Un'elaborazione grafica del Ponte sullo Stretto
5 minuti per la letturaPortare l’alta velocità fino a Palermo/Augusta come era previsto con il corridoio 1 chiamato proprio Berlino –Palermo? Questa la domanda che correttamente si è fatta Dario Franceschini rispondendo ad una domanda maliziosa di una giornalista sulla esigenza della costruzione del ponte sullo stretto di Messina. E la sua risposta è stata : “se dobbiamo portarla, in qualche modo quel tratto di mare di tre chilometri bisognerà pure attraversarli.”
Un modo laico e senza pregiudizi di affrontare il tema. Si perché i treni ad alta velocità ferroviaria non possono essere traghettati, non possono essere scomposti in pezzetti e caricati sul vecchio e romantico ferry boat, peraltro altamente inquinante. Se finalmente l’approccio diventerà questo ed il tema sarà se collegare con l’Europa i mercati dell’Estremo Oriente ed evitare di far viaggiare le navi maxi porta containers, anch’esse estremamente inquinanti, attraverso tutto il Mediterraneo, attraversare lo stretto di Gibilterra e dopo aver costeggiato Portogallo, Spagna, Francia e Belgio portarle fino a Rotterdam, forse allora il tema potrà essere affrontato nel modo corretto.
In realtà quella passerella lunga tre chilometri da lanciare da Scilla a Cariddi ha fatto sempre un po’ paura e sono in molti che mettono anche in discussione la fattibilità tecnica del manufatto, malgrado sia stato il progetto presentato e validato da un gruppo di architettura internazionale, ed era già stato affidato per la costruzione, fino a quando con un colpo di mano ed una gomma il senatore Mario Monti, noto meridionalista, non lo eliminò, ritardando una realizzazione di un progetto che sarà la realtà ad imporre.
Trentanove accademici, ingegneri, architetti e dirigenti di varie società della comunità scientifica internazionale firmarono allora un appello pronunciandosi sull’esigenza che esso venisse realizzato dichiarando: «noi che parliamo una sola lingua, quella della scienza e dell’Ingegneria affermiamo che il ponte non è una storia di sprechi, ma al contrario è una impresa che ha portato all’Italia ed alla comunità scientifica internazionale uno straordinario bagaglio di specifiche conoscenze multidisciplinari che sono state riconosciute ed oggi ricercate in tutto il mondo.»
Una visione totalmente diversa da chi vorrebbe limitare il caso del progetto ponte di Messina, che sarebbe meglio chiamare ponte del Mediterraneo, ad una storia di ruberie e di spreco di denaro pubblico. Sembra comunque che sia cambiato totalmente il clima, se è vero che vi è una condivisione del progetto che va da destra a sinistra, da Matteo Salvini che si fa fotografare in Sicilia con la Gomma del Ponte, a Georgia Meloni che ormai si è dichiarata assolutamente favorevole, a Forza Italia, che sulla scia di Berlusconi, che aveva posto la prima pietra dell’opera, nelle dichiarazioni di Tajani ma anche della Gelmini si esprime invitando Dario Franceschini a votare gli emendamenti al decreto rilancio, nonché Italia Viva di Matteo Renzi, storicamente a favore, alla Paola De Micheli, ministra delle infrastrutture e dei trasporti, che si dichiara disponibile a ripartire con il progetto, facendo finta di ignorare che ve ne è uno cantierabile, che potrebbe essere già realizzato.
E poi invece molto scettici e spesso contrari una parte del Pd e dei 5 stelle e tutta Leu, che affermano che ci sono altre infrastrutture da realizzare prima. Come se il collegamento dell’alta velocità con Berlino impedisse di completare il rimanente della rete infrastrutturale necessaria, nascondendo dietro un benaltrismo vecchio, una approccio ideologico, che portò Claudio Fava a votare contro il progetto in sede europea. Dietro l’adesione al progetto del ponte vi è ancora da parte di molti una timidezza, come se si parlasse di un libro di sogni o peggio di una provocazione elettorale. Tanto che lo stesso gruppo Colau, pur sostenendo l’alta velocità fino in Sicilia, in realtà non pronuncia mai nel piano la parola collegamento stabile, pur essendo esso pleonastico per completare la rete fino in Sicilia, che afferma di volere.
Non dimentichiamo peraltro che la Sicilia è una regione con cinque milioni di abitanti ed un mercato importante che rappresenta un quarto di quello del Mezzogiorno. Il tema che però in pochi affrontano è quello del costo dell’alta velocità da Salerno a Palermo/Augusta, circa 700 chilometri che ad un costo di 50 milioni a chilometro fanno 35 miliardi di euro. Vero che alcuni finanziamenti per alcuni spezzoni di rete vi sono già, ma rimane un impegno estremamente gravoso anche in periodi di Covid19 e di risorse che l’Europa pare voglia destinare, alle parti del Paese più a sviluppo più ritardato. Se si vuole parlare di vera alta velocità e non di aggiustamento di rete per fare arrivare Italo, trasformandolo da treno ad alta velocità in tradotta da 100 chilometri all’ora, come pare si voglia fare.
In genere i Paesi che non trattano le realtà periferiche come colonie, come la Spagna, collegano i territori più marginali in prima battuta, come ha fatto il regno di Felipe IV, con la Siviglia Madrid, completata prima della Madrid Barcellona. Adesso purtroppo il danno è già stato fatto ed il Paese, che non ha avuto per anni visione, si trova con un terzo del territorio, diventato un peso invece che un volano con grande potenzialità, ora tutte inespresse. Mentre spostarsi con l’annullamento dei voli low cost dal Sud, unico mezzo possibile in assenza del ferro, è diventato talmente oneroso da suscitare movimenti di opinione molto duri. Mentre Musumeci e la Santelli, concentrandosi sul ponte, piccola parte del progetto completo, pensano di far ripartire i lavori prestando i loro fondi comunitari, per poi passare la palla a Ferrovie dello Stato ed Anas. La sensazione è che si vada a tentoni e che ancora un vero progetto non ci sia. Ed invece è proprio quello che serve per far ripartire un Paese che si è illuso di puntare tutto su Milano e dimenticare Napoli, di affollare la Brianza di realtà manifatturiere e lasciare il deserto in Sicilia. Ma Il treno ha fischiato direbbe Pirandello e nulla sarà più come prima.
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