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L’economia del Mezzogiorno sta reggendo l’urto della pandemia Covid-19, della guerra in Ucraina, dell’inflazione e del caro energia, una “tenuta inaspettata”, anche se su alcuni indicatori il divario con il Nord cresce.

A metterlo nero su bianco è l’analisi congiunturale dell’edizione 2022 del “Check-Up Mezzogiorno”, elaborato da Confindustria e dal Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo.

L’Indice sintetico dell’economia meridionale continua a crescere dopo il crollo registrato nel 2020. La prima stima per il 2022 porta a registrare un valore pari a 503,6, oltre 27 punti in più rispetto al precedente anno. Per la prima volta negli ultimi 15 anni, si torna a superare il livello del 2007.

 L’export delle Regioni del Sud, nonostante un minore credito concesso alle imprese del Mezzogiorno rispetto a quelle del Nord, supera quello delle Regioni settentrionali; sull’occupazione invece i segnali sono contrastanti. “Dalle analisi – si legge nel report – emerge che l’economia meridionale sta mostrando una inaspettata tenuta, anche se su molti degli indicatori oggetto dell’analisi conserva e, anzi, a volte accresce, il divario rispetto al Centro-Nord”.

Tutti i singoli indicatori risultano essere in risalita e per tutti si è colmata la perdita legata agli ultimi eventi con dei valori superiori a quelli registrati nel 2019. Unica eccezione, come detto, è il dato sull’occupazione, “comunque prossimo al traguardo”, è scritto nell’analisi.  Le previsioni sull’andamento del Pil meridionale per il 2022 convergono su un +3,2%, a fronte di un +3,8% a livello nazionale. Invece, per quanto riguarda il 2023, le stesse prospettano un rallentamento sia in Italia che nel Mezzogiorno, ma confermando anche nel prossimo anno un differenziale di crescita tra le aree del Paese. Un dato legato soprattutto alle conseguenze degli eventi geopolitici più recenti, che hanno portato ad un persistente caro-energia e ad un’inflazione record. Al terzo trimestre 2022 le imprese attive nel Mezzogiorno sono più di 1,7 milioni e in leggera crescita (+0,2%) rispetto all’anno precedente. Le imprese di capitali al Sud sono più di 390 mila, con una crescita del 4,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, che equivale a circa 16 mila nuove imprese di capitali in più.

“È evidente una maggiore dinamica imprenditoriale per le imprese di capitali nel Mezzogiorno per questa tipologia di imprese, soprattutto in Campania (+5,3%) e Sicilia (+4,8%)”, è evidenziato. Capitolo esportazioni: nei primi nove mesi del 2022 il Sud ha realizzato un export totale pari a 48,6 miliardi di euro, il 10,7% del valore nazionale, e la quota principale è associata al manifatturiero, circa 45,8 miliardi. Le variazioni tendenziali mostrano una ripresa a livello territoriale con una crescita del 31,8% a fronte di un +19,9% per il Centro-Nord. Se si analizza, invece, solamente il settore manifatturiero si registra per il Sud un +31,7% contro un +19,4% per il Centro-Nord. I settori merceologici del Mezzogiorno con le variazioni più rilevanti sono quello del coke e prodotti petroliferi raffinati (+104,3% al Sud e +92% al Centro-Nord) e quello dei prodotti chimici (+31,3% al Sud e +24,1% al Centro-Nord).

“Pur con alcune differenziazioni a carattere settoriale, l’export si conferma alla base dell’attuale processo di ripresa economica”, si legge nell’analisi economico-finanziaria. Eppure, alle imprese del Sud vengono concessi meno prestiti e mutui: “Altalenante – viene sottolineato – è l’andamento del credito erogato alle imprese del Mezzogiorno: i valori mostrano, infatti, per il Sud una lieve contrazione nell’ultimo trimestre dopo una, seppur breve, fase di crescita. Allo stesso tempo si evidenziano dinamiche differenti a livello nazionale, con gli impieghi per le imprese del Nord-Est in crescita negli ultimi due trimestri e quelli per le imprese del Centro in calo”. E ancora: “Il ricorso alle varie forme di sostegno al reddito nel Mezzogiorno è aumentato in modo esponenziale a partire da aprile 2020, attestandosi su livelli mai registrati in precedenza. Per tutto il 2021 si sono registrati volumi notevolmente più alti rispetto al periodo pre-pandemico; mentre con il 2022 il trend mostra un calo verso volumi decisamente più bassi”. Più nel dettaglio, nei primi dieci mesi dell’anno in corso e nel complesso delle tre tipologie di ammortizzatori sociali (Cassa integrazione Ordinaria, Straordinaria e In Deroga), le ore autorizzate sono pari a meno di un terzo di quelle registrate per l’analogo periodo del 2021.

E veniamo al lavoro: i dati sull’occupazione mostrano che nel terzo trimestre 2022 nel Mezzogiorno è concentrato il 26% dell’occupazione totale nazionale e il 22% di quella femminile, quote decisamente più basse se rapportate alla quota della popolazione che vive al Sud. Guardando all’andamento del terzo trimestre 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, l’occupazione al Sud diminuisce, seppur lievemente, -0,5%, in contrasto con l’andamento delle altre macroregioni che fanno registrare una variazione positiva (soprattutto il Centro, con +2,6%).

Molte delle aspettative, adesso, sono concentrate sul Pnrr e i fondi Coesione: “Sono forti – si legge nel report economico – in questo momento le aspettative generate dalla ingente quantità di risorse messe a disposizione dai programmi europei e nazionali. Per consolidare i dati positivi dell’economia meridionale e superare le principali criticità risulterà fondamentale fare buon uso di tutte le risorse di cui si potrà contare ora e nei prossimi anni.

A partire dal Pnrr e dagli investimenti complementari fino ad arrivare alla politica di coesione europea, il nostro Paese, e soprattutto il Mezzogiorno, ha a disposizione per i prossimi anni le risorse necessarie per consolidare il proprio percorso di crescita”. Per quanto riguarda Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, “la maggior parte delle tappe ad oggi raggiunte è di tipo normativo ed il cambio di passo è atteso per il prossimo anno, con un incremento rilevante delle spese correlate ai nuovi progetti”, viene scritto.

Il 2023 è visto, quindi, come l’anno in cui l’attuazione del Piano dovrebbe entrare a pieno regime e “ci si auspica che ciò avvenga”. Per quanto riguarda le politiche di Coesione, invece, “è necessario che tutte le risorse delle diverse fonti programmatiche (ciclo 2014-2020, 2021-2027, FSC), siano protagoniste di un processo di rapida attuazione, con un coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti, dalle Amministrazioni titolari degli interventi ai beneficiari”.

In conclusione, “è necessario che tutte queste risorse vengano sfruttate programmando gli interventi in maniera sinergica tra loro e coerente con le esigenze di sviluppo dei territori, ponendo al tempo stesso una grande attenzione alla capacità attuativa degli stessi”, è il monito che chiude il report “Check-Up Mezzogiorno”.


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