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Il picco dei contagi Covid di inizio anno, l’inflazione galoppante e la guerra in Ucraina: l’economia italiana registra l’impatto di una combinazione “esplosiva” e l’Istat, nelle stime preliminari, ne misura la portata: nel primo trimestre dell’anno il Prodotto interno lordo abbandona il sentiero di crescita mantenuto in tutti e quattro i trimestri del 2021 (+0,3; +2,7; +2,5; +0,7) e scivola al -0,2% rispetto al periodo ottobre-dicembre (+0,7%).

Meno peggio di quanto ci si aspettasse comunque: nel Documento di economia e finanza il governo aveva prospetta una flessione dello 0,5%. A gennaio «le stime che circolavano erano fortemente negative» mentre oggi le «previsioni sono meno pessimistiche: ora siamo a una crescita leggermente negativa»: alla luce delle aspettative nere, illustrando i numeri in conferenza stampa, i tecnici dell’Istat vedono il bicchiere mezzo pieno.

Su base annuale, l’economia ha mantenuto una crescita «sostenuta» del 5,8%, anche se i livelli pre-Covid non sono stati ancora riconquistati. «Siamo ancora dello 0,4% sotto ai livelli pre-pandemici» e quindi «nel prossimo trimestre occorre una crescita dello 0,4% del Pil congiunturale per tornare allo stesso livello dell’ultimo trimestre del 2019», sottolinea Giovanni Savio, direttore della contabilità nazionale dell’Istituto.

Frena l’economia, e dopo nove mesi di accelerazione frena anche l’inflazione, ma sempre resta su livelli record: ad aprile segna + 6,2% su base annua (marzo aveva toccato quota + 6,5%), un livello che non si raggiungeva dal settembre del 1991. Più 0,2% l’aumento su base mensile.

Il dato congiunturale sul Pil (-0,2%) – commenta l’Istat – riflette dal lato dell’offerta un crescita dell’agricoltura, pesca e silvicoltura, una riduzione dei servizi e la stazionarietà dell’industria.

Il calo del trimestre “rosicchia” la crescita acquisita che passa da 2,3% a 2,2%.

Nell’ambito europeo solo l’Italia e la Svezia – che segna – 0,4% – scivolano in zona negativa.

I dati diffusi da Eurostat tracciano il quadro: nell’area Euro il Pil nel primo trimestre 2022 è aumentato dello 0,2%, dello 0,4% nell’Unione europea, rispetto al trimestre precedente. Negli ultimi tre mesi del 2021, era cresciuto rispettivamente dello 0,3% e dello 0,5%. Su base tendenziale l’aumento è del 5% per l’area dell’euro e del 5,2%. Tra gli Stati membri, il Portogallo (+2,6%) ha registrato il maggiore aumento rispetto al quarto trimestre del 2021, seguito dall’Austria (+2,5%) e dalla Lettonia (+2,1%).

Il dato “Euro” ha deluso le aspettative degli analisti che si aspettavano una crescita dello 0,3% tra gennaio e marzo, in linea con le stime della Commissione europea. Se i dati preliminari saranno confermati, significa che la guerra e i prezzi arrivati alle stelle delle materie prime hanno ridotto la crescita di 0,1 punti percentuali.

Per l’Italia la Commissione europea aveva previsto a febbraio una crescita dello 0,3%: alla luce della flessione dello 0,2% l’Eurostat evidenzia come sia il Paese dell’Eurozona con le maggiori ricadute dal conflitto.

La Germania segna un aumento dello 0,2%, a fronte dello 0,4% “visto” da Bruxelles, mentre la crescita economica della Francia è stata pari a zero, a fronte di una stima di +0,1% della Commissione a febbraio. Guardando a Mosca, la Banca di Russia prevede che il Pil del Paese subirà un calo compreso tra l’8 e il 10% nel 2022 su base annua.

Sul fronte dell’inflazione, la frenata di aprile in Italia è determinata soprattutto dai beni energetici, i cui prezzi sono diminuiti sia nella componente regolamenta sia non. Per i tecnici dell’Istat il rallentamento dipende anche dagli interventi del governo, con le misure contro il caro bollette e il taglio delle accise sui carburanti. Misure che si appresta a rinnovare con il prossimo decreto atteso in Cdm lunedì. Le tensioni inflazionistiche si propagano però ad altri comparti merceologici, beni durevoli e non, servizi di trasporto. In particolare, l’accelerazione dei prezzi degli alimentari lavorati fa salire di un punto la crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” che è arrivata a +6 %.

Nell’Eurozona i prezzi accelerano ancora su base annua, raggiungendo il 7,5% ad aprile 2022, in aumento rispetto al 7,4% di marzo.

I numeri italiani presentati dall’Istat nutrono il “cauto ottimismo” del ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Le imprese, sostiene, si sono mostrate resilienti e i dati lasciano intravedere che anche i prossimi trimestri potrebbero essere migliori delle attese. Insomma, l’Italia non naviga certo «nelle acque della recessione», afferma. Anche tra gli analisti, Paolo Mameli di Banca Intesa prevede un rimbalzo nei tre mesi in corso, debole ma comunque sufficiente per scacciare lo spettro della temuta recessione tecnica, determinata da due trimestri consecutivi di contrazione. Ma un eventuale embargo al gas russo porterebbe a disegnare scenari «più severi».

A impensierire Confcommercio e Confesercenti è soprattutto la corsa dei prezzi: «Il modesto rallentamento ad aprile, atteso e legato a interventi di natura temporanea, non rassicura sulla prossima evoluzione dei prezzi – puntualizzano dall’Ufficio Studi di Confcommercio – Allo stato attuale, infatti, non ci sono indicazioni di una significativa attenuazione delle tensioni a monte (materie prime e difficoltà negli approvvigionamenti) che si stanno lentamente trasmettendo all’intero sistema, come testimoniato dalla crescita dell’inflazione di fondo (+0,8% congiunturale)».

Per Nico Gronchi, vicepresidente vicario di Confesercenti, «è importante che la resilienza delle attività economiche, segnalata dai recenti dati sulla fiducia, sia ancora sostenuta da un rafforzamento delle misure di contrasto al caro energia e quindi all’inflazione, il principale ostacolo per la ripartenza di consumi e Pil. E occorre prevedere un percorso di uscita dalle misure emergenziali più graduale di quello fino ad oggi previsto, a partire da una riproposizione delle moratorie per tutto il 2022».


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