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Vladimir Putin

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NEL pomeriggio del 1° settembre, Ravil Maganov, presidente del Consiglio di Amministrazione della Lukoil – la più grande società petrolifera e gasiera russa con Rosneft e Gazprom – è morto cadendo dalla finestra del 6° piano dell’ospedale di Mosca, in cui era ricoverato. Subito si è pensato al suicidio, avvenuto già, spesso in circostanze poco chiare, sia in Russia che in vari paesi europei, per oligarchi, uomini d’affari e dirigenti soprattutto delle società energetiche.

In caso di morti improvvise di esponenti russi di un certo rilievo sorge sempre il sospetto che il Cremlino vi abbia “messo la manina”. Nel caso particolare che abbia dato una “spintarella” al sessantasettenne manager. Il sospetto di “suicidio assistito” è stato accresciuto dal fatto che, con encomiabile rapidità, la Lukoil ha subito diffuso un comunicato in cui si dice che il Maganov è morto per malattia. Può benissimo essere vero e che si sia trattato di un giramento di testa o di un vero suicidio. I numerosi casi simili impediscono di cancellare il sospetto di omicidio, anche se i casi di suicidio sono molto numerosi in Russia. Secondo l’ONU è il terzo paese al mondo per percentuale di suicidi rispetto alla popolazione.

Non si conoscono se esistessero e quali fossero le ragioni di attrito fra la Lukoil e il Cremlino. E’ difficile conoscerle, data l’opacità che hanno in Russia le connessioni fra politica e affari, soprattutto quelli, molto ghiotti, relativi al commercio delle risorse naturali. Vi è comunque da dire che il Cremlino e l’FSB (Servizio Segreto Interno) ricorrono solitamente all’eliminazione fisica diretta dei loro avversari, senza perdere molto tempo nell’organizzare i suicidi. I “suicidi simulati” vengono adottati soprattutto in un caso, simile a quello con cui Hitler convinse Rommel a suicidarsi: la minaccia di perseguitare la famiglia, qualora non l’avesse fatto, senza coinvolgersi neppure indirettamente. Questo potrebbe essere il caso del povero Maganov.

La notizia dell’omicidio/suicidio/incidente non avrà alcun impatto sulla patriottica popolazione russa. Non ho idea di quanto essa si renda conto che le cose non vadano in Ucraina bene come la propaganda del Cremlino si sforza di affermare. Ma la sua opinione conta poco o nulla. La notizia della morte del Maganov potrà avere un certo effetto sugli gli alti dirigenti dello Stato e delle imprese pubbliche. Finora hanno “abbozzato” e continueranno a farlo in silenzio, per evitare guai. La situazione è certamente conosciuta dal sempre più ristretto “cerchio magico”, che circonda Putin. Anch’esso però non si muoverà. Tutto per i suoi componenti non è ancora perduto. Hanno certamente ancora la speranza di cavarsela. Sanno comunque di essere corresponsabili delle decisioni di Putin. In caso di disastro, ne condivideranno la sorte.

La “questione Maganov” sarà chiusa con un bel funerale di Stato, quello che non è stato concesso a Gorbaciov, di madre ucraina, malgrado avesse applaudito all’annessione della Crimea nel 2014 e non avesse mai criticato Putin per l’Ucraina.


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