Caos vaccini a Reggio Calabria
6 minuti per la letturaMa che bel Paese, che splendida Penisola che è l’Italia dove si gioca tutti insieme a uno, nessuno e centomila, per vantarsi di Pirandello e ahi serva Italia di dolore ostello, non donna di province ma bordello. A scelta. Noi italiani siamo autori della maschera di Arlecchino che oltre ad essere servo di due padroni, indossa un abito fatto di avanzi altrui, ma con una notazione stilistica propria, possiamo trovare diagnostiche frammentarie sia nel Pinocchio di Collodi che nel Discorso sul carattere degli Italiani di Leopardi, ma va benissimo anche la Colonna Infame del Manzoni. Però, visto che la stiamo strombazzando a tutta caldaia con il settecentesimo della morte di Dante, restiamo sulla metafora delle provincie e del bordello. E anche delle Regioni e del bordello.
È la vera Italia. Ognuno fa come gli pare, ma al tempo stesso nessuno è mai responsabile. Mentre in Germania la fisica quantistica Angela Merkel fa harakiri davanti al suo popolo dicendo io e solo io sono totalmente responsabile dell’errore fatto e vi prego di scusarmi; da noi viceversa il motto è: chi? Io? E che c’entro io? Primo: non c’ero. Secondo, toccava a lui. Comunque abbiamo una responsabilità collegiale ovvero consiliare o comunarda, fate voi, l’importante è che nessuno la paghi davvero perché sennò è finita.
La Confindustria ha detto che tutti gli ospedali italiani sono obsoleti, con macchinari da museo, sprecano soldi con diagnostiche fuori moda e fuori produzione? E be’? Che volete che sia? Che sia colpa di qualcuno? Macché. Arlecchino è il nostro eroe e dietro di lui corrono Ciceruacchio, Masaniello e Cola di Rienzo, il pentastellato frate Girolamo Savonarola, i pezzenti, i piagnoni, gli anabattisti, la rivolta dei Ciompi, Alberto da Giussano, il brigante Gasparone, la Strega di Benevento (con annesso Premio) ma più di tutti il turbinio anarchico dell’Italia organizzata intorno ad un solo principio: disorganizziamoci uniti, però incollati dalla retorica, ognuno per sé non per tutti. Guardiamo il Covid.
La grande Lombardia Teresiana, nel senso degli Asburgo, sbaglia tutto e fa casini inenarrabili a Cremona, mentre nel Veneto prendono iniziative proprie e le in stato di gelosia reciproca. E gli emiliani dell’Emilia Rossa si fanno i fatti loro rispetto alle consorelle Umbria e Toscana mentre il Lazio, grazie a un assessore strafico vaccina che manco in Grande Bretagna. Tutto ciò è bello e casuale, anche demenziale e raramente produttivo, ma ha il suo perché che non è però razionale. Gli altri, negli altri Paesi, lo sanno e ci danno degli zuzzurelloni e noi ce ne vantiamo: “Ci hanno detto che siamo scemi, ma con quale grazia e ritrosìa: abbiamo con quel pizzico d’arroganza che fa invidia a tutti.
Le Regioni nacquero – prima nella Costituzione e poi messe in opera dal 1970 con il risultato di una prima immediata rivolta e rivoluzione in Calabria – per fare un piacere al PCI: poiché i comunisti, che mai peraltro hanno vinto le elezioni, non avrebbero potuto essere cooptati in un governo di coalizione con chi le elezioni le vinceva, furono compensati con una genialata: spacchettando l’Italia in Regioni indipendenti e autonome. In questo modo noi, primo: avremmo messo nell’idrovora un tornando di miliardi a sfondo perduto per i partiti; secondo: avremmo permesso finalmente a quelli di Botteghe Oscure di far andare gli asili nido e gli autobus, che manco Mussolini coi treni in orario.
Detto e fatto. L’Italia spacchettate divisa è stata così polverizzata: all’interno delle Regioni ogni partito delle varie coalizioni si è sporata in ciuffi ventosi di correnti e amebe di pantano, creando mammelle da cui mungere e ricavare linfa vitale, Ogni città fa bordello a sé, quotando patre Dante. Se poi gli sms non partono, che vuoi che ti dica: sarà colpa di quello là. Tutti vogliono aprire quando è ora di chiudere, che è il più grave errore quando giochi a canasta: non puoi chiudere quando ti pare. Le Regioni del Nord, stanche di giocare a chi ce l’ha più lungo, vaccinano chi in ordine alfabetico, chi ad orario d’apertura, chi secondo data di nascita, chi secondo quella di morte presunta, chi sta al piano vada al monte, si raccomanda la pratica dell’ammuina, che all’estero non la capiscono ma è essenziale.
Apparire per essere, ma senza esistere veramente, questo è il problema. L’Italia dei Comuni, quella era, fu una delle maggior trovate geopolitiche del passato post-romano perché consentì alleanze mobili, smobilitazioni di eserciti e mercato di mercenari e balle di fuffa. Scrive Machiavelli che è tipico degli italiani simulare battaglie disegnando accampamenti col gesso e cavalcando cavalli di legno con speroni di balsa verniciata. È vero che però voltammo per primi al mondo la cupola del duomo di Firenze quando gli altri caproni d’Europa non sapevano nemmeno fare l’arco con la centina e restavano sul gotico per obbligo e non per spiritualità. Ma non a tutto c’è un limite, specialmente alla rigorosa approssimazione e allo sparpagliamento deresponsabilizzato che è l’eroe arlecchinesco di questa fase storica in cui viviamo. Il Vice Re della Campania De Luca Primo, decide di sistemare le sue provincie con lo Sputnik che stranamente Putin riceve a titolo dimostrativo anche quattro volte l’anno – “ieri il presidente russo si è vaccinato” – ma di cui i russi fanno uso parsimonioso, infatti si vaccinano poco e muoiono parecchio. L’Ema deve dare la sua benedizione, ma non si sa quando perché il vaccino fai da te è rischiosissimo se non sai esattamente che roba è quella che ti inoculano.
Anche la caccia al tesoro del vaccino altrui va benissimo e tutti sequestrano qualcosa e questo fa parte dello spirito del gioco anche se non dello Zeitgeist o spirito dei tempi che è un’altra cosa.
Quando si viaggia, con foglio di via autoprodotto con la stampante di casa in cui si può scrivere quel che si vuole (tipo: vado dalla nonna malata ai margini del bosco prima che il lupo se la pappi), si arriva sempre in nuove città ma antiche, coi bastioni bardati e la festa della ricotta patrimonio dell’Umanità Premio Unesco e troverete in ogni contrada un cerusico che vi dirà cose diverse sulle pratiche per ammazzare lo virus, vuoi con appropriate maledizioni, vuoi con il lanciafiamme Pfizer, o Moderna, l’AstraZeneca, i fumenti, le acque sulfuree e vini del contadino assolutamente vegani naturali ecologici che però puzzano di piedi, del contadino. È un’Italia imponente, maestra di vota che tutti o quasi ce la invidiano. Peggio, ce la ignorano. Ieri sul New York Times, raro titolo su di noi: “L’Italia si decide a vaccinarsi e comincia vedere la luce in fondo al tunnel, a meno che non sia il solito treno, vedremo”.
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