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FABRIZIO Masia, amministratore delegato di Emg Different, una delle tre società del consorzio Opinio che ha curato gli exit pool della Rai, è reduce da una lunghissima maratona fra numeri e dati e, nell’intervista al Quotidiano del Sud, parte da un dato prima di analizzare il voto del Sud alle Europee: “I primi due partiti, Fdi e Pd, hanno avuto anche il maggiore tasso di fedeltà degli elettori rispetto alle politiche. Hanno conservato la propria platea”.

Però sono anche cresciuti? Da dove sono arrivati i voti in più?

“Fdi ha recuperato sicuramente una parte degli elettori che non aveva votato alle politiche. Il Pd, invece, è cresciuto soprattutto nel Sud rosicchiando voti al M5S”.

Come mai?

“C’è stato un effetto di trascinamento dovuto alla forza di alcuni candidati presenti nelle liste Pd. Penso, ad esempio, all’exploit di Decaro. Il risultato è che oggi i pentastellati sono diventanti, nel Mezzogiorno, il terzo partito, fortemente distanziati dai primi due”.

Fabrizio Masia, amministratore delegato di Emg Different

Al Sud alle Europee ha recuperato terreno anche Forza Italia. Come se lo spiega?

“Il partito di Tajani si è attestato all’11%, un risultato molto positivo. Secondo la nostra analisi ha recuperato consensi sia nell’area della Lega sia in quella del terzo Polo che si è praticamente disgregato in questa tornata elettorale. Alle politiche, messi insieme, i partiti guidata da Renzi, Calenda e la Bonino avevano superato il 10%. Ora, complessivamente, non hanno superato il 7%. La parte più moderata di queste forze politiche è sicuramente passata in Forza Italia che ha visto nel nuovo corso di Tajani un elemento più rassicurante”.

Resta il fatto che il Sud, questa volta, è andato controcorrente e alle elezioni europee non ha premiato la coalizione di governo. Cosa è successo?

“Diciamo che c’è stata una scolta molto “italiana” nella scelta del partito, nonostante il fatto che si trattasse di elezioni europee. Probabilmente ha pesato il tema dell’autonomia differenziata, dove il Paese è spaccato, con il Nord a favore e il Sud contrario. Inoltre, la scelta del Pd, è stata anche dettata dall’esperienza del recente passato, quando non sono arrivate dai Cinquestelle le risposte che i meridionali si aspettavano, anche al di là del reddito di cittadinanza. Può aver influito, in questo senso, anche la battaglia del Pd sul salario minimo garantito, un tema più sentito al Sud”.

Fino a che punto l’esito del voto è stato influenzato dall’asse Puglia-Campania?

“Sono le due regioni nelle quali la crescita del Pd è stata forte e sono amministrate dal Centrosinistra. Sicuramente c’è stato un effetto sul risultato complessivo”.

Stiamo tornando ad uno schema politico bi-polare?

“Non credo. Se analizziamo i dati delle elezioni europee non possiamo ignorare l’ottimo risultato di Forza Italia. Perfino la Lega, nonostante tutto, ha recuperato qualche decimale sulle politiche. Senza dimenticare il gran risultato dell’alleanza Verdi-Sinistra. La strada per arrivare ad un “bi-partitismo” o a un “bi-polarismo” è ancora molto lunga”.

In queste Europee è cresciuto, però, l’astensionismo, soprattutto al Sud. E’ l’effetto del distacco dei cittadini dalla politica?

“Da una parte si tratta di un fenomeno generalizzato che rientra in quel clima più generale di sfiducia nei confronti dei partiti. Per le Europee c’è stato, poi, un elemento in più: la maggioranza degli italiani non si fida più di Bruxelles. Infine, non dobbiamo sottovalutare un terzo elemento, si è votato in giorni diversi rispetto alle passate tornate elettorali, sabato e domenica. Forse c’è stato anche un difetto di comunicazione”.

E i giovani?

“Hanno premiato il Pd, che è andato molto bene, recuperando anche qui una parte di elettori di questa fascia di età che veniva dai Cinquestelle”.


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