X
<
>

Share
5 minuti per la lettura

Non era il discorso della montagna o delle beatitudini quello che ci aspettavamo di sentire dal presidente del consiglio Draghi. Ma certamente l’attesa era molta.
Ed è stato uno di quei discorsi che ha guardato al futuro e ha avuto una visione prospettica molto interessante. Non si è limitato a guardare al 2026, che é l’anno della chiusura del Recovery plan, ma ha cercato di guardare ad una prospettiva più ampia, quella lunga del 2030 e del 2050.

E solo chi non ha l’esigenza di confrontarsi con l’elettorato alle prossime elezioni può guardare a prospettive così ampie, può decidere con l’obiettivo di compiere un servizio a coloro a cui lasceremo la nostra eredità, figli e nipoti, come ricorda bene.

Per questo é un discorso che può far intravedere una azione utile per il Mezzogiorno. Perché mettere a regime quest’area e investire risorse importanti per collegarla al resto del Paese, attrarre investimenti, è un’operazione che darà i suoi frutti solo nel medio termine.

Ma nel suo programma per il Mezzogiorno, nelle poche righe in cui ne parla specificatamente, perché in realtà tutto il programma attraversa le esigenze di quest’area, vi sono gli elementi importanti di un approccio corretto. Quando parla di digitalizzazione, di svolta green, di riforma fiscale, di riforma della giustizia, di riforma della pubblica amministrazione parla di interventi che anche al Sud non possono che far bene.

Ma nelle righe che riguardano direttamente il Sud vi sono tutti gli elementi di un progetto complessivo. Quando parla di rete ferroviaria veloce mette in evidenza l’esigenza che anche la parte finora trascurata del nostro Paese, per quanto attiene ai collegamenti ferroviari, venga finalmente messa in rete. Coerenza vorrebbe che dietro l’esigenza di una rete ferroviaria veloce, se questa riguarda anche la Sicilia, debba essere previsto anche il ponte sullo stretto, ma le perplessità che un argomento così divisivo possa essere affrontato velocemente sono tante.

Anche se non bisogna dimenticare che la Lega, Italia Viva, Forza Italia e molta parte del PD ne hanno fatto un progetto condiviso. Ma sappiamo bene che vi sono parte dei Cinque stelle, Leu e gli ambientalisti, peraltro auditi nei colloqui del presidente, che sono profondamente contrari. Ma vedremo visto che la maggioranza del Parlamento é favorevole al collegamento stabile cosa accadrà.

Un elemento estremamente interessante che viene fuori dall’intervento del Presidente é quello relativo all’attrazione di investimenti dall’esterno dell’area.
Non è un fatto né acquisito né ampiamente condiviso quello che il futuro del Mezzogiorno e l’esigenza di creare i 3 milioni di posti di lavoro, che servono per farlo diventare una realtà a regime, come affermato anche da Svimez, debbano venire anche da interventi di multinazionali o di imprenditori che siano esterni all’area.
Molti ritengono che debba essere l’imprenditoria locale a dover crescere e diventare più forte e grande per dare risposte ai residenti.

Ma sappiamo che da 10 anni a questa parte il numero di posti di lavoro, compresi i sommersi, in questa parte non solo non è aumentato, sia nella parte relativa all’agricoltura e ai servizi che a quella relativa al manifatturiero. E quindi sperare che le forze locali possano dare quel contributo occupazionale che serve é un pio desiderio che probabilmente avremo difficoltà a vedere realizzato. É una idea solo di chi non ha seguito l’evoluzione del mercato del lavoro al Sud nei suoi numeri.

Ma a fianco alla dichiarazione di principio dell’importanza di tale attrazione l’intervento fa capire come il tema sia stato acquisito dal Presidente in modo completo, perché fa riferimento alle principali condizioni perché tutto questo avvenga.

La prima condizione è quella che vi sia la sicurezza nei territori e probabilmente il riferimento alle Zes diventa indispensabile, perché è impensabile che si possa assicurare il controllo completo della criminalità organizzata, tanto quanto serve perché si possa essere tranquilli che gli investimenti non vengano disturbati in tutto il territorio meridionale. Per questo è necessario che si cominci dalle aree che sono state dedicate alle zone economiche speciali che essendo estremamente contenute nelle loro dimensioni possono essere controllate più facilmente.

Ma anche il riferimento alle facilitazioni fiscali necessarie per l’attrazione come pure ad un costo del lavoro più basso fa capire che il progetto complessivo è estremamente chiaro al Presidente.

Quando ha parlato del turismo la sensazione che si è avuta che si riferisse ad un turismo slow, che valorizzasse le caratteristiche dei beni culturali del Paese e che facesse riferimento alle tradizioni culinarie e all’identità delle nostre realtà. Tutto giusto se però non si dimentica che il turismo nel Mezzogiorno ha bisogno anche di grandi numeri. E quindi l’esigenza che le 80 milioni di presenze vengano in un quinquennio raddoppiate è cogente. Per fare questo forse è necessario pensare anche a degli insediamenti intensivi.

Adesso probabilmente il tema sarà quello di fare in modo che la squadra e soprattutto i ministeri economici siano concordi nel seguire una linea unica con la regia e la volontà del Presidente che, oltre che dalle dichiarazioni di oggi, si può ricavare dagli interventi da Governatore della Banca d’Italia, nei quali il riferimento alla esigenza di eliminare le disparità esistenti nel Paese e di diminuire le disuguaglianze è stata sempre molto presente.

Sia i ministri che sono stati messi nei ministeri economici da parte dei partiti, sia quelli che sono stati individuati dal presidente stesso sembrerebbero a vocazione nordista. Ma poco male, anche perché è evidente che un intervento così importante, con risorse così consistenti da destinare al Mezzogiorno, non può essere fatto se non vi è la volontà della classe dirigente del Paese tutta intera ad intervenire in questo senso. Aspettiamo questo esecutivo alla prova dei fatti con la speranza che questa sia la volta buona per Il Mezzogiorno, ma anche con la determinazione di controllarne l’azione.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE