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Il progetto del ponte sullo Stretto di Messina

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In Confindustria, a Roma, il presidente del Consiglio si è rivolto ieri ai rappresentanti della seconda manifattura d’Europa, cioè a dire, al Nord produttivo.

Ha passato in rassegna i molti motivi di fiducia che il riaccendersi dell’economia trasmette, non sottacendo i motivi di prudenza o di preoccupazione con i quali è bene rapportare questa “ripresa” all’eccezionale caduta per colmare la quale, infatti, occorrerà attendere – diversamente da molti nostri partner – il 2022.

PRIORITÀ INELUDIBILI

Draghi si è rivolto alle imprese rendendo omaggio alla perizia e al coraggio con cui hanno affrontato questa difficilissima traversata e ha sottolineato l’eccezionale resilienza del sistema produttivo dopo il traumatico esito a consuntivo del 2020. Ma, chiaramente, al Paese la resilienza non basta.

Le considerazioni improntate a un pacato realismo rassicurano il Paese che il corpo produttivo è vivo e vegeto, pur se ancora sofferente, e non nascondono che ora esso dovrà confrontarsi con problemi nuovi senza che si siano dissolti problemi vecchi che da più di venti anni frenano l’economia.

Prenderne atto è un’esigenza e insieme un invito ad agire che la pandemia, mettendoci con le spalle al muro, rende improcrastinabile. Se ciò vale per l’Unione europea, esso è quanto mai vero e necessario per l’Italia.

La riflessione del Presidente offre un’esplicitazione “autentica” e a tutto campo delle priorità assolutamente ineludibili sulle quali dovrà spendersi con efficienza ed efficacia questo Esecutivo nel governo del Pnrr se vuole mettere a terra un intervento straordinario che rievoca per intensità di risorse, ma in tempi estremamente più brevi, l’esperienza storica di un passato ormai lontano quando – come oggi – si trattava di “fare miracoli”.

Puntuale, allora, l’intervento straordinario contribuì in modo significativo a quell’obiettivo. Oggi, per molti versi, il compito è più arduo di allora, sia per il contesto generale di una globalizzazione essa stessa in transizione, sia perché, nel caso specifico, è a tutta l’Italia “grande malato d’Europa”, e non solo al Mezzogiorno, che non per caso l’intervento straordinario della Ue oggi è destinato.

SVILUPPO INCLUSIVO

Le decise considerazioni esposte dal Presidente sono di limpida lettura: anzitutto l’impegno dichiarato a riuscire con il Pnrr a «sciogliere i nodi strutturali che legano da anni il nostro Paese».

In altri termini guardare all’economia sapendo che il tema è di intervenire promuovendo un drastico riassetto sociale che investa i temi della giustizia sociale e della coesione.

Quanto all’economia l’impegno è realizzare una “conversione di sistema” capace di garantire consistente e stabile il tasso di crescita di lungo periodo dell’Italia in un quadro di sviluppo inclusivo.

Una prospettiva che è irrealistico prevedere se si continua a tenere nella “riserva indiana” delle sedicenti politiche di coesione venti milioni di cittadini.

È quindi da salutare come coerente e di fondamentale rilievo strategico l’impegno di recuperare il Mezzogiorno a ingrediente essenziale di politiche “nazionali” che innovano e liquidano la pratica di segregazione in benevolente solidarietà.

Il ruolo del Sud esplicitato in Confindustria qualifica il Pnrr, apre reali prospettive alla sfida per la “rinascita” del Paese se si entra concretamente nel merito che rinvia a temi tutti da declinare con grande urgenza.

LE STRATEGIE PER CAMBIARE ROTTA

«La riforma delle Zone economiche speciali… Gli importanti investimenti nei porti e nello sviluppo dell’economia del mare che vogliono riportare di nuovo l’Italia al centro dei traffici marittimi intercontinentali». Sono impegnative linee strategiche che mirano a un radicale e quanto mai necessario cambiamento di rotta, indispensabile per disincagliare il Titanic Italia.

Un così incisivo annuncio di strategia, chiama la necessaria articolata declinazione operativa da garantire con efficacia.


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