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L’acciaieria ex Ilva di Taranto

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Ho dedicato molti blog alla città di Taranto e molti penseranno che lo abbia fatto perché sono pugliese, perché sono nato in un comune distante trenta chilometri da Taranto, perché nella mia gioventù ero legato ad una città carica di grandi attrazioni come il Museo Archeologico Nazionale, come il ponte girevole, come il grande arsenale, come la città vecchia al cui interno c’è una delle più belle cattedrali pugliesi; sicuramente queste sono motivazioni che, per la naturale carica nostalgica, giustificano questa sistematica attenzione ma in realtà la vera motivazione non va ricercata in tutto questo ma in una tragica constatazione: ogni giorno ci avviciniamo sempre più verso la esplosione di una delle “bombe sociali” che il nostro Paese non ha mai vissuto; il caso Termini Imerese, il caso Ferrandina sono in confronto nulla. In caso di annullamento o ridimensionamento dell’impianto siderurgico dovremo affrontare una perdita occupazionale minima di circa 10.000 unità lavorative e massima di 26.000 unità lavorative.

Questa enorme base occupazionale non può essere tranquillizzata dall’arrivo a Taranto, in un giorno di ottobre, del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, del Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, della Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, del Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, del Ministro dell’Università Gaetano Manfredi, del Ministro del Sud Giuseppe Provenzano, del Vice Ministro della Salute Pierpaolo Sileri, del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mario Turco, dell’Amministratore Delegato di Invitalia Domenico Arcuri. Non può essere tranquillizzata specialmente quando questa folta delegazione istituzionale viene in gruppo a Taranto per produrre o meglio per raccontare “promesse”.

Riporto di seguito l’elenco delle promesse fatte il 12 ottobre a Taranto da Presidente Conte: “Rispetto al Contratto istituzionale di sviluppo già esistente e che aveva una dote di un miliardo vanno aggiunti altri 410 milioni relativi ai seguenti interventi, alcuni avviati nell’incontro dello stesso giorno ed altri di prossimo avvio. Il quadro degli interventi comprende 207 milioni complessivi per il nuovo ospedale (161 solo per la gara d’appalto), 35 per l’utilizzazione del gruppo Ferretti che costruirà gli yacht nello ex yard Belleli, 22 per le gare per una serie di interventi di riqualificazione della città vecchia, 11 per la nuova sede universitaria e 6,6 per il laboratorio merceologico nel porto. A questi si aggiungono i 79 milioni deliberati dal CIPE a fine luglio per l’avvio dell’ampliamento della base navale di Mar Grande della Marina Militare (primo tassello di un progetto che vale 203 milioni) e i 50 in arrivo per la creazione di un acquario green nell’area dell’ex stazione torpediniere”.

Tutto questo, purtroppo, è solo una volontà a fare, sono anche convinto che il Governo, con la massima buonafede, speri o può darsi sia convinto che tutto questo si farà ma tutte queste risorse allo stato o sono minime o addirittura non sono e forse non saranno mai disponibili. Faccio un esempio banale i 50 milioni di euro per la creazione di un acquario green allo stato non ci sono e si spera di metterli nel Programma comunitario 2021 – 2027 che attualmente è ancora in corso di definizione e che vedrà la luce solo nel 2022.

Ora non entro nel merito delle altre coperture perché non voglio in nessun modo dimostrare dettagliatamente che la serie di milioni invocati, sì anche il miliardo del Contratto istituzionale di sviluppo, allo stato forse sono parzialmente disponibili o forse addirittura non disponibili, non lo voglio fare perché non voglio spegnere la speranza dei miei conterranei ma sento il bisogno di rivolgere a tre interlocutori responsabili, quale il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il Sindaco di Taranto Rinaldo Melucci e il Sindacato, un mio preciso allarme: la delegazione di Governo così numerosa è venuta a Taranto ed ha raccontato tante cose, ha messo la prima pietra di un ospedale che si farà, di una industria che costruirà gli yacht, di una sede universitaria che si attiverà, di un laboratorio merceologico che si avvierà, di una serie di interventi nella città vecchia che si avvieranno, di un ampliamento della base navale di Mar Grande della Marina Militare che partirà per fasi, di un acquario la cui realizzazione prima o poi si avvierà, che Taranto diventerà porto franco; ha praticamente annunciato un quadro di cose che avverranno in futuro (ho messo in grassetto infatti tutti i verbi che denunciano la completa assenza di concretezza). Mi rivolgo per questo al Presidente della Regione, al Sindaco di Taranto ed al Sindacato perché loro sono rimasti a Taranto, sono rimasti in Puglia, non sono ripartiti per Roma con la folta delegazione e vivranno giorno dopo giorno sotto i fari accesi di coloro che vorranno vedere quando questi annunci, quando questi impegni diventeranno opere, diventeranno occupazione, diventeranno occasioni di una crescita misurabile; vivranno cioè sotto una lente di ingrandimento posseduta non da cittadini di una qualsiasi realtà territoriale del Mezzogiorno o del Centro Nord del Paese ma da una realtà sociale che da cinque anni, ripeto da cinque anni, viene presa in giro sistematicamente anche da uno schieramento, quello del Movimento 5 Stelle, che aveva regalato nella campagna elettorale del 2018 dosi di illusione mastodontiche, vivranno sotto il controllo sistematico di lavoratori che nell’ultimo biennio aveva appreso oltre che dal Presidente Conte da due Ministri, sempre del Movimento 5 Stelle Di Maio e Patuanelli, che “il mese prossimo firmeremo l’accordo finale con Arcelor Mittal”, di mesi ne sono passati 24 e non è successo nulla, anzi no è successo praticamente un irreversibile contenimento della produzione dell’impianto.

Senza dubbio sia il Presidente Emiliano che il Sindaco Melucci si sentono responsabili e vivranno male le evoluzioni che caratterizzeranno Taranto nei prossimi giorni e nei prossimi mesi ma, a mio avviso, la loro è una responsabilità istituzionale e cercheranno in tutti i modi di giustificare i loro apprezzamenti, i loro convincimenti su quanto promesso dal Governo, il Sindacato invece no, il Sindacato ha una grandissima responsabilità quella di aver creduto ormai da cinque anni in qualcosa che si è rivelato completamente estraneo da una strategia corretta, completamente incapace di gestire una emergenza che, anno dopo anno, ha trasformato la bomba sociale tarantina da una dimensione locale a nazionale e, cosa ancor più grave, continua a dialogare con un Governo che finora non ha mantenuto nessun impegno.

Il Sindacato sa che quando la base scopre che queste cose che ho detto oggi e ho detto già diverse volte negli ultimi cinque anni sono, purtroppo, vere, diventa davvero ingestibile; in una simile situazione crolla automaticamente la stessa rappresentatività della compagine sindacale. Siamo molto vicini a questo triste epilogo e penso questa ultima visita del Governo a Taranto abbia avvicinato una simile scadenza.


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