Un rendering del Ponte sullo stretto
5 minuti per la letturaCorreva l’anno 2009 e l’allora Presidente della Provincia di Messina Nanni Ricevuto propose una rivisitazione sostanziale del traghettamento nello Stretto di Messina mirato sia ad aumentare le corse dei traghetti tra l’isola ed il continente, ma anche i collegamenti tra le isole eolie e l’area metropolitana di Messina con l’aeroporto di Reggio Calabria.
Non solo fu prodotto ed approvato uno ottimo studio ma anche fu approvata dal Parlamento un’apposita norma per garantire questa implementazione sostanziale dell’offerta di trasporto nello Stretto.
Sarebbe stato quindi sufficiente che le strutture del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Sostenibili avessero raccontato ed esposto al Ministro Enrico Giovannini una simile documentazione, che ripeto è ancora oggi attuale, ed il Ministro non avrebbe chiesto, alla Commissione tecnica per l’attraversamento dello Stretto di Messina insediata al Ministero dalla precedente Ministra De Micheli, di valutare non solo le ipotesi di collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria ma anche le opzioni relative al potenziamento dei servizi esistenti cioè i traghetti, i porti, le stazioni ferroviarie.
In particolare il Ministro Giovannini, non essendo stato informato, ha chiesto di valutare come sarebbe fattibile e quali effetti comporterebbe una sensibile riduzione dei tempi di attraversamento.
Le conclusioni di quella proposta di velocizzazione della offerta di mobilità nello Stretto misero in evidenza che l’unico incremento nella offerta trasportistica era solo quella legata ai collegamenti tra le isole Eolie e la città di Messina con l’aeroporto di Reggio Calabria ma per il collegamento sia delle merci che dei passeggeri tra l’isola ed il continente i possibili vantaggi, in termini di tempi e di aumento della sistematicità dei servizi, erano praticamente quasi inesistenti.
Ed allora quando il Ministro Giovannini apprenderà questi risultati dovrà entrare nel merito delle conclusioni della Commissione istituita, come detto prima dalla Ministra De Micheli; le conclusioni anche se non formalizzate ribadiscono ancora una volta “la necessità di realizzare comunque un collegamento stabile pur non dando indicazione fra le diverse opzioni tecniche visionate; secondo la Commissione in realtà si ritiene percorribile sia il ponte a una campata, sia il ponte a tre campate ed il tunnel flottante o galleggiante considerando invece meno percorribile l’ipotesi del tunnel subalveo soprattutto per motivi di pendenza delle gallerie d’ingresso”.
Ed allora non rimane, come ultima conclusione, per evitare di creare crisi interne alla compagine di Governo, quella di autorizzare l’approfondimento delle tre soluzioni ed aspettare le conclusioni di tali studi di fattibilità. Ma chi come me è anziano, però ancora ricorda gli eventi di un passato lontano e vicino, non può non far presente al Ministro che questi confronti, questi approfondimenti sono stati già tutti fatti ed il Professor Giulio Ballio, ex Rettore del Politecnico di Milano e Presidente del Comitato Scientifico della Società Stretto di Messina, lo ha più volte ricordato, lo ha, in una miriade di occasioni, chiarito.
Ma un altro elemento che ritengo opportuno sollevare è quello del rapporto tra lo Stato e le Regioni Sicilia e Calabria; sicuramente il Ministro Giovannini sa che la Società Stretto di Messina oltre che dall’ANAS e dalle Ferrovie dello Stato era formata anche dalla Regione Sicilia e dalla Regione Calabria e che, come ho già ricordato pochi mesi fa, esiste una sentenza della Corte Costituzionale che impone in modo inequivocabile la sottoscrizione di una apposita “intesa” tra Stato e Regioni su ogni decisione che riguardi scelte strategiche che coinvolgano o non coinvolgano determinati ambiti regionali; per cui decidere di “non decidere”, decidere di non inserire la realizzazione del Ponte nel Recovery Plan, decidere di non effettuare alcuna azione concreta per evitare il sistematico danno annuale superiore a 6 miliardi di euro che la Sicilia paga nella sua formazione del PIL, penso diventi una forte occasione di “fastidio” per una compagine di Governo che vive un grande paradosso: “Condividere le scelte senza mai incrinare le reali volontà di chi le ha promosse”.
Lo so è un paradosso difficile che per ora non possiamo né capire, né approfondire perché l’unico tema da risolvere non è il Recovery Plan quanto il Piano Vaccinale. Ripeto non è il Recovery Plan perché sicuramente riusciremo a presentare una proposta utile per non litigare ma inutile per il vero rilancio del nostro assetto economico del medio e lungo periodo; infatti nel Recovery Plan sarà inserita una voce di circa 200 milioni di euro per “la definizione e l’aggiornamento della soluzione mirata all’attraversamento stabile dello Stretto” e questa copertura, non potendola mettere a carico del Recovery Fund la caricheremo sui capitoli relativi al Fondo di Coesione e Sviluppo 2014 – 2020; Fondi da spendere entro il 31 dicembre 2023.
Questa mia previsione sicuramente attendibile dà adito però automaticamente ad un interrogativo: “Perché non si è seguita la stessa logica portata avanti dagli altri Paesi della Unione Europea ed in particolare dalla Francia, cioè perché non si è scelta la via di redigere una proposta “organica” supportata dal Recovery Fund, dal Fondo di Coesione (sia 2014 – 2020 che 2021 – 2027), sia da risorse del bilancio dello Stato?”.
In tal modo avremmo evitato vincoli sull’inserimento di reti stradali, vincoli sulla concreta conclusione della spesa entro il 2026.
Sembrerò ripetitivo, sembrerò ormai innamorato di un obiettivo perdente ma vorrei sapere prima di abbandonare una simile battaglia perché, come dicevo prima, non si ritenga utile interloquire anche con chi, in base ad una volontà della nostra Costituzione, è preposto alla gestione del territorio del Mezzogiorno, cioè delle Regioni del Mezzogiorno.
Mi chiedo perché si debba dire di no all’avvio, entro tre mesi, di lavori per 7 miliardi di euro solo perché una simile scelta metterebbe in crisi gli attuali schieramenti della compagine di Governo; questo atteggiamento mi spiace ribadirlo delude in modo irreversibile i cittadini del Sud, i cittadini del Paese e i cittadini dell’Europa.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA