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Il concetto di criminale per nascita nelle teorie di Lombroso e il pregiudizio nei confronti delle popolazioni del Sud
Si parte da Lombroso della fine dell’Ottocento che basa le sue teorie sul concetto di criminale per nascita. Dal 1860 l’esigenza di avere una immagine del Sud che fosse abitato da popolazioni inferiori, verso i quali fosse possibile atteggiamenti più permissivi e duri, alcune volte violenti, era utile a consentire una maggiore disinvoltura verso coloro che erano stati annessi al Regno d’Italia. Il progressivo impoverimento con conseguente emigrazione dei più poveri e meno formati degli anni del dopo guerra ha confermato in molti l’idea che i meridionali fossero inferiori. E di fronte alle eccellenze professionali, con le quali i nordici si dovevano confrontare nelle attività professionali, dove vi erano meridionali che diventavano loro capi e che mettevano in discussione il loro convincimento, la via di fuga era “non sembri nemmeno meridionale”.
Questo convincimento non é stato indolore. Ed ha portato alla teoria della locomotiva e dei vagoni, che vede il Sud un peso che si deve trasportare. Per cui si possono adottare politiche di sviluppo penalizzanti, come far arrivare l’autostrada del sole fino a Napoli e l’alta velocità ferroviaria a Salerno.
D’altra parte se una parte produce la maggior parte del Pil del Paese, ha in mano i quotidiani cosiddetti nazionali, le televisioni e tutti i media, comprese le radio, ha anche facilità a fare passare una vulgata che poi convince i meno attrezzati che in realtà i meridionali sono inferiori, poco laboriosi, un po’ lestofanti, che vogliono essere mantenuti e recentemente anche poltronari, occupabili, e che però pretendono il reddito di cittadinanza. L’episodio Lollobrigida “ meno male che la siccità ha colpito il Sud” é un modo improvvido di un retrostante pensiero che il Sud ha meno peso.
Non c’è volontà di disprezzo e il Ministro non si rende forse nemmeno conto della gravità delle affermazioni. Ma è la realizzazione plastica di un pregiudizio ormai consolidato e diventato verità.
Ovviamente risalire la china é estremamente complesso anche se è possibile. Il cambio di paradigma avvenuto a Napoli, per tanto, troppo tempo, considerata da saltare a piè pari da qualunque circuito turistico, ci fa capire che in realtà si può se si vuole. E che soprattutto la mobilità, che i collegamenti aerei low cost hanno consentito, porta ad una conoscenza diretta dei luoghi e delle persone, che può far cambiare totalmente la vulgata prevalente e spesso interessata.
Il numero di visitatori di città come Bari, Napoli, Palermo, Catania o Reggio Calabria stanno convincendo molti che la favola della necessità di avere il giubbino antiproiettile per circolare in tali realtà é da riportare nell’alveo delle fake news. E che oggi, come si vede dai fatti di cronaca, è più difficile e pericoloso girare attorno alla stazione ferroviaria centrale di Milano che nel rione sanità di Napoli.
D’altra parte alimentare tali forme di vulgata è stato utile anche a fare localizzare molti grandi eventi nella parte settentrionale del Paese, con la scusa che le realtà meridionali non erano pronte.
È così quando un gruppo di “buontemponi”, del quale facevo parte, si permise di candidare Palermo per le olimpiadi, la reazione di qualche quotidiano nazionale titolato, attraverso propri opinionisti accreditati e riconosciuti, fu quella di dire che visto che l’amministrazione comunale non era in grado di far crescere l’erbetta verde al foro italico era incredibile che si potesse candidare a un tale evento. In realtà il tema era che disturbava l’accordo già consolidato tra Milano e Roma, per cui la prima avrebbe avuto l’Expo e la seconda le Olimpiadi, che poi saltarono per l’insipienza dei Cinque Stelle che fecero “il gran rifiuto”.
Ovviamente un racconto di un Sud inadeguato faceva comodo anche quando si dovevano presentare le candidature a livello europeo per le sedi di agenzie della comunità, che ovviamente non potevano essere localizzate in realtà con una reputazione così scadente.
D’altra parte il Sud spesso per alimentare tale immaginario ci mette del suo. Soprattutto quando prevale una classe dominante estrattiva, spesso non adeguatamente attrezzata dal punto di vista culturale. Che della chiusura delle proprie realtà fa uno strumento per continuare a prevalere e a gestire. L’apertura a investimenti internazionali mette alla frusta anche le incapacità delle amministrazioni locali di gestire a livello adeguato. È di qualche giorno fa il racconto del nuovo direttore di Villa Igiea, del gruppo Rocco Forte, a Palermo, che riportava lo spostamento di un incontro importante da Palermo a Barcellona per problemi riguardanti la non adeguata pulizia della città.
Quindi pregiudizio certamente, ma anche sciatteria e prevalenza di personaggi inadeguati nella gestione delle amministrazioni pubbliche. Alcune volte vi sono stati governatori eletti, anche recentemente, assolutamente improponibili, che hanno cancellato e fatto dimenticare i Don Sturzo, o i De Mita, i Moro o i Piersanti Mattarella, provenienti dalle realtà meridionali.
Per superare l’impasse che stiamo attraversando è necessario riprendere quell’orgoglio identitario che si è perso. Il più grande danno fatto dal processo unificatore è stato quello di aver fatto perdere al meridionale l’orgoglio di essere tale. Spesso diventando un argomento da comici il fatto di essere nati a Canicatti o a Carrapipi, come veniva chiamata Valguarbera Caropepe, e invece degno di apprezzamento una nascita ad Abbiategrasso. Il dialetto lombardo apprezzabile e quello napoletano o siciliano che individuava soltanto degli emigranti, come ben evidenziato da Massimo Troisi nei suoi film.
Il ruolo che in tutto questo possono avere i quotidiani che si pubblicano nel Sud è fondamentale. Che la smettano di scimmiottare i cosiddetti quotidiani nazionali, ma che diventino effettiva voce di una realtà in movimento, rifiutando di volta in volta quel ruolo ancillare che le si vuole affidare, in una posizione coloniale comoda, per cui di volta in volta diventa la batteria del Paese, piuttosto che il suo giardino d’estate o la riserva da bloccare in funzione di un Nord sviluppato come fosse la sua Amazzonia.
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