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Un rendering del Ponte sullo Stretto

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Vi sono alcuni strumenti che in Italia negli ultimi anni si ammantano di un’aura tale che diventano divisivi rispetto alla forze politiche. In questo momento uno è il Mes.

Non si capisce perché non si debbano utilizzare le risorse a debito, messe a disposizione dall’Europa a costo zero, per intervenire nel settore sanitario quando si è visto come si è dimostrata debole la nostra sanità e quando vi è bisogno, soprattutto al Sud, ma anche al Nord, di procedere a potenziarla.

Ma i cinque stelle si sono arroccati su un no ideologico e nessuno sembra capace di convincerli della insensatezza di tale posizione. Ed è diventato argomento di trattativa della verifica di Governo alla quale il presidente Conte sta lavorando, ma sarà difficile farli recedere dalla loro posizione.

Cosi come il Mes un altro totem che bisogna abbattere è quello relativo all’esigenza della costruzione di un collegamento stabile tra la Sicilia ed il resto del Paese. L’ opposizione rispetto a tale infrastruttura dimostra molta ignoranza ed ogni volta che qualcuno deve fare riferimento ad una cosa inutile, ad uno spreco di denaro della collettività, il riferimento al ponte di Messina, che chiamerei del Mediterraneo, è d’obbligo.

A parte il fatto che forse tanti non sanno che la Sicilia ha una popolazione equivalente ad un quarto di quella di tutto il Mezzogiorno, forse, anche per l’insipienza di coloro che hanno presentato tale infrastruttura al Paese, molti non hanno nemmeno chiaro cosa rappresenti il collegamento stabile tra Messina e Reggio Calabria.

Forse pensano ad una passerella per far incontrare gli innamorati di Messina con quelli di Reggio Calabria.

Bene li dobbiamo deludere perché questo salto da Scilla a Cariddi rappresenta il modo di collegare Hong Kong o Singapore con Berlino. Non solo ma anche l’Africa, il continente che avrà nei prossimi anni il tasso di sviluppo sia demografico ma anche economico tra i più alti del pianeta con il continente che produce ad oggi il Pil più alto del mondo, quell’Europa che ancora non è ancora una Unione politica ma che sta andando a grandi passi , forse grazie al virus , verso di essa.

Parlasse con una voce sola, l’Unione europea rappresenterebbe da sola quasi un quarto dell’intero prodotto interno lordo mondiale. E di questo l’Unione, ed in particolare Francia e Germania, è tanto consapevole, cioè che bisogna mettere a regime il Sud che i due grandi hanno consentito di destinare risorse importanti col Next generazioni Ue all’Italia. Perché hanno capito che l’Europa sta perdendo il Mediterraneo e che l’Italia è l’avamposto necessario. E che la piattaforma logistica dello stivale va utilizzato a tale scopo. Ed ecco perché l’alta velocità ferroviaria che dovrebbe collegare quell’ultimo miglio che va da Salerno ad Augusta diventa indispensabile.

Ma purtroppo il Paese sembra avere grande difficoltà a capire quello che è chiaro a tutti, tanto da destinare ad un’alta velocità, Salerno Reggio Calabria, opera con progetto di fattibilità da realizzare, appena 550 milioni, con i quali si possono fare soli 11 km di alta velocità, visto che quella vera che va oltre 250 km/h costa 50 milioni a km, e per esempio 1miliardo e 100 milioni al porto di Genova, risorse che forse sarebbe meglio dirottare ad Augusta.

In tale collegamento da Berlino ad Augusta entra anche il collegamento stabile, che è un progetto cantierabili validato, che era già partito con un bando già vinto da quella società che adesso si chiama We Build, che pretenderebbe visto che il contratto è stato annullato, forme di risarcimento dovuti, e che invece non si capisce perché non viene inserito tra i progetti del Next Generation.

Peraltro la costruzione del ponte consentirebbe di evitare i collegamenti via mare tra le due sponde che tanto inquinano. E che quindi farebbero rientrare perfettamente la costruzione nei parametri dettati dall’Europa, perché porterebbe alla diminuzione dell’inquinamento del mare dello stretto. Ma di fronte ai totem c’è poco da dire e da fare. Ed allora commissioni che devono studiare se si può attraversare lo stretto con tunnel, già scartati precedentemente da studi che durarono anni, tutto nella logica di perdere tempo e di superare questo momento in cui le risorse sono a disposizione.

Ed il ponte continua ad essere un totem da abbattere anche da parte di chi come Sala, il sindaco di Milan, quando deve parlare di qualcosa di assolutamente velleitario e ridondante non ha altro riferimento da fare che quello al ponte sullo stretto. Che la Conferenza delle Regioni abbia dato il via libera e l’abbia messo tra le priorità non ha nessuna importanza, che la regione Sicilia e la regione Calabria l’abbiano chiesta come una struttura fondamentale non conta; esso diventa l’argomento per mettere in ridicolo il Mezzogiorno, che invece di pensare alle cose serie, alla sanità, alla scuola, ai marciapiedi, alle strade, alle ferrovie interne, vedi caso, pensa a questa infrastruttura improbabile ed impossibile.

Riusciremo finalmente a superare questi pregiudizi e capire che la proiezione mediterranea è uno dei pilastri di un piano di sviluppo del nostro Paese per gli anni 2000 o continueremo a relegarlo ad argomento per gli show ammiccanti alla sinistra di Ficarra e Picone?

La cosa strana in tutto questo è che la maggioranza del Parlamento si è pronunciata a favore, perfino la Lega, con Salvini che ne ha fatto cenno in Senato, Berlusconi che aveva già iniziato i lavori, Renzi che sostiene l’opera fino a Franceschini con buona parte del PD. Ma come con il Mes di fronte alle ideologie non c’è logica che tiene.


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