Paolo Gentiloni
4 minuti per la letturaLa guerra di Putin all’Ucraina rinforza “i venti contrari alla ripresa” e “taglia” le stime di crescita del Vecchio continente che fa anche i conti con un’inflazione stellare, che ad aprile ha toccato il 7,5%, il tasso più alto nella storia dell’unione monetaria. Le previsioni economiche di primavera della Commissione Europea archiviano definitivamente le stime ottimistiche di appena qualche mese che vedevano una crescita costante e sostenuta dopo l’abisso toccato con la pandemia.
Se il quadro dovesse precipitare, complice un ulteriore forte aumento delle materie prime energetiche e soprattutto il blocco dei flussi di gas dalla Russia, sull’Europa aleggerebbe lo spettro della recessione. «Monitoriamo», dice il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, illustrando i dati del report che registrano per l’Europa una crescita del 2,7% per il 2022 e del 2,3% per l’anno prossimo, una riduzione significativa rispetto al +4% e +2,8% stimato a febbraio, prima dell’invasione russa. Per l’Italia il “taglio” per il 2022 è ancora maggiore, pari a 1,7 punti: la crescita si ferma a +2,4% per l’anno in corso, a +1,9% per il prossimo, mentre si puntava rispettivamente al +4,1% e al +2,3%.
Il taglio è generalizzato, ma a soffrire di più sono i Paesi con legami più forti con Mosca, tra cui i Baltici, la Finlandia e la Germania per cui si prevede quest’anno una crescita dell’1,6% (2,4% nel 2023), il livello più basso dopo l’Estonia con l’1%. La Spagna segna, rispettivamente, +4% e +3,4% rispettivamente nel biennio considerato, a fronte del previsto +5,6% e +4% la Francia +3,1% e +1,8% contro +3,6% e +2,1%.
Uno stop al gas russo aggraverebbe di molto la situazione: «I tassi di crescita del Pil sarebbero di circa 2,5 e 1 punto percentuale al di sotto del valore i riferimento previsto rispettivamente nel 2022 e nel 2023, mentre l’inflazione aumenterebbe di 3 punti percentuali nel 2022 e di oltre un punto percentuale nel 2023 al di sopra del valore di riferimento della proiezione», ha affermato Gentiloni.
«In entrambi questi scenari – ha sottolineato – la crescita entro l’anno sarebbe in territorio negativo» Vola già a livelli record intanto l’inflazione: nel 2022 si stima toccherà il 6,1%, rispetto al 3,5% delle previsioni di febbraio, ed è prevista al 2,7% nel 2023, rispetto all’1,7% precedente. I prezzi dovrebbero raggiungere il picco del 6,9% nel secondo trimestre di quest’anno e diminuire gradualmente in seguito. Puntando l’obiettivo sull’Italia, le prospettive a breve termine rimangono deboli, poiché – ha spiegato Gentiloni – la guerra ha intaccato il sentimento economico e ha esacerbato gli ostacoli esistenti alla crescita».
Si prevede quindi che la crescita del Pil reale rallenti al 2,4% quest’anno, con la maggior parte dell’aumento annuale riconducibile all’eredità lasciata del 2021, grazie al rimbalzo del 6,6%. Il ritorno dell’economia ai livelli di crescita pre-crisi è quindi rinviato alla seconda metà del 2022.
L’economia dovrebbe tornare a un percorso di espansione più sostenuto il prossimo anno, grazie agli investimenti finanziati dal Recovery Fund. Le prospettive restano tuttavia esposte “a pronunciati rischi al ribasso”, scrive la Commissione nel capitolo dedicato all’Italia: “Il Paese – si spiega – è uno dei più grandi importatori di gas naturale russo all’interno della Ue, per cui sarebbe gravemente colpita da brusche interruzioni di fornitura”. Stessa prospettiva grava sulla Germania. L’inflazione sfiorerà il 6% (attestandosi al 5,9%, due punti percentuali in meno della media dell’eurozona) quest’anno per raggiungere poi una media del 2,3% nel 2023. Migliora la situazione dei conti pubblici, ma non basta: il deficit e il debito italiano “continueranno a diminuire, ma resteranno alti”.
Il debito pubblico passerà dal 150,8% del 2021, secondo le previsioni europee, al 147,9% quest’anno e al 146,8% nel 2023. Rispetto al 7,2% del 2021 il deficit italiano toccherà il 5,5% quest’anno, per scendere al 4,3% nel 2023. La Commissione mette in evidenza come “la spesa corrente è diminuita in maniera significativa anche in seguito al graduale abbandono delle misure fiscali legate alla pandemia”. In caso della necessità di nuovi sostegni, il commissario si è schierato sulla “linea Draghi-Franco”, avvertendo che il finanziamento degli interventi in deficit non sarebbero una scelta prudente.
«C’è spazio fiscale per ulteriori misure di supporto in Italia? Con prudenza, certamente. Ma lo spazio è collegato alla capacità che il governo ha dimostrato di collegare misure di supporto che devono essere mirate e temporanee a fonti di entrate», ha affermato Gentiloni ricordando che le misure di sostegno sono state realizzate «con tagli temporanei di alcuni programmi e misure di tassazione straordinarie sugli extraprofitti energetici. Se queste misure venissero prese con scostamenti di bilancio la prudenza sarebbe meno considerata».
In Europa intanto resta ancora aperta la questione dell’embargo al petrolio russo che la Commissione ha inserito nel sesto pacchetto delle sanzioni contro Mosca. La riunione di ministri degli Esteri riuniti a Bruxelles si è conclusa con un niente di fatto e la palla è tornata agli ambasciatori dei Ventisette. Resta lo stop dell’Ungheria che valuta tra 15 e 18 miliardi gli investimenti necessari per adeguare le sue infrastrutture energetiche in modo da poter fare lo switch su fonti di approvvigionamenti alternative a Mosca.
È fissata per mercoledì invece la presentazione del Repower Eu, il piano con cui la Ue conta di affrancarsi dalla dipendenza energetica russa entro il 2027. Lo ha annunciato Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea, che ha lasciato anche intravedere spiragli sulla possibilità di un nuovo Recovery per l’energia: «Ho l’impressione che gli Stati membri siano aperti a una discussione simile, abbiamo visto il successo dopo il Covid di un approccio comune della Ue e non escludo che possiamo ripetere questa esperienza».
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