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ORMAI i miei vecchi amici dell’Unione europea caratterizzano i governi che si sono succeduti ultimamente come quelli del «ne parliamo dopo». Infatti è ormai diventato sistematico questo continuo rinvio, questa continua ricorsa verso appuntamenti e scadenze nella maggior parte inventate; in fondo è rimasta solo la speranza nel futuro.
L’ETERNO RINVIO
Quindi ci siamo ormai da molto tempo abituati a leggere comunicati della Presidenza così articolati: ne parliamo dopo l’approvazione della manovra finanziaria, ne parliamo dopo il summit di Governo su cosa fare delle concessioni autostradali, ne parliamo dopo la costituzione dell’apposito organismo presso la Presidenza del Consiglio denominato Investitalia, ne parliamo dopo che l’apposita Commissione, istituita dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti abbia ottenuto da una Commissione di giuristi, da lei stessa nominata, un parere sul Regolamento relativo alle procedure di affidamento dei lavori pubblici, ne parliamo dopo le elezioni regionali in Liguria, in Puglia e in Toscana, ne parliamo dopo l’approvazione del Disegno di legge “Proroga termini”, ne parliamo dopo l’approvazione da parte del Governo dei vari Collegati alla Legge di stabilità 2020, in particolare dopo il Disegno di legge collegato all’ambiente, ne parliamo dopo il riassetto gestionale di alcune Società come l’Anas e le Ferrovie dello Stato, ne parliamo dopo la definizione del Programma comunitario 2021- 2027 relativo alle risorse dei Fondi strutturali europei, ne parliamo dopo che il Consiglio europeo e la Commissione abbiano riformato le norme che governano i fondi Fesr, Interreg, ecc., ne parliamo dopo l’assestamento di bilancio alla manovra finanziaria 2020, ne parliamo dopo l’approvazione da parte del Parlamento del Documento di economia e finanza 2021.
Mi fermo qui perché penso siano sufficienti questi rinvii, siano sufficienti questi impegni a non dare avvio a nessuna azione capace di riattivare concretamente il nostro Prodotto interno lordo. Il Presidente Conte penso si sia convinto che non è possibile seguire un simile codice comportamentale e, soprattutto, non credo possa più accettare comportamenti di alcuni membri del Governo che finora hanno sottovalutato le grida inutili dell’Ance e della Confindustria sulla necessità di far ripartire gli investimenti in infrastrutture, hanno ritenuto non determinanti i solleciti di un Sindacato ormai disinformato della gravità in cui versa il comparto delle costruzioni.
Questa urgenza di incontrare gli imprenditori, i sindacati le varie categorie non è affatto una novità, tra Conte I e Conte II questa esigenza è stata invocata ben sette volte e per sette volte gli interlocutori hanno avuto un nutrito elenco di impegni, di azioni, di programmi e poi, sistematicamente, i vari Dicasteri responsabili hanno tradito le volontà e le buone intenzioni emerse da tali incontri.
COSA È MUTATO DOMENICA
Ebbene, forse da domenica scorsa qualcosa è cambiato. Domenica, a mio avviso, è venuto in supporto del Presidente anche il Partito democratico: il segretario Zingaretti ha, infatti, dichiarato in modo inequivocabile che «serve costruire da subito un percorso serio e concreto». In questa tacitiana dichiarazione c’è praticamente tutto: infatti, dopo sette incontri, Zingaretti invoca un aggettivo che da solo denuncia l’inconsistenza dell’operato della compagine di Governo e al tempo stesso denuncia, per la prima volta compiendo anche una chiara autocritica, l’assenza di concretezza di tutto ciò che finora è stato annunciato, programmato, promesso. Chi segue i miei blog sicuramente si meraviglierà, in particolare si chiederà come mai essendo stato sempre convinto della essenzialità degli scenari futuri, sempre convinto della capacità delle istituzioni nel definire le linee strategiche del medio e lungo periodo, mi sia di colpo convinto nell’apprezzare essenzialmente ciò che si è in grado di “fare” nel presente senza, in molti casi, disporre di riferimenti e di certezze nel futuro. Questa anomala conversione nasce dal fatto che da oltre cinque anni aspettiamo che accada qualcosa, da cinque anni aspettiamo, almeno nel comparto delle costruzioni, nuovi Codici appalti, nuove gare, nuovi affidamenti di opere, nuovi stanziamenti ma, purtroppo, ormai viviamo sempre nell’attesa che queste assicurazioni istituzionali si trasformino in atti compiuti.
TROPPI VUOTI
Eppure in questi lunghi anni sono successi tanti eventi che ci hanno fatto capire che tra la decisione del Governo e l’attuazione della stessa spesso esiste il “vuoto”, spesso esistono fasce temporali lunghe o, come nella maggior parte dei casi, talmente lunghe da essere dimenticate del tutto e questa intrinseca anomalia della macchina dello Stato più volte il Presidente Conte l’ha denunciata. Non voglio invocare l’esperienza della ricostruzione del ponte di Genova perché in quel caso si è fatto riferimento a una grande emergenza: ricostruire un segmento stradale chiave per la funzionalità di uno degli impianti logistici più strategici del Paese e dell’intera Unione europea; invece io elenco una serie di opere urgenti ed essenziali per la infrastrutturazione organica del Paese, già in parte avviate ma bloccate per fatti procedurali o pronte per essere avviate e ferme da almeno quattro anni per le quali entro e non oltre 60 o al massimo 90 giorni (ripeto: sessanta o novanta giorni) è possibile consegnare formalmente le attività propedeutiche e realizzative delle stesse.
LE OPERE
Mi riferisco in particolare a opere che sono coerenti con quello che l’Unione europea ci chiede per poter accedere alle risorse messe a disposizione per superare l’emergenza che stiamo vivendo: infatti sono tutte opere ubicate sul Programma delle Reti Trans European Network (TEN – T):
- Terzo Valico dei Giovi sulla tratta ferroviaria ad alta velocità Genova – Milano.
- Raddoppio dell’autostrada A10 nel tratto di attraversamento di Genova (Gronda di Genova).
- Tratta ferroviaria ad alta velocità Brescia – Verona.
- Tratta ferroviaria ad alta velocità Verona – Vicenza – Padova.
- Nodo ferroviario ad alta velocità di Firenze.
- Metropolitana di Roma Linea C.
- Asse autostradale Tor de’ Cenci-Latina e bretella Cisterna Valmontone.
- Metropolitana di Napoli Linea1.
- Nodo ferroviario di Bari.
- Asse stradale 106 Jonica.
- Alta velocità ferroviaria Napoli – Bari – Lecce – Taranto.
- Alta Velocità ferroviaria Palermo – Messina – Catania.
- Metropolitana di Catania.
- Metropolitana di Palermo.
- Collegamento stabile sullo Stretto di Messina.
CHANCE UNICA PER IL PAESE
Il valore globale di questi interventi, supportati tutti da livelli progettuali adeguati, supportati tutti, ripeto, da un consolidato processo autorizzativo, in molti casi già affidati a specifici concessionari, in altri casi in fase di affidamento dei lavori, è di circa 52 miliardi di euro; di tale importo oltre 27 miliardi di euro sono relativi a interventi nel Mezzogiorno. Per la prima volta assegneremmo al Mezzogiorno risorse superiori al 50 per cento; per la prima volta abbandoneremmo quella ridicola percentuale del 34 per cento invocata spesso da chi si veste all’ultima momento di un gratuito meridionalismo. La convocazione degli Stati Generali, quindi, penso sia l’ultima occasione per far ripartire davvero il Paese, se qualche membro del Governo, se qualche Dicastero dovesse sottovalutare o remare contro una simile iniziativa, allora dovremo davvero temere forme di eversione pericolosissime: la difficile pandemia ha distrutto quasi del tutto la pazienza degli italiani, la encomiabile pazienza della gente del Mezzogiorno a cui mi onoro di appartenere.
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