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IL DECOLLO della nuova Alitalia, oggi ancora Ita, è decisamente in salita. Il primo impatto con i sindacati non è stato certo morbido: a Palermo si è aperta la vertenza dei 570 dipendenti del call center visto che Almaviva, attuale gestore del servizio, ha perso la gara contro la multinazionale Covisian. 

A Roma si registra la durezza del primo confronto fra i sindacati del trasporto aereo di Cgil, Cisl e Uil e i vertici aziendali (il presidente Altavilla e l’amministratore delegato Fabio Lazzerini). L’incontro  è terminato con l’impegno su un fitto calendario di appuntamenti per il mese di settembre.  Com’era prevedibile, non sono mancate le rudezze. I sindacati hanno annunciato una lettera al governo e uno sciopero per il 24 settembre. 

Si tratta, per il momento,  di un’azione soprattutto  dimostrativa per misurare i rapporti di forza con la nuova dirigenza. La protesta, infatti,  lascerà a terra gli aerei dell’attuale Alitalia che ha già cessato di vendere i biglietti per date successiva al 14 ottobre quando smetterà di volare. Dal giorno dopo comincerà a operare Ita (i cui biglietti saranno commercializzati da oggi). Certamente iniziare con uno sciopero non sarebbe stato un bel biglietto da visita per la nuova compagnia. Tanto più che al governo non c’è la corsa a intestarsi un’iniziativa che presenta notevoli criticità.

Dice il ministro Giorgetti a Rimini: “Nessuno ha la sfera di cristallo: il trasporto aereo, è in una fase post pandemica, e nessuno puo’ dire se avrà  successo”. Al centro dello scontro ci sono i tagli previsti dal nuovo piano industriale. A cominciare da Palermo dove Covisian (multinazionale con 17 mila dipendenti, 400 milioni di fatturato, presente in sei Paesi)  si è aggiudicata il servizio di call center. Ballano 570 posti di lavoro e il sindacato ha chiesto l’attivazione della clausola di salvaguardia in base alla quale i lavoratori seguono la commessa.

Ma il problema vero è altrove: Ita decollerà con 52 aerei (Airbus e qualche Embraer). I dipendenti saranno 2800 a fronte degli attuali 10.500.  L’obiettivo annunciato da Altavilla e Lazzerini  è di arrivare a 5.750 nel 2025. Una ricetta difficile da digerire per i sindacati. Non ci sarà un trasferimento diretto dalla vecchia alla nuova compagnia. La commissione europea ha imposto una rigida discontinuità per cui Ita si è comportata come una “start up”.  Ha aperto la procedura per le assunzioni con il solo impegno di valutare “le candidature   presentate dai dipendenti di Alitalia”. Un programma  che ovviamente non piace ai sindacati visto che i salvataggi precedenti erano stati effettuati travasando i dipendenti da una gestione all’altra.  

E la parte indigesta non si ferma qui. Ita, infatti, è uscita da Assoaereo  e chiede entro il 20 settembre un nuovo contratto “con contenuti discontinui rispetto al passato e coerenti con le esigenze del Piano industriale”. –  In assenza la compagnia “definirà con apposito regolamento aziendale i trattamenti transitoriamente applicabili al personale”. L’abbandono del contratto nazionale si aggiunge ad altre clausole di rottura fra la vecchia e la nuova gestione. Ita dovrà comprare il marchio Alitalia che verrà messo all’asta. Verranno messi a gara anche il Programma Millemiglia e le attività collaterali come la manutenzione e i servizi a terra. La compagnia  potrà partecipare alla cordata ma non da capofila. A segnare la discontinuità anche la comunicazioni apparsa sul sito di Alitalia per quanto riguarda i biglietti: quelli emessi con data successiva al 14 ottobre potranno essere sostituiti a condizione però di volare entro questa data. Altrimenti verranno rimborsati.  

Invece non è chiaro che cosa accadrà con i biglietti Mille Miglia. I beneficiari “che vorranno rinunciare al viaggio potranno richiedere il riaccredito delle miglia, il rimborso delle tasse e dei supplementi”.  Non si capisce però a che serviranno i punti riaccreditati considerando che la nuova Alitalia lancerà il suo programma di fidelizzazione e al momento non è previsto il travaso da un piano all’altro.


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