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ENTRO il 2030 l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria sarà realtà. Il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna, lo ribadisce con orgoglio nel suo intervento, in collegamento streaming, alla prima edizione della rassegna lucana “Sud&Nord” di Maratea, un laboratorio di idee e proposte promosso dalla “Fondazione Nitti” e dall’associazione “Merita”, che punta a diventare negli anni un luogo di confronto permanente sulla questione meridionale.
Carfagna, tra l’altro, si è detta disponibile ad intraprendere questo percorso, magari coinvolgendo Napoli, la città simbolo del Sud. Il ministro ha parlato della centralità che la rinascita del Mezzogiorno ha per le prospettive di crescita di tutto il Paese. Dignità delle persone, lavoro e utilizzo serio dei beni pubblici: queste sono le tre direzioni su cui punta Carfagna per dare un nuovo corso del Mezzogiorno. Basta a un Sud dimenticato e isolato.
«Finalmente ci sono i soldi per completare l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria, entro il 2026 avremo alcuni lotti, altri entro il 2030. Il decreto legge è stato approvato ieri (giovedì, ndr) al Senato».
Da questo momento non sarà più la spesa storica a determinare gli stanziamenti nazionali per i servizi dei comuni ma l’effettivo bisogno del territorio. E’ un traguardo importante fortemente voluto da Mara Carfagna, che ha trovato nel viceministro all’Economia con delega alla finanza locale, Laura Castelli, un valido e concreto sostegno. E’ l’esempio che le battaglie per il Sud non conoscono “barriere” partitiche. Una donna di Forza Italia e l’altra dei Cinquestelle, hanno dimostrato che occorre un fronte comune per il Mezzogiorno, che Sud e Nord devono viaggiare assieme per costruire una Nazione senza sperequazioni.
Per il ministro «Occorre ridurre i divari infrastrutturali, economici e sociali delle zone meno prospere d’Italia» ed è «utile quando è strumento addizionale e compensativo, non quando diviene un fondo cassa sostitutivo, utilizzato in modo estemporaneo per spese che non trovano altre fonti di copertura».
«In Italia – ha spiegato il ministro – le persone non godono degli stessi diritti e dunque delle stesse prospettive per il futuro, ma sono fortemente condizionate dalla latitudine in cui sono nate o dove si trovano a vivere. Nascere al Sud è diventato una sorta di peccato originale che viene scontato con un minore accesso a servizi essenziali, come l’istruzione». Da qui la necessità di agire rapidamente alla definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep), che non possono «continuare a rimanere sulla carta». La riforma dei Lep è la base per la riunificazione sociale ed economica del Paese, per cancellare finalmente il divario di cittadinanza tra Nord e Sud, tra metropoli e aree interne. «Vi sono aree del nostro territorio in cui il servizio nido non è affatto erogato, oppure è erogato ad un livello assolutamente insoddisfacente: il risultato è che in questi casi le famiglie e, in particolare, le donne sono costrette a rinunciare al lavoro oppure a gravarsi di ingenti spese, per fruire di servizi privati che comunque incidono pesantemente sul bilancio familiare» ha sostenuto il ministro.
Su asili nido e servizi sociali è un battaglia vinta da questo giornale. Vanno riequilibrate le risorse, non aumentata la spesa. Il ministro per il Sud è adesso al lavoro con il ministro dell’ Istruzione, Patrizio Bianchi, quello delle Pari Opportunità e Famiglia, Elena Bonetti, quello degli Affari regionali e Autonomie, Mariastella Gelmini per «un progetto normativo che declini, innanzitutto, il Lep “asili nido”, nella sua dimensione percentuale e di qualità in tutto il territorio nazionale», fino a raggiungere gradualmente la soglia fissata dall’Unione Europea del 33% di bambini sotto i tre anni che hanno accesso a servizi per la prima infanzia in tutto il territorio nazionale.
È un intervento che opererà in parallelo rispetto al piano sull’edilizia scolastica compreso nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)2 e che verrà attuato «attraverso l’iniezione di risorse nel Fondo di solidarietà comunale che però, a differenza del generale meccanismo perequativo, operino verticalmente con destinazione specifica e vincolata in direzione del recupero del divario, rispetto al Lep prefissato dal legislatore statale. Senza penalizzazione alcuna per i comuni che oggi ricevono le risorse».
Nel corso della rassegna di Maratea, il ministro del governo Draghi ha anche illustrato numeri e destinazioni dei fondi del Pnrr per il Mezzogiorno, 82 miliardi dei complessivi 200. Grazie al Pnrr, ha anche sottolineato Carfagna, «saranno potenziate le infrastrutture digitali per portare la banda larga e il 5g» ma anche «per potenziare le competenze digitali». Una vera e propria rivoluzione digitale. «Se riusciremo a realizzare le opere previste, tra cinque anni il Sud avrà cambiato volto e garantire un’occupazione aggiuntiva del 4% per i giovani e di oltre il 5% per le donne». Tav, banda larga dovunque, porti modernizzati (1,2 miliardi di investimento), transizione ecologica e semplificazioni: da questi rilanci passerà il “nuovo” Sud Italia del futuro.
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