5 minuti per la lettura
Ancora una doccia gelata sull’economia italiana. La percezione del continuo e incessante aumento dei prezzi, al traino di gas, petrolio e alimentari, ha trovato conferma e certificazione nei numeri dell’Istat pubblicati ieri.
Secondo le stime preliminari, l’Istituto di Statistica ha rilevato a marzo un aumento del 6,7% su base annua ( era del 5,7% a febbraio) che riporta le lancette indietro di 30 anni.
Per trovare un dato inflazionistico così elevato bisogna andare infatti a luglio del 1991. A surriscaldare l’indice dei prezzi sono i beni energetici, con una crescita del 52,9% rispetto al +45,9% di febbraio, e gli alimentari (+4% i lavorati e +8% i non lavorati). Per i beni energetici regolamentati i prezzi risultano raddoppiati se si considera lo stesso mese del 2021.
L’Istat rileva, in particolare, un aumento congiunturale del 16,4% per il gasolio (+38,3% sul mese), del 12% per la benzina (+31% su base mensile) e del 14,1% per il gasolio da riscaldamento (+37,4%).
E a spegnere le speranze di un riequilibrio in tempi brevi le dichiarazioni del presidente del Consiglio, Mario Draghi, che ha detto: «L’inflazione aumenta perché aumentano i prezzi di tutte le materie prime, in particolare alimentari, dico in particolare perché toccano da vicino il potere d’acquisto delle famiglie. La scarsa disponibilità crea strozzature nella produzione e ulteriori aumenti dei prezzi».
Per il premier servono risposte strutturali che per l’energia sono «tetto al prezzo del gas e rottura del meccanismo che unisce il prezzo del gas a quello dell’energia elettrica. Per quanto riguarda gli altri mercati, per esempio dei prodotti agricoli, bisogna fare la stessa cosa».
E sul tema dell’inflazione ha anche annunciato un incontro con i sindacati.
Codacons intanto ha bollato il quadro delineato dall’Istat “una tragedia”.
Secondo le previsioni del presidente Carlo Rienzi l’inflazione al 6,7% si tradurrà in una stangata di più di 2mila euro per una famiglia tipo e di 2.600 euro per un nucleo con due figli.
La Coldiretti ha denunciato «uno tsunami che si è abbattuto a valanga sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci delle aziende agricole».
Con aumenti che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% del gasolio, per le imprese l’impennata dei costi è calcolata in media in quasi 16mila euro, con punte di 47mila per le stalle da latte e addirittura di 99mila euro per gli allevamenti di polli.
Con questa bolletta potrebbe uscire dal ciclo produttivo il 30% delle aziende agricole. E a essere più penalizzate dal caro gasolio, concimi e sementi, secondo Coldiretti, sono le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, finite nel tritacarne delle speculazioni. Con impatti devastanti per i consumatori. Con un carrello della spesa appesantito da aumenti generalizzati dei beni di prima necessità, che superano l’8% per la frutta e sfiorano il 18% per le verdure, sotto schiaffo finiscono anche i produttori che non guadagnano un euro in più dalle loro coltivazioni.
«Bisogna intervenire per contenere il caro energia e i costi di produzione – ha detto il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro. Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole e industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione”.
E soprattutto bisogna coltivare di più, come ha ribadito il premier Draghi che ha detto «Occorre coltivare tutta la terra disponibile, e questo è stato discusso durante l’ultimo Consiglio europeo. Oggi la normativa europea prevede che il 10% della terra a disposizione non venga coltivata a rotazione per validissime ragioni. Oggi in questa fase di emergenza bisogna coltivare tutta la terra disponibile».
E la notizia delle piogge (l’agricoltura dipende dall’andamento meteo) ha ridato speranza alle campagne anche se poi, come da copione, si accompagna a danni (in Sicilia il vento ha abbattuto gli alberi). L’acqua potrebbe però dare una mano alle semine in difficoltà per la siccità. Con le prime precipitazioni è possibile, infatti, avviare le semine primaverili di riso, girasole, mais e soia necessari all’alimentazione degli animali, ma a beneficiarne sono anche le coltivazioni di grano seminate in autunno, ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere.
E sarà importante per il settore agricolo e per il Paese giocare bene la partita delle agroenergie. Con il biometano agricolo “dalla stalla alla strada”, secondo uno studio della Coldiretti, si potrebbero immettere nella rete 6,5 miliardi di metri cubi di gas “verde” entro il 2030 e dunque si potrebbe anche pensare nel lungo periodo di fornire il biometano alle flotte del trasporto, dai camion alle navi, rendendo così meno onerosa la consegna delle merci che oggi per l’85% viaggiano su strada con ricarichi dal 30 al 35% per i prodotti freschi. E un contributo lo potrebbero dare anche i pannelli fotovoltaici che, se la burocrazia non ci metterà il (solito) zampino, potrebbero essere installati in tempi brevi sui tetti di oltre 20mila tra stalle e cascine.
Ma si parla comunque di futuro, mentre l’emergenza, come evidenziano i numeri dell’Istat, va affrontata oggi. E gli scenari che si delineano non lasciano presagire nulla di positivo. Per il Centro Studi della Confcommercio il brusco aumento dei prezzi al consumo porta a rivedere al rialzo le previsioni dell’inflazione del 2022 e al ribasso quelle relative alla crescita economica. In una parola stagflazione.
E non rasserena il clima la notizia di un lieve calo del prezzo del gas che all’hub olandese Ttf ( Title Transfer Facility), il più grande hub di gas naturale al mondo, aveva segnato ieri mattina una flessione dell’1,198%. Le minacce russe su un taglio delle forniture ai Paesi “nemici” potrebbero però far impennare i prezzi. Ed è bastato l’annuncio di un decreto di Mosca per obbligare i “Paesi ostili” a pagare il gas in rubli a far balzare il gas a 127 euro.
I prezzi delle materie prime (agricole, energetiche, per l’industria e le costruzioni) li determinano gli andamenti della domanda e dell’offerta, ma solo in parte. A giocare duro sono le speculazioni spinte da annunci choc o anche fake, timori e allarmi a volte ingiustificati. È questo il mercato globale.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA