Il progetto del ponte sullo Stretto di Messina
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IL PRESIDENTE del Consiglio, Giuseppe Conte, intervenendo in un convegno a Ceglie Messapica il 9 agosto, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Vogliamo un’alta velocità di rete per tutto il Sud e per la Sicilia. Quando completeremo il piano ferroviario si porrà il problema dello Stretto di Messina. A Genova abbiamo appena realizzato un ponte bellissimo. Sullo Stretto dobbiamo pensare a un miracolo di ingegneria, una struttura ecosostenibile, leggera, compatibile con la tutela dell’ambiente. Se del caso anche sottomarina».
Il progetto del tunnel sotto lo Stretto di Messina, come riportato da più organi di stampa, da qualche settimana è all’esame dei tecnici del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la ministra De Micheli il giorno 10 agosto conferma: «Presenteremo la nostra proposta in sede di Recovery Fund per completare il collegamento tra Messina e Reggio Calabria».
LA DICOTOMIA
Ho voluto riportare sia le dichiarazioni del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sia quelle della ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, sia le date in cui sono state pronunciate perché penso sia giunto il momento in cui si debba pervenire a un chiarimento formale tra le linee strategiche del capo del governo e quelle di una ministra della Repubblica. Penso che sia chiaro il corretto e meditato approccio del presidente Conte sul tema legato al collegamento stabile tra Sicilia e continente perché, allo stato, c’è solo una volontà a rivedere, a rianalizzare, a misurare i reali atti compiuti e approfondire, anche alla luce del piano ferroviario, la validità delle soluzioni disponibili. Mentre la ministra ha già pronta la proposta della soluzione di attraversamento in subalveo.
Questa davvero preoccupante dicotomia penso porterà non a una richiesta di dimissioni della ministra da parte delle attuali opposizioni, ma a una obbligata decisione del presidente Conte mirata al superamento, all’interno del suo gabinetto, di simili anomale discrasie; non può esserci all’interno della squadra di governo il titolare di un dicastero così importante non adeguatamente integrato e interagente con il presidente.
COINVOLGIMENTO
In realtà la ministra De Micheli non può essere assertrice di una soluzione progettuale “sorteggiata”, sì pescata fra tante, senza leggere (nel caso specifico intendo davvero leggere) l’ampia storia, l’ampia documentazione che, a sala nazionale, comunitaria e internazionale, caratterizza il dossier “Collegamento stabile fra la Sicilia e la Calabria”. Poi penso sia utile ricordare che nella Costituzione sono previste le Regioni, tra queste ci sono due Regioni, la Sicilia e la Calabria, che, sempre nel rispetto del Titolo V della Costituzione, dovrebbero, quanto meno, essere informate e non solo sentite ma coinvolte direttamente sia nella fase finale delle scelte che nell’approccio iniziale. Non mi risulta che il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, e la presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, siano stati sentiti e informati che “è intenzione del Governo, anzi no della ministra De Micheli, inserire nel Recovery Plan il collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria attraverso un collegamento in subalveo”.
GLI ERRORI
Ma questa autonomia spinta, la ministra l’ha già attuata meno di due mesi fa quando presentò il Programma di infrastrutture “Italia Veloce” e anche in quel caso tutto avvenne senza il coinvolgimento delle Regioni, senza il rispetto dell’iter obbligato di approvazione dei Piani strategici e cioè senza l’esame della Conferenza Stato Regioni e delle Commissioni parlamentari competenti ed ebbi modo, in un mio precedente articolo su questo giornale, di ricordare alla ministra che, purtroppo era stata non adeguatamente informata dalle strutture del dicastero sulle coperture finanziarie di tale proposta; infatti il valore del Piano era di 200 miliardi e le risorse dichiarate disponibili dalla ministra erano pari a 130 miliardi; precisai nel mio articolo che le risorse realmente disponibili erano pochissime, ad esempio nell’annualità 2020 c’erano appena circa 4 miliardi di euro, e ricordai che in base al Decreto legislativo 93/2016 tutte le disponibilità finanziarie erano quelle legate alla annualità o al massimo al triennio. Quindi i 130 miliardi invocati dalla ministra erano solo risorse programmate nei vari Contratti di Programma delle Ferrovie dello Stato e dell’Anas ma non erano “cassa”.
SINTONIA ZERO
Ma la cosa più grave è che, anche in questo caso, non c’era stata alcuna sintonia con il presidente Conte in quanto il Programma “Italia Veloce”, con il relativo quadro delle coperture, era solo una idea, infatti nel Decreto legge Semplificazione n. 76 del 16 luglio scorso all’articolo 9 si legge: «1. Con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro il 31 dicembre 2020, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Ministro dell’economia e delle finanze, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, sono individuati gli interventi infrastrutturali caratterizzati da un elevato grado di complessità progettuale, da una particolare difficoltà esecutiva o attuativa, da complessità delle procedure tecnico-amministrative ovvero che comportano un rilevante impatto sul tessuto socio-economico a livello nazionale, regionale o locale, per la cui realizzazione o completamento si rende necessario la nomina di uno o più Commissari straordinari che è disposta con i medesimi decreti. Il parere delle Commissioni parlamentari viene reso entro quindici giorni dalla richiesta; decorso inutilmente tale termine si prescinde dall’acquisizione del parere».
CONTE RISOLVA
Mi chiedo quanto potrà durare questa assenza di sintonia, mi chiedo quanto potrà durare questo mancato rispetto della liturgia istituzionale che porta alla costruzione dei programmi, che porta alla identificazione delle scelte, che porta alla articolazione degli scenari, mi chiedo ancora come ci presenteremo, ormai fra soli cinquanta giorni, all’Unione europea avendo questa abitudine a rincorrere e motivare il proprio ruolo e non la propria squadra.
Ripeto, questa emergenza comportamentale molto grave di un membro del governo può affrontarla e risolverla solo il presidente Conte, ricordando però che il fattore tempo è determinante.
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