Il ministro per l'Economia Giancarlo Giorgetti
4 minuti per la letturaMISSIONE compiuta: sia pure con qualche giorno di ritardo sulla tabella di marcia ieri, il Senato, ha approvato la fiducia sul maxi-emendamento, la manovra della legge di Bilancio con 112 sì, 76 contrari e 3 astenuti. Ora il testo può passare alla Camera. Ma sarà un passaggio formale: il provvedimento arriva, infatti, “blindato”, senza ulteriori possibilità di modifiche. Per essere poi approvato definitivamente entro il 29 dicembre, evitando per 48 ore il rischio dell’esercizio provvisorio.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, può tirare un respiro di sollievo: “Abbiamo approvato il bilancio dello Stato, tanti l’hanno criticato ma siccome viviamo tempi complicati, nella manovra abbiamo deciso di aiutare le famiglie italiane più bisognose. La guerra ha portato tanta inflazione e ignorare questo significa ignorare la realtà”. L’esame più delicato, però, è previsto in primavera, quando la Commissione Europea potrebbe decidere l’avvio di una procedura per extra deficit, anche alla luce delle nuove regole sul Patto di Stabilità. Sotto osservazione anche il rapporto deficit-Pil del 2023, fissato a quota 5,3%. Un livello che potrebbe ulteriormente lievitare a causa del “tiraggio” del superbonus 110% che, a fine anno, potrebbe raggiungere quota 23 miliardi, 3 in più rispetto a quello previsto in un primo momento. Il ministro non si sbilancia: “Aspettiamo i dati finali e poi valuteremo”.
Ma c’è di più. Forza Italia continua a premere per una mini-proroga della scadenza del 31 dicembre per la conclusione dei lavori per chi ha già chiesto l’incentivo. L’idea è quella di concedere uno slittamento di qualche giorno nella presentazione dei Sal (gli stati di avanzamento dei lavori) per i condomini che hanno già completato l’80% dell’intervento di ristruttuazione. La manovra alla legge di bilancio approvata ieri a Palazzo Madama vale circa 24 miliardi, che salgono a 28 con l’aggiunta dei primi decreti attuativi della delega fiscale, viene finanziata con un extra deficit da 15,7 miliardi combinata con il rincaro delle accese sui tabacchi e una spending review sui ministeri e nei trasferimenti agli enti locali per circa 8 miliardi. Per fare cassa è previsto anche, nei prossimi anni, un pacchetto di privatizzazioni fino a 20 miliardi.
Nel menu della finanziaria, il piatto principale è il taglio dei cuneo fiscale per i redditi fino a 35.000 euro. Una manovra al bilancio che vale circa 10 miliardi e che resterà in vigore solo per il 2024. In media, si tratta di circa 100 euro in più in busta paga per contrastare l’aumento dei prezzi. Scatta anche il primo modulo della riforma fiscale, sia pure con effetti limitati ai redditi fino a 50mila euro. Per Bankitalia il beneficio medio per famiglia sarà di 600 euro all’anno. Per contrastare la corsa dell’inflazione, legata alla congiuntura internazionale tra la guerra in Ucraina e il conflitto tra Israele e Hamas, il governo ha scelto la strada di alleggerire temporaneamente il carico fiscale dei lavoratori dipendenti con redditi medio bassi a cui lasciare circa 100 euro in più al mese in busta paga. Contemporaneamente l’avvio della riforma fiscale ha ridotto a tre gli scaglioni Irpef. Bankitalia stima un beneficio in media di 600 euro a famiglia.
Le opposizioni però fanno notare che si tratta di una misura al bilancio solo temporanea – associazioni datoriali e sindacati avevano chiesto un provvedimento strutturale – che per essere confermata anche nei prossimi anni necessiterà nuovamente di quasi 11 miliardi di euro. La loro proposta era quella di intervenire sulla crescita dei redditi, anche tramite l’introduzione del salario minimo, più che sulla leva fiscale. Tra i provvedimenti più rilevanti della manovra spiccano lo stanziamento di 3 miliardi di euro per avviare i rinnovi dei contratti del pubblico impiego, con priorità per i comparti salute e sicurezza, e lo stanziamento di oltre 3 miliardi aggiuntivi per il fondo sanitario. Gli emendamenti dei relatori hanno introdotto anche fondi aggiuntivi per le integrazioni salariali delle forze armate e delle forze dell’ordine.
Per le pensioni torna quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi) sia pure con forti penalizzazioni per chi lascia prima il lavoro. Per le famiglie con più di un figlio è prevista una decontribuzione fino a un massimo di 3000 euro. La misura è valida per il triennio 2024-2026 per le madri con tre o più figli (di cui almeno uno minorenne) e invece solo per il prossimo anno le madri con due o più figli, di cui almeno uno di età inferiore ai 10 anni. Il beneficio si applica a tutte le lavoratrici contratto a tempo indeterminato, senza limiti di reddito, ma con l’esclusione del lavoro domestico. Cresce poi il contributo per gli asili nido, che aumenta di 600 euro per le famiglie fino a 25 mila euro di Isee e di 1100 euro per le famiglie con Isee compreso tra 25 mila e 40 mila euro, portandolo quindi a 3600 euro per tutti i nuclei fino a 40 mila euro di Isee. Si riduce ancora lievemente il canone Rai, da 90 a 70 euro annui. Non sono mancate le polemiche in aula, ieri, con uno scontro al calor bianco fra l’esponente di Forza Italia, Maurizio Gasparri e il leader di Iv, Matteo Renzi, con un acceso scambio di insulti. Le opposizioni hanno fortemente criticato anche la decisione del governo di evitare emendamenti delle forze di maggioranza.
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