gli aumenti sono comunque significativi, con il tempo indeterminato che ha segnato un +40% tendenziale, l’apprendistato +35%, il tempo determinato +33% e i somministrati +21%. Le trasformazioni da tempo determinato, nel periodo gennaio-maggio 2022, sono state 306.000 (+71% sui primi cinque mesi del 2021). Nello stesso periodo le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo – pari a 51.000 – sono aumentate del 12% rispetto all’anno precedente.
Anche per le cessazioni sono in aumento tutte le tipologie contrattuali: contratti stagionali (+93%), contratti intermittenti (+71%), contratti in apprendistato (+42%), contratti a tempo determinato (+40%), contratti a tempo indeterminato (+39%) e contratti in somministrazione (+35%).
CONTRATTI INCENTIVATI
Per i rapporti di lavoro incentivati si registra una significativa variazione positiva, con l’esonero giovani che aumenta del 62%. I lavoratori impiegati con Contratti di prestazione occasionale a maggio 2022 sono stati 15.447 (in aumento del 10% rispetto allo stesso mese del 2021). L’importo medio mensile lordo della loro remunerazione effettiva risulta pari a 239 euro.
I lavoratori pagati con i titoli del Libretto famiglia (LF) sono stati 12.567, in diminuzione del 35% rispetto allo stesso mese del 2021, periodo in cui il bonus baby sitting veniva erogato attraverso questo strumento. L’importo medio mensile lordo della loro remunerazione effettiva risulta pari a 186 euro.
Molto interesse ha suscitato il dato sul ricorso all’incentivazione denominata “Decontribuzione Sud”, che – per la sua estensione e pratica assenza di requisiti particolari di accesso – ha permesso alle imprese ubicate nelle regioni del Mezzogiorno di poter attivare nel periodo temporale preso in considerazione dall’Osservatorio oltre 568.198 mila contratti di lavoro. L’Istituto nazionale di previdenza sociale ricorda che la Decontribuzione Sud è un’agevolazione finalizzata a salvaguardare l’occupazione nelle aree più svantaggiate del Paese. Consiste in uno sconto sui contributi previdenziali complessivi dovuti dal datore di lavoro per i propri dipendenti.
La sua applicazione è stata recentemente prorogata fino al 2029, anche se la percentuale degli sgravi contributivi cui hanno diritto le imprese che assumono va gradualmente riducendosi con il passare delle annualità.
La misura è stata introdotta dal decreto Agosto (decreto legge del 14 agosto 2020, n° 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n° 126) con uno sgravio del 30% fino al 2020.
Obiettivo della misura Decontribuzione Sud 30% è tutelare i livelli occupazionali, riducendo gli effetti negativi determinati dall’epidemia Covid-19 sul lavoro dipendente, soprattutto in aree già caratterizzate da situazioni di disagio socio-economico.
La Legge di Bilancio 2021 (legge 30 dicembre 2020, n° 178) ha esteso l’esonero contributivo fino al 31 dicembre 2029, modificando la normativa e rimodulando le percentuali in misura pari al 30% fino al 31 dicembre 2025; al 20% per gli anni 2026 e 2027 e al 10%, infine, per gli anni 2028 e 2029.
DECONTRIBUZIONE SUD
PROROGA ASSICURATA
Questo prolungamento dell’incentivo era soggetto all’approvazione della Commissione europea che, in un primo momento, aveva sbloccato i fondi per finanziare l’agevolazione solo fino al 30 giugno 2022, con successiva estensione al 31 dicembre 2022 per contenere gli effetti negativi dovuti alla guerra in Ucraina.
Poi l’intervento del governo negli uffici di Bruxelles della Commissione europea è servito a consentire la proroga nell’applicazione dello strumento agevolativo fino al 2029, peraltro richiesto con sollecitudine dalle organizzazioni datoriali del Mezzogiorno, visto il grande successo riscosso dall’iniziativa.
La riduzione del versamento contributivo previsto dalla decontribuzione fiscale Sud ha come destinatari i datori di lavoro del settore privato anche non imprenditori. Queste imprese, ricorda l’Inps, devono avere sede legale e/o unità operativa situate in aree svantaggiate del Centro-Sud. Parliamo quindi delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
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