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Il tribunale di Venezia

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LA PREMIATA ditta “Criminalità Organizzata & C,” ha fatturato in Veneto almeno un miliardo e mezzo di euro. La quantificazione emerge da una seduta della Quarta commissione consiliare permanente della Regione Veneto, presieduta da Andrea Zanoni del Pd, che si occupa di legalità e che alcuni giorni fa ha ospitato il professore Antonio Parbonetti. I

l docente dell’Università degli Studi di Padova gestisce un osservatorio sulle infiltrazioni mafiose nelle attività legali, che documenta come il Nordest sia diventato una terra di conquista, proprio per la presenza di grandi capitali finanziari e di attività economiche importanti. Un protocollo d’intesa collega la Regione Veneto con il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali “Marco Fanno” di Padova, dove opera Parbonetti, nell’ottica di coordinare le politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, della corruzione, nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile.

EDILIZIA INFILTRATA

“Nella nostra regione la Ndrangheta è largamente l’organizzazione mafiosa più presente. Gli immobili confiscati alle mafie sono prevalentemente concentrati nelle provincie di Vicenza e Venezia. Con riferimento, invece, alle aziende connesse alla criminalità organizzata, esse hanno ottenuto ricavi complessivamente per quasi due miliardi e sono presenti soprattutto nelle province di Verona, Vicenza, Venezia, Treviso e Padova” ha spiegato il docente.

In quali settori? “Le aziende criminali sono fortemente presenti nel settore dell’edilizia e dell’immobiliare, pur tuttavia, non vanno trascurati altri ambiti, come il manifatturiero, la logistica e il commercio. Il Veneto si connota per una percentuale significativa, superiore alla media nazionale, per le attività professionali”.

Di che tipo di strutture economiche si tratta? “Le aziende in odore di mafia hanno una dimensione significativa, essendo il doppio di quelle non criminali. Inoltre, sono fortemente organizzate, con una chiara separazione tra attività illecite (in primis droga, estorsione, usura, attività economiche e appalti, contrabbando e gioco d’azzardo) e lecite”.

QUOTE DI CAPITALI

Quale legame hanno con il tessuto sociale ed economico della regione? “Il rapporto delle aziende criminali con la società civile, l’imprenditoria e la politica, avviene attraverso persone che svolgono ruoli professionali, imprenditoriali e culturali del tutto presentabili, soggetti i quali non hanno nulla che a prima vista possa indurre a sospetti di alcun tipo”.

Qualche numero. “Il 77 percento delle imprese criminali e mafiose sono radicate nella filiera dell’edilizia: questo vuol dire un controllo mafioso della filiera stessa, utile per tessere poi la rete dell’usura. Le mafie mettono in atto attività di concorrenza sleale perché alterano il rapporto tra cliente e fornitore; impongono i fornitori a costi superiori a quelli di mercato, mentre hanno accesso alle risorse a prezzi inferiori. La rimozione delle aziende criminali porta come effetti positivi l’aumento delle performance e degli investimenti da parte delle aziende sane, mentre si riduce l’elusione fiscale”. Come hanno dimostrato le inchieste aperte in Veneto, le mafie “hanno come principale obiettivo quello di rilevare quote di capitale societario per acquisire il controllo delle aziende sane in difficoltà”.

Un esempio riguarda l’Emilia Romagna colpita dal terremoto dove “c’è stato un aumento del controllo mafioso quantificabile in circa l’11 percento in più”.

NIENTE GESTI ECLATANTI

Il presidente della Commissione, Andrea Zanoni, commenta: “La criminalità organizzata è sempre più strutturata in Veneto, ma al tempo stesso sempre meno visibile e questo rappresenta il vero pericolo. Non ha bisogno di gesti eclatanti per mangiarsi fette rilevanti della nostra economia e con i soldi del Recovery Fund in arrivo ci sarà bisogno di rafforzare le azioni di contrasto e renderle più efficaci”.

Zanoni ha poi fatto la contabilità derivante da 21 operazioni di polizia giudiziaria. “Sono 386 le aziende criminali operanti in Veneto e riconducibili in primis alla ‘ndrangheta con 226 casi, quindi alla camorra. Ben 215 si trovano in provincia di Venezia, seguita da Treviso con 65, Padova a quota 57 e Verona con 26”. Riprendendo le parole di Parbonetti, ha parlato di “un giro d’ affari di un miliardo e mezzo”. Il 34,8% è attivo nel settore edile, il 13,6% in quello commerciale e il 12,7% in quello immobiliare”.

Ma sono segnalate presenze anche nel manifatturiero e nelle aziende operanti nel settore ‘servizio acqua e rifiuti’. Assieme a Lombardia ed Emilia Romagna, il Veneto contribuisce a generare oltre il 60%, del fatturato criminale, con circa il 43% degli investimenti.


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