Matteo Salvini, leader della Lega
9 minuti per la letturaINNANZITUTTO bentornato al Sud, onorevole Salvini. Ci faccia dire però che il suo tentativo di trasformare la Lega in un partito nazionale (“Noi con Salvini”) sembra sfumato. Ha prevalso il ritorno alle origini. La Lega Nord esportata al Sud rimane un ossimoro. Ha ragione il neo-ministro Giancarlo Giorgetti a delimitare i confini della vostra influenza oppure coglierete questa occasione per riprovarci e dotarvi di uno spessore nazionale?
“In questi anni ho fatto l’abitudine a sentirmi dire che non saremmo mai riusciti a fare ciò che ci eravamo prefissati: è stato così per Quota cento, per il blocco degli sbarchi, per la lotta alla mafia, per il Ponte di Genova. Ciclicamente, lo stesso ritornello torna anche sul radicamento della Lega al Sud, nonostante i 40 Sindaci, a Foggia come a Potenza, a San Giuseppe Vesuviano come a Taurianova, i 24 consiglieri nelle Regioni del Sud a statuto ordinario, il presidente della Calabria, Spirlì, senza dimenticare le centinaia di consiglieri comunali, di sezioni aperte con l’impegno di migliaia di iscritti in tutte le città più importanti, ma soprattutto in una miriade di piccoli Comuni, dove giorno dopo giorno stiamo facendo crescere una classe dirigente nuova, capace di ridare forza ai territori e alle migliori energie del nostro straordinario Mezzogiorno”.
Capitolo Recovery fund. L’Italia ha ottenuto più risorse di altri paesi per rilanciare le sue zone più arretrate. Bruxelles però approverà i nostri progetti solo se rispetteranno questa condizione di base: la maggior parte dei fondi dovrà essere impiegata per lo sviluppo del Mezzogiorno. Sottoscrive?
“Per il Mezzogiorno è una occasione storica per passare dalle promesse mancate e dai soldi a pioggia agli amici a un piano di rilancio vero che parta da lavoro e infrastrutture. Servirà equilibrio e logica di sistema, cogliendo l’occasione di liberare dai cassetti le decine di progetti che devono tramutarsi in cantieri, strade, viadotti, ferrovie, investimenti per lo sviluppo strutturale dell’intero Paese. Prima vediamo cosa serve realmente al Sud, e poi quanto serve. Tra le prime cose cito il Ponte sullo Stretto. Dopo anni di chiacchiere mi piacerebbe che fosse la Lega a realizzare questo grande opera che significa sviluppo, efficienza, 100mila posti di lavoro, dimezzamento dei tempi di collegamento tra Roma e Palermo. Miliardi ben spesi. Con le necessarie infrastrutture, il Sud ha tutte le carte in regola, non solo per crescere economicamente, ma anche per diventare una fondamentale piattaforma a sostegno della manifattura e dell’industria dislocata nelle regioni settentrionali. Questo è ciò che intendo quando dico equilibrio e logica di sistema. Ma bisogna fare presto. Abbiamo perso fin troppo tempo. Anche per questo oggi (ieri, ndr) ho parlato con i governatori Spirlì e Musumeci”.
La Lega punta a rilanciare l’Ilva di Taranto con la produzione di acciaio necessaria a realizzare il Ponte di Messina. Fin qui ok. Ma come la mette con Super-ministero alla transizione ecologica? Ambientalisti e grillini saranno d’accordo o impugneranno tutto l’impugnabile? Lei sa bene che il modello Genova non è riproducibile. E’ una deroga eccezionale in contrasto con tutte le direttive Ue.
“Volere è potere. Il modello Genova, nato sull’emergenza, è il modello vincente. Per metterlo a regime non servono deroghe europee, ma è sufficiente sfrondare il codice degli appalti ribaltandone l’assurda prospettiva che al momento subordina tempi, efficienza e responsabilità a una mole di burocrazia immensa, la stessa che spesso scoraggia i migliori investitori stranieri e italiani dal partecipare alle gare. Sono sicuro che il presidente Draghi saprà trovare la formula adeguata per archiviare lungaggini, polemiche e ritardi e dare un deciso colpo di acceleratore allo sviluppo del nostro Paese. Il Ponte ad esempio, costruito in acciaio nel rispetto dell’ambiente, tre corsie per ogni carreggiata più due binari, utilizzerebbe l’acciaio prodotto a Taranto per 4 anni e garantirebbe a breve un recupero di tutti i costi sostenuti, con benefici anche per i porti di Gioia Tauro e di tutta la Sicilia per la distribuzione di merci in Europa”.
