Draghi e Manfredi firmano il Patto per Napoli
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Sembra che il Sud sia scomparso dai programmi e dalla campagna elettorale dei raggruppamenti politici del Paese. Per essere precisi, in realtà c’è ma come palla al piede da eliminare. Infatti il Centrodestra, che adotta l’autonomia differenziata nel suo programma, adottando uno scambio scellerato tra presidenzialismo, sempre portato avanti dalla Meloni, e autonomia differenziata, che invece la stessa ha sempre escluso, la dice lunga di cosa si prepara per il Mezzogiorno nella prossima legislatura.
La codificazione di due Paesi, uno di serie A e uno di serie B, la statuizione di un fatto ormai acclarato, al di là della presa in giro dei Lep, che non potranno mai essere attuati con crescite così contenute, nonché di un obiettivo corretto che sarebbe quello di avere una stessa spesa pro capite in tutte le parti d’Italia.
PD, TERZO POLO E CENTRODESTRA
Il precipitare degli eventi, con la chiusura della legislatura in modo traumatico, ha fatto uscire allo scoperto ed evidenziato in modo inequivocabile tutti gli infingimenti che fino a questo momento si erano avuti.
Il centrodestra espone la bandiera del ponte sullo stretto di Messina per attrarre gli allocchi, senza specificare che l’unico progetto è quello a una campata, in modo da poter successivamente perdere anni in studi inutili per una realizzazione non voluta.
Né afferma che le risorse vanno destinate dal bilancio pubblico, ma si nasconde dietro la possibilità che venga costruito con sole risorse private, cosa assolutamente improbabile se non impossibile.
Dall’altro lato il Pd sembra aver dimenticato che esiste lo stivale, anzi dá spazio non solo a Bonaccini, che tiene il sacco alla lega di Fedriga, Zaia e Fontana, per consentire di continuare lo scippo di 60 miliardi l’anno.
Ma adesso inserisce quel Carlo Cottarelli tanto bravo a dimostrare con il suo gruppo di studio della Cattolica, che paghiamo anche noi con le raccolte di fondi nelle chiese per finanziarla, nella quale vi è anche quel Giampaolo Galli, già direttore di Confindustria e deputato del Partito democratico, un nemico dichiarato del Sud, che i conti sono sbagliati e che i conti pubblici territoriali voluti da Ciampi sono da ritenersi errati, tanto da avere una risposta piccata da parte di Massimo Sabatini, direttore a suo tempo dell’Agenzia della coesione, che affermò: «Questo è il nostro mestiere e non è pertanto condivisibile l’idea che all’interno del confronto fra opinioni diverse sulle vie per ridurre il divario territoriale del nostro Paese si possano mettere in discussione strumentalmente le fonti dei dati al mero fine di sostenere una di queste opinioni».
E la voce di Gaetano Manfredi, il sindaco di Napoli, rimane isolata e non viene raccolta nemmeno dai presidenti delle Regioni meridionali della Campania e della Puglia, che dovrebbero temere la modifica dell’autonomia differenziata, che concederebbe alle regioni del Nord il diritto a tenersi le loro risorse e cambiare il riferimento dagli individui, cosa che prevede la Costituzione, ai territori. E di continuare a mantenere il sistema della spesa storica che ha consentito al nostro Paese di spaccarsi in due.
D’altra parte nel Pd le ragioni del Meridione sono minoritarie, se è vero come è vero che la modifica del titolo quinto della Costituzione è stata portata avanti proprio da tale partito per provare a inseguire la Lega sul campo dell’autonomia.
Il Terzo polo, che potrebbe intestarsi la battaglia per il Mezzogiorno, considerato che pare che Renzi si candidi a Napoli, accogliendo tra le sue braccia la bresciana Gelmini, che conosce il Sud solo per averlo scelto per passare più facilmente il suo esame di avvocato, ha difficoltà a proporre in campagna elettorale una visione diversa del Mezzogiorno che non sia quella di batteria del Paese, o l’eliminazione di quel reddito di cittadinanza che certamente deve essere modificato, ma che ha il merito di aver reso molti liberi dalla schiavitù dello sfruttamento.
Imponendo, manu militari, come già successo con gli impianti di raffinazione, che i rigassificatori vengano costruiti, indipendentemente dalla volontà dei territori, anche se il posto prescelto si trova a pochi chilometri da quella Valle dei Templi talmente bella da competere con il Partenone di Atene.
IL PROGETTO “SUD COLONIA” E LA CAMPAGNA ELETTORALE
Il progetto di un Sud colonia del Paese va avanti nell’indifferenza totale degli stessi meridionali che, tranne poche eccezioni di politici, si levano con una certa timidezza, visto che i partiti nazionali hanno il potere di vita e di morte politica per i loro aderenti che fanno attività.
Mentre vi è una vivacità, mai adeguata, dell’intellighenzia locale, né si vedono movimenti che possano fare da contraltare allo strapotere della Lega ex nord, che ha trovato tanti collaborazionisti che le consentono di affermare che è un movimento nazionale e non un gruppo di politici senza visione, pronti a mettere le mani su un bottino sempre più consistente, per stracciare quello che resta di un Paese unitario.
Approfittando di qualunque occasione o per sostituire i fondi strutturali con quelli ordinari o, nel caso del Pnrr, con la complicità del governo, per dimenticare quello che è scritto in un documento ufficiale: «La Commissione considera che il Recovery e il Piano di ripresa e resilienza dell’Italia deve essere indirizzato all’obiettivo della coesione territoriale in modo adeguato. Particolarmente nell’area dell’infrastrutturazione, il piano dovrebbe investire nelle più disagiate regioni del Sud dell’Italia, nelle aree per le quali questa parte del Paese ha investito meno, così come maggiori investimenti vanno fatti nelle ferrovie, nelle facilities e nella connessione dei porti».
Aiutati in questo da una pubblicistica nazionale che tratta gli argomenti che riguardano il Mezzogiorno come temi utili ai comici di turno, per cui parlare di Ponte sullo stretto significa non essere presi più sul serio, mentre in molti si chiedono con quali soldi bisognerà costruirlo e nessuno mai si pone la domanda con quali soldi si sta costruendo la Tav, oppure con quali miliardi si è finanziata l’Expo, piuttosto che le Olimpiadi Milano-Cortina. Mentre il sindaco di turno, un tal Sala, si consente di affermare che collegare Hong Kong a Berlino con l’alta velocità è meno importante che fare la Milano-San Candido per consentire ai travet milanesi, magari meridionali, di poter raggiungere più facilmente le piste da sci.
RISCHIO SPACCATURA
Quello che rimane del Movimento Cinque Stelle, che al di là della campagna elettorale mai in realtà ha avuto tra i suoi obiettivi quello della difesa del Sud, rimane come movimento marginale che certamente non riuscirà a imporre alcuna linea ormai, avendo perso un’occasione importante quando un cambio di passo e di direzione poteva essere imposto, avendo allora un numero di parlamentari estremamente consistente.
In pochi si rendono conto che la strada intrapresa potrebbe portare alla spaccatura del Paese, operazione che in questo momento nessuno vuole, visto che è estremamente comodo giocarsi per il Nord bulimico la dimensione demografica che pone l’Italia sullo stesso piano di Francia e Gran Bretagna sui tavoli internazionali, per poter avere quel peso determinante, utile al Paese. Deve però essere chiaro a tutti che alcune volte le valanghe partono da una quantità di neve molto piccola, ma che ma mano diventa assolutamente incontenibile, facendo danni che nessuno prima aveva previsto.
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