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Con la rete al centro. Sperando magari di poter utilizzare il modello Terna come possibile soluzione. Un ruolo fondamentale, da attribuire alla Cdp per essere certi che la fibra ottica arrivi anche a sud a prezzi competitivi.

La proposta di Kkr per Tim è sul tavolo del governo che si prepara ad avviare un primo esame. Il supercomitato di ministri ed esperti sarebbe infatti pronto a riunirsi a breve per cominciare a vedere le carte. Con un mandato ben chiaro: analizzare la proposta del fondo Usa con la massima attenzione su due questioni considerate cruciali, rete e occupazione. E sapendo di avere in mano l’arma del Golden Power.

Oltre all’ipotesi, che secondo indiscrezioni il governo starebbe valutando, di rafforzare il ruolo di Cdp, che ha una partecipazione del 9,81% in Tim e il controllo l’operatore della fibra Open Fiber: un’opzione sarebbe quella di creare una nuova rete che coinvolga entrambe le società, da porre sotto il controllo pubblico. Il gruppo di lavoro creato dall’esecutivo per seguire la vicenda e ufficializzato dalla nota che il Tesoro ha diffuso dopo il cda di Tim di domenica, è pronto ad entrare in azione, con un primo incontro atteso in settimana, forse già nelle prossime ore.

Della task force fanno parte gli esponenti di Governo competenti (i ministri Franco, Giorgetti e Colao, i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli e Franco Gabrielli, il consigliere economico del premier Francesco Giavazzi e il capo di gabinetto del Tesoro Giuseppe Chine’), ma anche amministrazioni ed esperti. Al centro delle preoccupazioni del governo c’è prima di tutto la rete di Tim, con i suoi 114,3 mln di km di rame e 20,4 milioni di km di fibra, ma anche quella di Sparkle, società del gruppo che gestisce una rete di cavi in fibra da oltre 600mila km fra Europa, Africa, America e Asia.

“Tim è il maggiore operatore di telefonia del Paese. È anche la società che detiene la parte più rilevante dell’infrastruttura di telecomunicazione”, ci tiene a sottolineare il Tesoro, che è azionista di Tim attraverso Cassa Depositi e Prestiti (9,81%). I progetti del fondo Kkr per l’infrastruttura di Tim saranno dunque l’osservato speciale del governo.

L’esecutivo, che intende seguire con attenzione gli sviluppi della manifestazione di interesse, avverte infatti che “valuterà attentamente” proprio questo nodo, anche riguardo all’esercizio delle proprie prerogative. Ovvero la possibilità di applicare il golden power, lo ‘scudo’ che l’esecutivo può applicare per proteggere una produzione strategica da azioni predatorie oppure semplicemente è necessario che resti italiana: condizioni che possono far scattare i ‘poteri speciali’ per bloccare la vendita (veto) oppure porre delle condizioni.

Nel mirino, poi, ci sono anche altre questioni particolarmente care al governo. Il gruppo di lavoro dovrà infatti capire se i progetti del fondo americano sono compatibili con l’obiettivo del rapido completamento della connessione con banda ultralarga, in linea con quanto previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ma anche con gli investimenti necessari nello sviluppo dell’infrastruttura e soprattutto con il delicato tema della salvaguardia e crescita dell’occupazione.

Il tema lavoro, con in ballo i 40mila dipendenti di Tim, preoccupa in particolare i sindacati, che si stanno già mobilitando e che l’azienda incontrerà il primo dicembre. Il dossier scalda anche la politica, che chiede che il confronto venga portato anche dentro il Parlamento. Sullo sfondo il governo guarda con attenzione anche al dopo Gubitosi, con i nomi che già circolano come possibili successori, dall’interno Pietro Labriola, ceo di Tim Brasil, all’ex a.d. di Cdp Fabrizio Palermo.

Una candidatura non proprio fortissima considerando che il dossier della rete unica su cui aveva lavorato si è oramai impantanato nonostante l’uscita di scena di Enel dall’azionariato di Open Fiber avesse fatto sperare in un’accelerazione. La rete è al centro dei finanziamenti del Pnrr. Sono previste 6,71 miliardi di risorse destinate a realizzare interventi sulle reti a banda ultra-larga, di cui 2,02 miliardi per lo sviluppo del 5G.

“A gennaio 2022 pubblicheremo i bandi, entro giugno saranno aggiudicati, così da rispettare la prima milestone europea” ha dichiarato Colao. Entro fine novembre è atteso il provvedimento dell’Agcom che regolamenterà le condizioni di accesso alle reti finanziate. Per costruire i bandi il modello a concessione usato nel 2015 per le aree bianche va in soffitta.


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Fabio Grandinetti

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