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Studenti fuori da una scuola dopo la scossa di terremoto

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Non è una notizia, anche se si spera che prima o poi lo diventi. In Calabria, in zona 1, è antisismica solo una scuola su 6. Parliamo di una regione il cui territorio è totalmente ricompreso nelle aree 1 e 2, vale a dire ad altissimo ed alto rischio sismico (i comuni classificati zona 1 costituiscono il 62% del totale, il restante 38% degli enti locali è comunque classificato come zona sismica 2, dove cioè forti terremoti sono possibili).  Secondo Openpolis, a Catanzaro, le scuole antisismiche sono 4 su 59.

Il capoluogo, classificato come zona 2, ha solo il 7% degli edifici scolastici antisismici. Una situazione ancora più grave si registra a Reggio Calabria (zona 2), il comune più popoloso della regione, dove solo 3 delle 107 scuole sono a progettazione antisismica (3%).

Da questo punto di vista, Crotone si distingue positivamente rispetto alle altre città principali con una quota del 23% di scuole a norma, ampiamente superiore alla media regionale del 16%. Complessivamente le città principali, i cosiddetti poli, tra cui quelle appena citate, hanno in media solo l’8% di edifici scolastici antisismici. Un dato allarmante, considerando che si tratta di territori dove si concentra la maggior parte della popolazione e dove si ritiene che le scuole accolgano un maggior numero di studenti. Al contrario, i territori periferici e ultraperiferici, quelli che hanno un accesso più limitato ai servizi essenziali e quindi all’istruzione, hanno quote più alte, pari in media al 16,8% di scuole antisismiche.

La Calabria, nello specifico, secondo l’ultimo Rapporto “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – I dati regione per regione 2021”, a cura del Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC), ha un certificato di agibilità solo per il 21,16% delle proprie scuole, a fronte del dato nazionale del 39,06%, ed un certificato di collaudo statico nel 44,42% degli istituti, contro il 53,76% nazionale. Con l’intero Mezzogiorno che non si discosta molto – e in diversi casi in modo peggiorativo – da un simile quadro.

La pubblicazione del Gruppo CRC infatti offre una fotografia regione per regione sul capitolo relativo alla sicurezza nelle scuole che, pur registrando un trend leggermente migliorativo dei relativi indicatori, sottolinea chiaramente come le situazioni più critiche permangano al Sud. Un esempio per tutti: la presenza già bassa del certificato di agibilità, che in Italia è presente come detto nel 39,06% degli istituti scolastici, in alcune regioni è inferiore di oltre 10 punti rispetto alla media nazionale: in particolare per Lazio (-25,12), Sardegna (-21,76), Calabria (-17,90), Sicilia (-13,52) e Abruzzo (-12,12).

Per quanto riguarda il collaudo statico, se la percentuale degli edifici nazionali a norma tocca come visto il 53,76%, la Campania si ferma al 34,37% di edifici censiti, mentre la Lombardia ha il 71,03% di certificazioni presenti nei propri edifici scolastici, il Piemonte il 69,47% e l’Emilia Romagna il 68,03%.

In generale, sulla base di quanto riportato dal Rapporto annuale che il Gruppo CRC compila anche a livello nazionale – e sulla base dei dati forniti dal Ministero dell’Istruzione relativi all’anno scolastico 2019-2020 –  le 8.233 istituzioni scolastiche statali comprendono 40.749 sedi scolastiche (32.6% infanzia, 36.6% primaria, 17.7% secondaria di I grado e 13.1% secondaria di II grado), mentre sono complessivamente 7.599.259 gli studenti ospitati in 369.769 classi. A questi dati vanno aggiunte 12.564 scuole paritarie, di cui il 71.3% scuole dell’infanzia, per un totale di 866.805 studenti. Tra studenti e personale scolastico, oltre 10 milioni le persone che frequentano la scuola quotidianamente. Ebbene, a fronte di numeri così importanti, il patrimonio dell’edilizia scolastica è ad oggi piuttosto vecchio: il 42% delle scuole italiane è stato costruito prima del 1971, il 30% tra il 1971 e il 1983 e il 28% dal 1984 in poi; solo il 39% possiede l’agibilità e il 54% ha effettuato il collaudo statico. E nonostante il 43% delle scuole insista in zone sismiche a elevato rischio, soltanto il 13% degli edifici è stato progettato o successivamente adeguato alla normativa antisismica. Con una sottolineatura di non poco conto: ad oggi, gli asili nido non sono compresi nell’Anagrafe dell’edilizia scolastica, nonostante ospitino 320.296 bambini tra 0 e 3 anni, in 11.017 strutture pubbliche e private.

