Un progetto di ponte sullo Stretto di Messina
3 minuti per la letturaIL PROGETTO a campata unica del Ponte di Messina è l’opera più grande, più dibattuta e tuttavia meno conosciuta d’Italia. Se realizzato, potrebbe modificare in favore della Sicilia e dell’Italia intera gli attuali equilibri socio economici del mare Mediterraneo.
Il progetto (definitivo) scaturisce da ben tre concorsi internazionali di vario grado in cui si sono cimentate le più importanti società di ingegneria del mondo e attraverso i quali sono state scartate le soluzioni impossibili (tunnel, ponte a due o a tre campate) mettendo a frutto gli studi quarantennali svolti dalla società Stretto di Messina che hanno consentito di risolvere i notevoli problemi derivanti dal complesso assetto geologico dello stretto, dalla sua orografia, dalla sua sismicità, dalle insidie del vento, dai delicati rapporti urbanistici con l’entroterra calabro e siciliano.
Il progetto definitivo esiste ed è stato redatto già diversi anni fa dalla società d’ingegneria danese COWI, progettista dei più grandi ponti del mondo, per conto di Eurolink General contractor; progetto verificato in parallelo dalla PARSONS, società d’ingegneria statunitense tra le più grandi del mondo; progetto infine validato dal R.I.N.A. Il progetto venne approvato (con prescrizioni) e il Comitato scientifico presieduto da Giulio Ballio (già Rettore del Politecnico di Milano) diede il via alla progettazione esecutiva, che doveva essere completata entro 6 mesi.
Il governo Monti annullò la gara per non aggravare il deficit del bilancio statale, con ciò provocando il contenzioso (ancora non risolto) col General contractor Eurolink. Poco tempo dopo il Ministero dell’ambiente emise sul ponte un parere ambientale negativo, adducendo il problema degli uccelli migratori che avrebbero incontrato sullo Stretto l’ostacolo del ponte, dimenticando che, allora come oggi, lo Stretto è uno dei luoghi più inquinati del mediterraneo proprio a causa del fitto via vai di traghetti che lo attraversano, come documentato da un libro inchiesta di Giovanni Mollica, potenzialmente attrattori di finanziamenti poco limpidi.
NESSUN VERO OSTACOLO TECNICO SI FRAPPONE ALLA REALIZZAZIONE DEL PONTE DI MESSINA
È storicamente documentato che è l’infrastruttura che genera domanda e comunque il costo annuo dell’insularità siciliana, secondo uno studio della stessa Regione Sicilia supera i 6 miliardi l’anno! Ciò significa che con il solo suddetto risparmio si potrebbe realizzare un ponte all’anno, incluse le opere a terra e quelle di compensazione
Se il governo Monti non avesse cancellato per legge il Ponte (con un contenzioso tuttora in essere dell’ordine di circa 800 milioni, con costi già sostenuti per svariate centinaia di milioni e costi correnti per la liquidazione della società Stretto di Messina ancora in essere) l’opera sarebbe già transitabile con enormi vantaggi per il SUD. Ci sarebbe, a Messina, la metropolitana di superficie e la riqualificazione dei waterfront su entrambe le sponde dello Stretto.
Ce n’è abbastanza per smontare qualsiasi obiezione alla realizzazione dell’attraversamento stabile dello Stretto. Il progetto c’è; basta solo aggiornarlo passando dal definitivo all’esecutivo. Il contraente generale ha pubblicamente dichiarato che può riprendere i lavori immediatamente realizzando il ponte a fronte della concessione statale ,lasciando allo Stato la realizzazione delle opere a terra. Il recente stanziamento di 50 milioni di euro del Ministero delle Infrastrutture per ulteriori studi comporterà una ulteriore perdita di tempo e di risorse che si potrebbero risparmiare avviando la realizzazione dell’opera.
In conclusione: non fare il ponte ormai costa allo Stato più che farlo. E allora perché non farlo se non per motivi puramente ideologici?
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