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Lievissima contrazione dell’inflazione in Italia, ma i prodotti alimentari restano osservati speciali. Le stime preliminari dell’Istat segnalano a luglio una leggera flessione dei prezzi al consumo rispetto allo stesso mese del 2021: dall’8% di giugno all’attuale 7,9 per cento. Questo non cambia certo il quadro allarmante, ma rappresenta un segnale. Per il cibo, però, non c’è neanche quel segnale: la corsa non si ferma. In particolare accelerano gli alimentari “lavorati” che schizzano al +9,6%.

LA STANGATA CHE AFFOSSA L’EUROPA

L’onda lunga delle tensioni inflazionistiche – sottolinea l’Istat – non frena, nonostante il rallentamento dei prezzi energetici, perché si sta diffondendo in altri comparti. Il carrello della spesa è sempre più pesante (+9,1%) e ha raggiunto livelli che non si rilevavano da settembre 1984. In rallentamento, invece, i beni energetici (da +48,7% di giugno a +42,9%) grazie soprattutto agli Energetici regolamentati (da +64,3% a +47,8%), mentre per i non regolamentati la flessione è lievissima (da +39,9% a +39,8%). Oltre agli alimentari crescono anche i prezzi dei servizi relativi ai trasporti, dei servizi vari e dei beni sia durevoli che non durevoli.

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L’inflazione in Italia è una bestia nera, ma non solo per l’economia italiana. Sempre ieri, secondo le stime di Eurostat, nell’Eurozona è stato toccato a luglio un nuovo record mai raggiunto dalla nascita dell’unione economica e monetaria: +8,9% dall’8,6% di giugno. E anche a livello europeo si replica lo schema italiano, con l’inflazione trainata da energia e alimentari.

Secondo Eurostat, a far lievitare i prezzi sono state le strozzature delle forniture post Covid, ma soprattutto l’impatto della guerra in Ucraina che ha fatto gonfiare le quotazioni dei prodotti energetici, alimentari e dei metalli.

La situazione del Pil sul fronte italiano

Sul fronte italiano una luce la accende sempre l’Istat, con le stime del Pil nel secondo trimestre che è aumentato dell’1% rispetto al trimestre precedente e del 4,6% in termini tendenziali.

Ma se è andata bene per industria e servizi, il pil dell’agricoltura resta invece su terreno negativo.

D’altra parte il settore sta attraversando un momento difficilissimo. Al caro costi, aggravato dal conflitto in Ucraina, si è aggiunta la siccità che ha tagliato i raccolti e i redditi dei produttori. Con un impatto pesante per i consumatori. L’aumento dei prezzi, scatenato dal mix esplosivo dell’aumento dei costi energetici e del taglio dei raccolti a causa del clima, costerà nel 2022 alle famiglie italiane, secondo l’analisi della Coldiretti, quasi 9 miliardi soltanto per la spesa alimentare. Si dovranno spendere, per portare in tavola frutta e verdura, quasi due miliardi in più rispetto all’anno precedente.

Ma sono più salati anche pane, pasta e riso con un aggravio di 1,65 miliardi, che per carne e salumi è di 1,54 miliardi. E non va meglio per latte, formaggi, uova (0,78 miliardi), pesce (0,77 miliardi) olio, burro e grassi (0,59 miliardi). Non si salvano neppure acque minerali, zucchero, confetture dolci e caffè.

INFLAZIONE IN ITALIA E RICADUTE SULL’AGRICOLTURA

Se i cittadini pagano il cibo a peso d’oro, gli agricoltori hanno ormai tirato al massimo la cinghia per fronteggiare l’aumento continuo dei fattori della produzione dai concimi (+170%) al gasolio (+90%). Mentre è salito anche l’import di grano e mais con il valore degli acquisti aumentato del 29 per cento. Con il rischio – ha denunciato ancora una volta Coldiretti (che ha presentato due giorni fa un piano per il rilancio del settore) – che si apra la strada a prodotti esteri con standard di qualità e di sicurezza alimentare più bassi di quelli che le filiere made in Italy garantiscono.

«Occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole e industriali e nell’immediato – dice il presidente, Ettore Prandini, lanciando un appello – bisogna intervenire per contenere il caro energia e i costi di produzione con misure per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro. In questo contesto è importante l’apertura del governo alla nostra proposta sulla defiscalizzazione del costo del lavoro».

Il Codacons ha definito l’attuale livello inflazionistico un «massacro» per i consumatori, con effetti pesantissimi sull’economia. Secondo l’associazione, l’attuale trend dei prezzi si tradurrà in una spesa maggiorata di 2.427 euro l’anno per una famiglia tipo, che può arrivare a 3.152 per un nucleo con due figli. Il Codacons ha sollecitato interventi d’urgenza per raffreddare i prezzi degli alimentari e consentire così alle famiglie «di mettere il cibo in tavola senza subire un salasso».

INFLAZIONE IN ITALIA: L’ALLARME DEI COMMERCIANTI

La Confcommercio, nella sua valutazione dei dati Istat, ha sottolineato l’importanza della crescita del Pil superiore alle attese, trainato da turismo e servizi, ma ha anche denunciato le incognite legate a guerra, tensioni sulle materie prime e rallentamento dell’economia mondiale, e soprattutto agli effetti «della decisa crescita dei prezzi al consumo sui comportamenti delle famiglie».

Anche la Confesercenti ha espresso forti preoccupazioni sul peso dell’inflazione e dell’incertezza sui consumi delle famiglie e sui margini e vendite delle imprese. Con una spesa delle famiglie più cara del 9% la riduzione dei consumi valutata dall’associazione è di 3 miliardi.

Confesercenti ha perciò invitato a non sottovalutare «il rischio di precipitare in un autunno austero» e a mettere in campo tutti gli interventi per sostenere i consumi e frenare la spirale inflazionistica.


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