Dei 700 comuni a maggior rischio sismico in Italia, resta co-munque il fatto che 257 sono calabresi (il 36,7%). Territori che – sempre secondo Openpolis – insieme costituiscono più della metà della regione. Seguono la Campania (18,4%), l’Abruzzo (13%) e la Basilicata (6,4%). Eppure, proprio nelle regioni più a rischio, ci sono meno scuole antisismiche. In pratica, se Calabria e Campania sono le regioni con più comuni a maggior rischio di terremoti, queste due regioni sono anche le uniche dove la percentuale di edifici scolastici antisismici in zona 1 è inferiore alla media nazionale (25%).

Alla luce di questi numeri, non è un caso che la messa in sicurezza degli edifici scolastici, così come la costruzione di nuove scuole e nuove palestre, sia stata una delle priorità dei bandi sulla scuola finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resi-lienza (Pnrr). L’indicazione, a novembre scorso, da parte del ministro dell’Istruzione Bianchi, della ministra per il Sud, Mara Carfagna e della ministra per le Pari opportunità, Elena Bonetti, sulla destinazione dei primi  710 milioni per la messa in sicurezza delle scuole (sui 5,2 miliardi della prima tranche, a cui se ne aggiungeranno altri 12 sull’intero capitolo istruzione) segna in questo senso una svolta storica non solo per l’impegno di spesa, ma anche per la quota riservata al Mezzogiorno, che intende ridurre in modo significativo, tra gli altri, gli storici divari territoriali del patrimonio scolastico, particolarmente precario nelle regioni di area 1 e 2, prima in assoluto, appunto, la Calabria.

La percentuale di investimenti dedicata al Sud – nella misura del 40% riguardo la messa in sicurezza degli edifici scolastici a rischio sismico ed ambientale – tiene conto proprio della necessità di un riequilibrio del territorio nazionale rispetto a parametri molto disomogenei, ma anche rispetto ai diritti fondamentali ed ai servizi al cittadino, in particolare ai minori, come quelli legati ad una istruzione svolta in contesti sicuri, accoglienti e funzionali. In grado, a sua volta, di rendere effettivi i diritti fondamentali dell’Infanzia e dell’adolescenza, per la cui applicazione l’Italia affronterà l’esame da parte dell’Onu nel 2023.

Le risorse del Pnrr e la loro ripartizione – insieme agli strumenti di semplificazione messi a disposizione degli enti locali dal Ministero per agevolare la partecipazione ai bandi e la realizzazione dei lavori e all’assistenza ai territori grazie alle convenzioni stipulate dal Miur con Cassa depositi e prestiti, Agenzia per la coesione, Consip, Autorità nazionale anticorruzione, Sogei, Gse – tengono finalmente conto del lavoro e della pressione dal basso di associazioni, prima fra tutte Cittadinanzattiva, che sono riuscite a far comprendere come l’edilizia scolastica rappresenti un’emergenza nazionale sulla quale investire.

Allo stesso modo nella nuova agenda politica si tiene conto degli innumerevoli documenti stilati periodicamente da organi nazionali ed internazionali – Onu, Ocse, Corte dei Conti, Istat – che insieme a indicazioni e raccomandazioni all’Italia sull’urgenza degli investimenti da mettere a punto sulla sicurezza scolastica, tracciano ormai da anni uno stato dell’arte impietoso. Un quadro che non lascia spazio a dubbi circa il grado di abbandono di aule e istituti, che al Sud registra condizioni croniche di disagio quando non di vero e proprio degrado.

Il Pnrr ha molto chiara la necessità di invertire la rotta, prevedendo, nella missione 2, una componente dedicata all’efficienza energetica ed alla riqualificazione degli edifici, con un investimento di 800 milioni che si concentra sulla progressiva sostituzione di parte del patrimonio edilizio scolastico obsoleto. E uno dei principali obiettivi è proprio quello di aumentare la sicurezza sismica: un piano che mira ad intervenire su circa 195 edifici scolastici, con conseguente beneficio su circa 58mila studenti.


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