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C’È un’Italia che vuole lavorare e basta. È il partito del Pil che cerca persone e , nelle specializzazioni più alte, fatica a trovarne. Va avanti smentendo tutti i profeti di sventura, a partire dai sindacati e dai partiti di estrema sinistra che temevano un diluvio di licenziamenti dopo la rimozione del blocco deciso a luglio. La realtà dice il contrario e questo spiega abbondantemente quanto sia alta la componente di ideologia che guida la politica sul lavoro.
Dall’analisi effettuata da Excelsior, realizzato per conto di Unioncamere e Anpal, emerge che entro fine ottobre le imprese hanno programmato più di mezzo milione di assunzioni, 114mila in più (+29,1%) rispetto allo stesso periodo del 2019 ed entro dicembre contano di fare 1,4 milioni di assunzioni.
Almeno la metà dei contratti sarà a tempo determinato, ma il tempo pieno sta crescendo. La domanda di lavoro è in crescita nell’industria come nei servizi, sebbene con differenti gradazioni; più caute le attese per turismo e ristorazione dopo il notevole recupero dei mesi estivi, mentre maggior fiducia emerge dalla filiera della cultura e dell’intrattenimento e, in genere, dei servizi alle persone (+19,6%) anche grazie alle recenti riaperture.
LE RICHIESTE DEI SETTORI
Il dinamismo del mercato, si legge nel Bollettino, è in linea con l’attuale congiuntura economica. Quello che manca, però, è l’allineamento tra domanda e offerta: le aziende riescono a trovare solo il 36% delle persone e il buco è vistoso nelle professioni a elevata specializzazione e per gli operai qualificati. Secondo Excelsior il fenomeno è frutto soprattutto della demografia e di un inefficiente orientamento professionale (la mancanza di candidati per determinati profili e con specifiche esperienze ). L’industria prevede 183mila entrate per il mese di ottobre, che salgono a 452mila a dicembre.
Nonostante le tensioni sul mercato dell’energia e delle materie prime, prosegue la ripresa occupazionale del manifatturiero con 131mila entrate nel mese e 326mila fino a fine anno. Le maggiori opportunità le offrono le industrie a più alta specializzazione come la meccatronica (apparecchiature meccaniche a controllo elettronico) che ricercano 34mila lavoratori nel mese e 93mila nel trimestre, seguite dalle industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (27mila nel mese e 68mila nel trimestre) e da quelle tessili, dell’abbigliamento e calzature (14mila nel mese, 32mila nel trimestre).
Elevata anche la richiesta proveniente dal comparto delle costruzioni: 52mila le assunzioni programmate per ottobre e 126mila fino a dicembre. Si attesta complessivamente al 36,5% la quota di assunzioni per le quali le imprese dichiarano difficoltà di reperimento (+5 punti percentuali rispetto a ottobre 2019), soprattutto a causa della mancanza delle figure professionali ricercate dalle imprese.
DIFFICILE REPERIMENTO
Complessivamente, le difficoltà di mettere insieme domanda e offerta salgono al 51,5% per gli operai specializzati, al 41,8% per le professioni tecniche e al 40,6% per i dirigenti e professioni intellettuali e scientifiche. A segnalare i maggiori problemi nel reperire sono le imprese metallurgiche e dei prodotti in metallo (52,9%), criticità che sale al 64,1% per il recruitment di fabbri ferrai, costruttori di utensili e assimilati e al 61,9% per fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori carpenteria.
Elevato anche il problema segnalato dalle imprese delle costruzioni (48,7%) soprattutto per artigiani e operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (61,5%), e dalle imprese dei servizi informatici e delle comunicazioni (47,8%) per cui le maggiori difficoltà si incontrano per specialisti in scienze matematiche, informatiche (61,7%) e per tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (54,3%).
IL MISMATCH
Coerentemente con le figure professionali, le aree aziendali con il più alto mismatch risultano essere i sistemi informativi (57,6%), progettazione e ricerca (51%), installazione e manutenzione (52,3%). A trainare la domanda sono i contratti a tempo determinato con 282mila richieste, pari al 52,3% delle entrate programmate (+93mila su ottobre 2019), seguiti da quelli a tempo indeterminato con 89mila contratti, pari al 20,7% dei casi (poco distanti, -9mila, da quelli offerti a ottobre 2019).
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