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Perde parte dei fondi del React Eu la decontribuzione del 30% sul costo del lavoro nelle regioni del Mezzogiorno. Un “taglio” operato attraverso un emendamento alla legge di stabilità approvato dalla Commissione bilancio della Camera.
Così le risorse europee, 7 miliardi, previsti per finanziare l’intervento fondamentale per sostenere il fragile tessuto produttivo meridionale e – prima che per stimolare nuova occupazione – per frenare l’emorragia di posti provocata dal Covid 19 che la Svimez stima in 280mila unità, vengono ridimensionate in manovra, passando dai 3,5 miliardi previsti per il 2021 e il 2022 a circa 1,5 miliardi per il prossimo anno (1.491,6 milioni di euro, per la precisione – 2 miliardi quindi – e a 2,5 miliardi (2.508,4 milioni di euro) per il 2022 (-991,6 milioni di euro).
Gli oneri per la copertura dello sgravio del 30% su tutti i contratti di lavoro nel privato – in essere e futuri – verranno coperti, si sottolinea, con le risorse del Fondo di rotazione per l’attuazione del Next Generation Eu previsto dall’articolo 184 della stessa legge di bilancio che di, conseguenza, passa da 34.775 milioni di euro per il 2021 e 41.305 milioni di euro per il 2021 a 32.766,6 milioni di euro per il 2021 (-2.008,4 milioni di euro) e 40.307,4 milioni di euro per il 2022 (-997,6 milioni di euro).
Le somme “distratte” dalla decontribuzione verranno distribuite su altre misure previste dal del di Bilancio: 1,1 miliardo nel 2021 andrà a coprire la proroga dei contratti a termine del personale sanitario; 210 milioni finanzieranno i contratti di formazione dei medici specializzandi; 400 milioni sono destinati al fondo vaccini per il prossimo anno; 340 milioni al bonus per l’assunzione dei giovani e 126 milioni per l’assunzione delle donne; 500 milioni confluiranno nel fondo garanzia per le Piccole e medie imprese; 330 milioni, infine, per la riduzione nel biennio 2021-22 delle tasse universitarie.
Il taglio ha fatto temere che per il Mezzogiorno si profilasse l’ennesima distrazione di risorse, con il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, che ha assicurato però che le somme europee che verranno a mancare verranno coperte con la fiscalità generale.
È stato garantito che gli “oneri” per la decontribuzione resteranno quelli previsti – nel 2021 sono pari a 4,8 miliardi circa –. La modifica riguarderebbe quindi solo la copertura degli oneri che ora saranno a carico del Fondo presso il Mef solo per 1.491 milioni di euro.
L’intervento intanto fa conto, quindi, sul fondo di rotazione che verrà istituito presso il Mef per anticipare le somme del Next Generation Eu, soldi che per ora non ci sono quindi e che si traducono in nuovo indebitamento dal momento che le risorse previste in manovra non posso essere incrementate ulteriormente. Senza contare che sulla decontribuzione manca ancora l’ok dell’Unione europea, come precisa la norma in manovra.
L’intervento – introdotto dal decreto Agosto – è operativo dallo scorso primo ottobre, la manovra lo estende fino al 2029, con un progressivo decalage: il taglio sui contributi sarà del 30% fino alla fine del 2025, per poi passare al 20% per il 2026 e il 2027, al 10% per gli ultimi due anni.
Fino a giugno di quest’anno, l’agevolazione rientra nell’ambito del Quadro Temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’emergenza sanitaria. Per portare avanti serve, come detto, l’autorizzazione della Commissione europea: il confronto è stato avviato.
Del resto, un intervento con un respiro più corto potrebbe giusto rinviare la decisione dei licenziamenti, mentre un orizzonte temporale più ampio consente una pianificazione più efficace delle scelte di investimento e riorganizzazione delle imprese, con vantaggi anche in termini di emersione dal lavoro nero.
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