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Giuliano Amato e Mario Draghi

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DRAGHI o Amato al Quirinale? Per far luce sul pressante interrogativo, non è elegante porre la domanda ai diretti interessati. Ma si può, per interposti scritti, alzare il velo.  

Giuliano Amato, nella prefazione al libro di Marco Cecchini («L’enigma Draghi») ripercorre i tempi in cui era ministro del Tesoro e Draghi era il suo Direttore generale (il libro, con la sua prefazione, fu pubblicato a metà 2020, molto prima che Draghi diventasse primo ministro). L’autore (Marco Cecchini) si chiede – scrive Amato -«che cosa farà Draghi in futuro e la domanda è in primo luogo calibrata sulle aspettative che hanno preso corpo in Italia riguardo a una sua disponibilità ad alti incarichi pubblici nel paese.  L’autore sa che Draghi, sempre rispettoso verso la politica e ben capace di negoziare con i suoi esponenti (i suoi rapporti con la Cancelliera Merkel furono decisivi per far passare, nello stesso Board della Bce, il Quantitative Easing), vede in essa ‘tratti essenziali’ troppo diversi dai suoi per pensare di farne parte. Pur consapevole che anche fra i politici possono esserci persone più che apprezzabili, considera i vincoli e le necessarie inclinazioni partigiane della politica estranei alla sua idea di missione pubblica e alle valutazioni e ragioni che devono ispirarne l’esercizio».

Ma Amato prosegue: «Va detto, tuttavia, che ora, nell’Italia prostrata dal Covid-19, sarebbe difficile per chiunque lasciare inascoltato un appello dell’Italia ai suoi figli migliori, affinché facciano, in qualunque ruolo, ciò che è utile e possibile. Ed è vero poi, a prescindere da ciò, che quanto vale per i titolari di incarichi di governo non vale per il presidente della Repubblica: questi infatti viene generalmente dalla politica, ma deve subito riorientarsi verso l’estraneità alle parti che è propria delle istituzioni di garanzia; e che, pur non essendo ciò a cui Draghi è abituato, gli è certo meno lontana della politique politicienne».

Il velato (non tanto) endorsement di Amato a Draghi presidente della Repubblica, lascia scoperto l’altro corno del dilemma. Non basta dire chi possa essere l’inquilino del Colle; bisogna allo stesso tempo decidere l’inquilino di Palazzo Chigi. Insomma, ci vuole un Dream Team.

Amato e Draghi hanno dimostrato in passato di lavorare bene insieme. E qui, allora, il Dream Team si può sdoppiare: Amato al Colle e Draghi a Palazzo Chigi; o Draghi al Colle e Amato a Palazzo Chigi.


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