A proposito dei porti. Quelli del Sud per la loro posizione geografica sarebbero l’ hub naturale del Mediterraneo. Come dimostrano del resto gli sbarchi di immigrati. Un tema che a lei, come è noto. fa venire l’orticaria. Come spiega allora che nel Recovery plan del fu Conte2 i porti di Gioia Tauro e Taranto sono stati derubricati a porti locali a totale beneficio di Genova e Trieste? Si impegna qui a riscrivere quel testo bilanciando le risorse?
“Premesso che gli sbarchi di migliaia di immigrati irregolari non sono un mio capriccio ma un problema di sicurezza, salute e lavoro per l’Italia e per l’Europa, quanto accaduto durante il Governo Conte bis ai porti di Taranto e Gioia Tauro è emblematico di quanta miopia abbia indirizzato gli atti di quella stagione sciagurata che finalmente ci lasciamo alle spalle. Ora spero che tutte le forze politiche abbiano il coraggio di guardare avanti con la consapevolezza che l’Italia riparte soltanto se impara a mettere in rete le sue infrastrutture, a partire dal sistema portuale che deve tornare a essere il nostro punto di forza, in una visione d’insieme dove Taranto non sia più in competizione con Napoli o Genova, ma tutte siano parte di un sistema portuale che attragga nel nostro Paese la gran parte dei traffici commerciali del Mediterraneo. A proposito di Gioia Tauro sono d’accordo con Camera di Commercio e Confindustria di Reggio Calabria: serve che venga realizzato il retroporto, visto che c’è lo spazio. Questo intervento consentirebbe di svolgere attività di logistica: diventerebbe il porto più attrattivo con centinaia di posti di lavoro. Un progetto da accompagnare con l’adeguamento della ferrovia”.
Dal 2000 al 2017 gli investimenti pubblici in sanità sono stati pari a 84,4 euro pro capite per un cittadino emiliano-romagnolo, mentre un campano ha ricevuto circa 20 euro e un calabrese 15,9 euro pro capite (fonte Corte dei conti). Non le chiedo onorevole di mettersi contro il suo elettorato doc ma le chiedo: conviene al Paese continuare ad avere cittadini di serie A e cittadini di serie B ? E non crede questo sud così impoverito non convenga a nessuno? Venti milioni di persone che potrebbero essere il primo mercato di “esportazione” e che invece sono allo stremo. In alcuni casi anche al di sotto della soglia di povertà.
“La Lega è il primo partito italiano che prende voti da Bolzano a Lampedusa. Negli anni da lei indicati per la maggior parte ha governato la sinistra. Sono convinto che non possiamo essere competitivi se abbiamo zone del Paese dimenticate: per questo abbiamo tre ministeri che saranno utili per dare risposte a tutti da Nord a Sud. Io sono sicuro che il Sud abbia potenzialità immense, a cui il Governo deve dare respiro per potersi esprimere. Il mio impegno è indicare un orizzonte di sviluppo, di innovazione, di cultura, di collegamenti internazionali che permettano alle nuove generazioni di costruirsi un futuro senza dover più emigrare per vedere riconosciuti i propri talenti. Per farlo occorre concretezza, non ideologie. Servono investimenti, lavoro, dignità, non elemosine di Stato”.
Il Mezzogiorno, svuotato da anni di saccheggio tecnologico, industriale e intellettuale, si porta dietro da anni un deficit di classe dirigente. I dati relativi ai livelli di impegni di spesa dei fondi europei (Fesr e Fse), a parte la Puglia, per tutte le altre regioni oscillano tra 50% e il 70%. La soluzione non è ovviamente tagliare i fondi ma creare una regia adeguata ed efficiente, creare insomma le condizioni per gestire le risorse del Next generation Eu. Cosa suggerirà la Lega a Draghi e al governo?
“Prima di tutto credo che sarà fondamentale non solo un puntuale monitoraggio dei progetti del Next Generation Eu, ma, fedeli allo spirito che imprime il nome a queste risorse, dovremo approfittarne per creare in ogni territorio del Paese una filiera amministrativa capace di portarne a compimento di nuovi, anche quando ci saremo lasciati alle spalle questa difficile crisi”.
