La sede dell'Istat
3 minuti per la letturaANCORA un saldo commerciale brillante per l’Italia con un aumento a maggio di 4.711 milioni di euro (era -62 milioni a maggio 2022). Altro importante risultato il calo del deficit energetico (-4.831 milioni) che si è quasi dimezzato rispetto allo scorso anno quando era schizzato a-8.291 milioni. Nonostante la lieve flessione dell’export made in Italy (-0,3%, rispetto a ad aprile) a fronte di un calo maggiore dell’import (-3%), la situazione della bilancia commerciale italiana resta su un terreno decisamente positivo. E’ quanto emerge dal report dell’Istat sul commercio estero pubblicato ieri. La diminuzione su base mensile dell’export è dovuta – spiega l’Istituto di Statistica – alla contrazione delle vendite verso l’area Ue (-1,7%), mentre le esportazioni verso i paesi extra Ue sono in aumento (+1,2%).
A incidere negativamente sul commercio italiano è dunque la debolezza economica di alcuni partner europei, a cominciare dalla Germania, una locomotiva che ha perso il tradizionale slancio azzerando così l’effetto traino. E che conferma dunque ancora una volta come il nostro Paese stia andando decisamente meglio degli altri. L’export made in Italy è cresciuto su base annua dello 0,9% in termini monetari (era -5,3% ad aprile) mentre segna una contrazione in volume (-3,6%). L’incremento è il risultato di un +4% per i mercati extra Ue e di una riduzione dell’1,9% per l’area Ue. L’import registra una flessione tendenziale del 7,6% in valore, molto più marcata per l’area extra Ue (-13,8%) rispetto a quella Ue (-2,1%) con un volume stazionario (+0,1%).
Tra i settori che contribuiscono maggiormente all’aumento tendenziale dell’export spiccano i mezzi di trasporto (+24,2%), articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici (+18,5%), autoveicoli (+23,5%) e macchinari e apparecchi (+6,%). Rallentano il passo i prodotti della raffinazione (-43%), metalli e prodotti in metallo (-12,6%) e prodotti chimici (-9,3%).I Paesi nei quali il Made in Italy tira di più sono quelli Opec (+28,8%), Svizzera (+9,0%), Cina (+14,9%) e Turchia (+13,5%). Si riducono invece le spedizioni verso Stati Uniti (-5,8%), Germania (-4,2%) e Belgio (-12,1%). Anche il dato relativo ai primi cinque mesi conferma l’andamento positivo con una crescita tendenziale del 4,8% e, anche in questo caso, la spinta arriva dai macchinari e apparecchi (+12,3%), articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici (+17,8%), autoveicoli (+22,8%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+9,3%). L’Istat precisa inoltre che a maggio i prezzi all’importazione sono calati dell’1,5% su base mensile e del 7,8% su base annua (da -6,2% di aprile). L’import dunque continua a scendere grazie alla riduzione degli acquisti di energia. Insomma la flessione congiunturale sembra davvero un caso isolato e limitato alla sola area euro.
Su base annua, infatti – questo il commento dell’Istituto di Statistica – dopo la battuta di arresto di aprile, l’export torna a crescere, trainato dalle vendite sui mercati extra Ue; l’import, invece, segna per il terzo mese consecutivo una flessione, spiegata per quasi due terzi dalla caduta degli acquisti di gas naturale e petrolio greggio da Russia e paesi Opec. Nei primi cinque mesi il saldo commerciale è positivo per 10,6 miliardi (era -12,5 miliardi nello stesso periodo del 2022). Andamento particolarmente brillante per le esportazioni alimentari che fanno segnare un balzo del 19% rispetto al mese precedente, in controtendenza rispetto al calo generale. A certificare il buon andamento dell’export alimentare – ha rilevato Coldiretti nella analisi dei dati Istat – è l’aumento del 9,3% delle export nei primi cinque mesi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente che spingono il Made in italy a tavola a un nuovo record dopo il massimo storico di 60,7 miliardi registrato nel 2022 grazie ai prodotti simbolo della Dieta Mediterranea come vino, pasta e ortofrutta fresca che salgono sul podio delle specialità italiane più vendute all’estero.
Nel mondo la bandiera continua a essere tenuta alta dal vino, seguito dalla pasta e dagli altri derivati dai cereali. Sul podio anche frutta e verdura fresche, seguite dall’ortofrutta trasformata, dall’olio extravergine di oliva e dai salumi. Un successo però che, secondo la denuncia della organizzazione agricola, “è sotto l’attacco del terrorismo salutistico su vino e salumi, delle etichette a semaforo che bocciano le eccellenze tricolori, delle nuove norme sugli imballaggi e dell’estremismo green con le fattorie equiparate alle grandi industrie inquinanti fino al possibile l’arrivo dei prodotti artificiali”.
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