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QUOTA 100 arriva a conclusione, il governo presenterà delle proposte di mitigazione dello scalone. Così parlò Zarathustra. Dopo un silenzio durato più di sette mesi, il presidente Draghi, durante l’ultima conferenza stampa, ha rivolto un accenno al tema delle pensioni. lo ha fatto con la consueta naturalezza comminando sulle acque del dibattito politico. Senza fare caso alle bordate che una componente importante della sua maggioranza continua a sparare sul quartier generale. Matteo Salvini non esita a minacciare barricate o blocchi delle autostrade con i Tir (si vede che non lo hanno avvisato che non si trovano più autisti disponibili).

Ma non sarebbe la prima volta che il governo – compresi i ministri della Lega – non fanno caso alle intemperanze dell’ex Capitano. Del resto, forse Salvini non lo sa, ma alla Camera, nel gennaio scorso, il gruppo del Carroccio, Claudio Durigon in testa, ha presentato un progetto di legge in cui l’uscita per la pensione, tramite la fatidica scorciatoia di quota 100, veniva riservata solo ai soggetti impiegati il lavori usuranti, per di più sottoponendo il calcolo dell’assegno interamente al metodo contributivo.

Poi sono all’esame i risultati di una commissione tecnica, presieduta dall’ex ministro Cesare Damiano, incaricata di ridefinire il perimetro dei lavori disagiati/gravosi (un concetto diverso e più vago di ‘’usuranti’’ per i quali esiste una consolidata letteratura internazionale).

Questa ricerca lascia supporre che il governo intenda ‘’fuoriuscire’’ da quota 100 mettendo in campo – insieme al rientro sui binari un po’ contorti della riforma Fornero – alcune agevolazioni (per quanto riguarda l’età del pensionamento) a favore dei lavoratori adibiti a mansioni gravose, con un possibile allargamento delle situazioni personali e familiari e delle categorie ora tutelate (fin dal 2017).

Rimaneva nel vago se questa operazione fosse a carico del pacchetto Ape (come sarebbe ragionevole e coerente) ovvero, nei casi previsti, a 63 anni di età e 36 o 30 anni di contributi a seconda della situazioni ritenute meritevoli di tutela. Oppure, come propone il pdl Durigon, di una particolare tipologia di pensione (come, per esempio, prorogare quota 100 magari con qualche ritocco limitatamente alle fattispecie ritenute disagiate).

Nel frattempo sono emerse alcune indicazioni relative ad una prima istruttoria compiuta dalla Commissione Damiano. E tutti si sono messi a toccare ferro, perché in sede tecnica, si è intrapresa una strada ispirata all’idea che ‘’lavorare stanca’’, dal momento che il nuovo elenco giudicato più esaustivo dell’attuale per quanto riguarda le professioni particolarmente pesanti passa così da 15 a 57 gruppi e da 65 a 203 mansioni o sottogruppi.

L’obiettivo è consentire a più lavoratori di anticipare la pensione — tramite l’indennità ponte chiamata Ape sociale, al massimo 1.500 euro lordi al mese — a 63 anni con 36 di contributi, a patto di aver svolto quella mansione per sei anni negli ultimi sette o sette anni negli ultimi dieci.

Vi sarà anche il passaggio di qualche categoria dal requisito contributivo dei 36 anni a quello dei 30. Si stima che l’allargamento equivalga ad un numero di pensioni compreso tra 300 e 400mila.

Ricordiamo per inciso che il nostro Paese, quanto a trattamenti anticipati, non si è fatto mancare nulla essendo questi ultimi erogati a due milioni di pensionati in più di quelli (sarebbe meglio dire ‘’quelle’’ visto che sono il larga maggioranza donne) che percepiscono il trattamento di vecchiaia. Nell’opinione pubblica – grazie anche alla campagna mediatica – è passata l’idea che la riforma Fornero sia una specie di ostacolo insormontabile sulla via dell’agognata pensione.

In realtà – attraverso nove salvaguardie per i c.d. esodati, alcune modifiche apportate alle norme del 2011 e da ultimi i provvedimenti del governo giallo-verde – si sono ‘’salvati’’ dal rigore della prof. Fornero ben 750mila lavoratori (l’uso del maschile è voluto e pertinente) che diventeranno – secondo le stime di Itinerari previdenziali – 820mila nei prossimi anni, giacché il blocco dei requisiti per il pensionamento ordinario di anzianità (42 anni e dieci mesi per gli uomini e un anno in meno per le donne) continuerà a durare fino a tutto il 2026.


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