La Pandemia ha messo a nudo tutti i limiti del nostro federalismo. La riforma incompiuta del Titolo V. Avere venti sanità diverse e tutte senza un solo piano pandemico aggiornato è forse all’origine del disastro. Il Covid ha trovato terreno fertile, specie in Lombardia (lo ammetta, onorevole Salvini altrimenti non avreste chiamato la Moratti). Insisterete con l’autonomia differenziata oppure è meglio prendersi una sana pausa di riflessione?
“Se non ci fossero stati sindaci e governatori, avremmo avuto problemi ancora più drammatici visti i ritardi e i pasticci del governo centrale che non ha reperito a sufficienza respiratori e mascherine. Meno male che esistono le autonomie. Ricordo che la richiesta di maggiori competenze in ambito regionale è espressamente prevista dalla nostra Costituzione che all’articolo 3 riconosce le autonomie locali e all’articolo 117 disciplina la cornice in cui deve articolarsi il dialogo con il Governo. Una possibilità che riguarda tutti i territori e che al Sud potrebbe aprire spazi interessanti sul turismo, sulla gestione dei beni culturali, all’organizzazione della pesca, tutti ambiti dove certamente le Regioni farebbero meglio dello Stato Centrale”.
Capitolo nuovo governo. È vero che nell’incontro, per così dire, “segreto” con Zingaretti avete stretto un patto di non aggressione, né aderire né sabotare le iniziative dell’altro almeno fino a quando sarà finita l’emergenza sanitaria?
“L’incontro è stato così segreto da essere organizzato nel mio ufficio alla Camera dei deputati, in pieno centro a Roma. Con Zingaretti in realtà abbiamo parlato soltanto di concretezza, di lavoro, di Ilva e di crisi aziendali in corso e alle porte. Sui principi, sull’idea di Italia, ci divide un oceano di differenze, ma mi auguro che, come accade nelle democrazie evolute, per dare risposte concrete agli italiani si possa collaborare lealmente”.
L’alternativa è sostenere Draghi e volta per volta sparare fuoco “amico” sugli alleati. La stessa che adottaste nello sventurato governo gialloverde attaccando un giorno sì e l’altro pure i poveri grillini. Per ora nel mirino sono finiti Lamorgese, Speranza e Arcuri.
“Nessun mirino, nessuna polemica. Chiediamo solo la difesa dei confini nazionali, regole certe nella gestione dei flussi migratori, trasparenza e ragionevolezza nelle misure di contrasto alla pandemia, efficienza nel piano vaccini. A noi interessa cosa e come fare. Sui nomi la nostra fiducia in Draghi, nella sua esperienza e nella sua autonomia, prevale su qualsiasi altra considerazione”.
Chiederete che il commissario faccio-tutto-io Arcuri venga ridimensionato?
“Le priorità del Paese in materia sanitaria sono: vaccini, cure domiciliari e ospedaliere, trasparenza, dialogo con i cittadini, con il Parlamento, con il Governo e con le Regioni. Non è una questione di nomi, ma di concretezza”
Essere credibili a Bruxelles dopo aver sempre duramente criticato l’Europa oggi per voi è possibile ma solo perché c’è Draghi che farà da garante. Ma cosa farà, lei, onorevole Salvini , ogni volta che sulle nostre coste sbarcherà una nave piena di immigrati. Si girerà dall’altra parte?
“Difendere i confini non è un capriccio di Salvini, ma un sacro dovere previsto dalla nostra Costituzione per ogni cittadino italiano. Sui flussi migratori mi aspetto che l’Europa si faccia carico di un problema che non può essere soltanto italiano, così come si metta in campo una strutturata azione diplomatica nei confronti della Libia, dove purtroppo nel corso dell’ultimo anno l’Italia ha perso gran parte della sua influenza geopolitica. Dobbiamo recuperare terreno al più presto”.
Mai come questa volta il Mezzogiorno è scarsamente rappresentato in questo governo. Tre ministri su 4 sono del Nord . Più a Sud di Potenza non si scende. Solo un caso?
“I nomi, come tutti sanno, sono stati scelti autonomamente dal Presidente Draghi e le ripartizioni Nord-Sud sinceramente non mi appassionano, né credo siano un pensiero per i cittadini italiani che soffrono questa maledetta crisi”.
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